Insetti più o meno fastidiosi possono rivelarsi fatali soprattutto in piena estate, quando capita di tenere porte e finestre aperte. Un uomo di 72 anni è morto nelle passate ore proprio a causa della puntura di un calabrone. La vittima, come riporta il quotidiano Il Secolo XIX è Sergio De Felice, anziano genovese in vacanza a Grognardo, nell’Acquese. Tra tragedia sarebbe accaduta proprio ieri sera, mentre l’uomo si trovava nella sua casa in campagna, poco distante dal centro abitato, insieme alla moglie. All’improvviso l’insetto sarebbe entrato dalla finestra ed avrebbe punto l’uomo vicino ad un occhio. Quella che sembrava essere una semplice puntura, però, si è rivelata molto più grave poiché la vittima avrebbe iniziato a perdere conoscenza e solo allora la moglie, in preda al panico, ha allertato i vicini di casa che sono prontamente accorsi e chiamato così i soccorsi. All’arrivo dell’ambulanza del 118, però, le condizioni dell’uomo si erano aggravate al punto tale che ogni tentativo di rianimazione si è rivelato vano e i soccorritori non hanno potuto fare altro che dichiararne il decesso.
SECONDO CASO IN POCHI GIORNI
Ucciso dalla puntura di un calabrone: è morto così il 72enne genovese Sergio De Felice , molto probabilmente vittima di uno choc anafilattico proprio dopo essere stato punto vicino all’occhio. L’uomo era solito recarsi in villeggiatura a Grognardo appena poteva sebbene fosse residente nel quartiere genovese di Sestri Ponente. Secondo le prime informazioni non verrà eseguita alcuna autopsia sul corpo della vittima la cui salma sarà trasferita nella città ligure di origine per i funerali. Solo qualche giorno fa una simile sorte era capitata ad un pensionato 66enne, Maurizio Agricola originario di Limana ma da anni residente a Belluno, il quale era deceduto a causa dello choc anafilattico provocato sempre dalla puntura di un calabrone. In quel caso però, la vittima era riuscito a chiamare la moglie al telefono alla quale aveva detto: “Vieni subito qui, sono stato punto dai calabroni e mi sento soffocare”. Nonostante le opportune manovre rianimatorie e l’iniezione di adrenalina, per l’uomo non c’era stato nulla da fare.