I profughi arrivati ieri a Trapani a bordo della nave Diciotti stanno raccontando storie di violenza. I mediatori culturali e gli investigatori, con l’ausilio degli interpreti, stanno raccogliendo le testimonianze dolorose dei 67 migranti partiti dalla Libia e soccorsi in mare  dal rimorchiatore Vos Thalassa prima di essere trasferiti sulla Diciotti. Una donna 50enne, come riportato dall’Ansa, ha raccontato di essere stata violentata più volte prima della partenza. La sua storia è stata confermata dai medici della Cisom di Malta e poi dai sanitari trapanesi che l’hanno visitata. Drammatico anche il racconto di un giovane che ha visto morire la moglie: sarebbe stata assassinata a colpi di pistola nel campo profughi dai trafficanti. E poi ci sono due genitori che hanno raccontato del rapimento del figlio. I trafficanti per convincerli a dare altro denaro per il viaggio in Italia hanno rapito il figlio e gli hanno tagliato un dito, che poi hanno esibito alla coppia per dimostrare di quali atrocità erano capaci. (agg. di Silvana Palazzo)



LEU, “INDAGARE SALVINI PER SEQUESTRO DI PERSONA”

Dopo lo sbarco della nave Diciotti è cominciato l’assalto dell’opposizione a Matteo Salvini. Il primo a mettere sul tavolo le dimissioni del ministro dell’Interno è stato Maurizio Martina. L’idea del segretario del Partito democratico è stata subito liquidata dal leader della Lega. Ma la pressione sul Viminale arriva da quasi tutto lo schieramento di sinistra, come riporta il Giornale. Oltre a richieste di dimissioni e mozioni di sfiducia, come quella di Leu, arrivano pure gli insulti. Nicola Frattoianni, esponente di Leu, ha definito il vicepremier «un piccolo sadico come quei bambini che danno fuoco al formicaio godendo dello spettacolo delle formiche che bruciano o che infilano gli spilli nelle code delle lucertole». Ci mette il carico pure Erasmo Palazzotto: «La procura di Trapani dovrebbe aprire un’inchiesta per sequestro di persona a carico del Ministro Salvini e del Ministro Toninelli. Non è accettabile che senza alcuna motivazione e senza alcuna prova 67 persone stiano state trattenute in questo modo. E che si sia impedito ad una nave della Marina Italiana di poter attraccare in in porto del nostro Paese». (agg. di Silvana Palazzo)



PROCURA A SALVINI “SEGUIAMO LE REGOLE”

Emergono in queste ore i racconti di alcuni dei 67 migranti che erano a bordo della nave Diciotti, i quali avrebbero spiegato come nessuno di loro avrebbe aggredito l’equipaggio ma ci sia stata solo grande agitazione per paura di essere rispediti in Libia. La notte nell’Hotspot di contrada Milo, spiega l’agenzia di stampa Ansa, sarebbe trascorsa tranquilla. Qui sono stati trasferiti ieri sera i 67 migranti; i due indagati sono giunti a bordo di un’auto della polizia, gli altri in bus dal porto di Trapani. Lo sbarco però è stato inevitabilmente motivo di tensioni tra le istituzioni. Il ministro Salvini li aveva definito dei dirottatori violenti e non aveva autorizzato lo sbarco se non in manette. Quindi ha minimizzato ribadendo di voler chiarire la sua posizione sugli arresti dei migranti che avrebbero creato una presunta una situazione di pericolo sul rimorchiatore che li aveva salvati. Eppure, come riporta L’Huffpost, ad intervenire sulle dichiarazioni del vicepremier ci ha pensato la procura di Trapani che ha commentato: “Nulla è mutato rispetto a ieri e certamente non ci muoviamo sulla spinta delle dichiarazioni politiche, ma sulla base dell’attività di polizia giudiziaria. Seguiamo le regole”. Certamente lo sblocco dell’intera situazione lo si deve alla telefonata del presidente della Repubblica Mattarella al premier Conte e che ha permesso di procedere ufficialmente con lo sbarco dei migranti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



SCONTRO TRA SALVINI E MATTARELLA

«Non abbiamo aggredito nessuno, ci sono stati 5-10 minuti di grande confusione e paura, ma non volevamo fare del male ad alcuno. Eravamo terrorizzati non volevano tornare in Libia: eravamo pronti a tuffarci in mare e a rischiare la vita piuttosto che ritornare a terra»: questo hanno raccontato alcuni dei 67 migranti della Vos Thalassa, come riportato dall’Ansa nei primi interrogatori fatti dalla Capitaneria di Porto a Trapani. A spiegare alla stampa il tutto è al momento Sahar Ibrahim, operatrice italo-egiziana di Unicef/InterSos a bordo dalla nave della Guardia costiera italiana che ha funto da traduttrice e interprete per i rifugiati e migranti sbarcati ieri sera. Come giusto che sia, specie dopo lo scontro politico profondo delle ultime ore, la procura di Trapani vuole fare chiarezza sull’esatta dinamica di quanto è accaduto sulla Vos Thalassa dopo il soccorso dei migranti. Secondo quanto spiega l’Ansa a bordo la diversità di nazioni presenti era notevole: 23 pakistani, 12 dal Sudan, 10 dalla Libia, 7 dalla Palestina, 4 per Marocco e Algeria, 2 dall’Egitto e uno da Ciad, Nepal, Yemen, Ghana e Bangladesh. (agg. di Niccolò Magnani)

ARRESTATI 2 MIGRANTI

Ha attraccato attorno alla mezzanotte di ieri la nave della guardia costiera italiana, Diciotti. Il natante ha sbarcato presso il molo di Trapani, dove sono stati accolti i 67 migranti a bordo. I primi due a scendere sono stati i profughi Ibrahim Bushara e Hamid Ibrahim, che nella giornata di ieri erano stati individuati dalla polizia di stato come i responsabili dell’amuttinamento sulla Vos Thalassa. Sono accusati di vari reati dopo aver minacciato i marinai dell’imbarcazione italiana, come riferisce il comandante della stessa: «Gridavano ‘No Libia, no Libia’ – riporta l’edizione online de La Repubblica – in due hanno minacciato prima il marinaio di guardia, poi hanno spintonato il primo ufficiale, lo hanno accerchiato. Hanno mimato con le mani il segno di: ‘ti taglio la gola’. Ho subito blindato il ponte di comando per timore che potessero impossessarsi della nave…».

TENSIONI NEL GOVERNO

La vicenda della Vos Thalassa prima, e della Diciotti poi, ha creato non pochi tensioni in seno al governo. Anche se smentito dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sarebbe intervenuto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per sbloccare la situazione e permettere all’imbarcazione della guardia costiera di attraccare. Il capo dello stato avrebbe avvisato il premier Giuseppe Conte, che ha poi passato l’ordine al viminale. L’Italia prosegue quindi nella sua lotta contro lo sbarco di migranti, desiderosa che i profughi vengano accolti equamente da tutte le nazioni dell’Unione Europea, come stabilito nei vari trattati. Qui tutti i retroscena e la cronaca dei fatti politici sul caso Diciotti