A gestire il barcone con a bordo 447 migranti recuperati il 13 luglio al largo di Linosa e dal quale 4 persone si sono tuffate in mare alla vista delle navi militari italiane Protector della missione Frontex e Monte Sperone della Guardia di Finanza erano undici scafisti. Come riportato da La Stampa, si trattava per la precisione di sei egiziani, due siriani, due tunisini e un algerino, ciascuno con un ruolo ben definito a bordo dell’imbarcazione dalla quale si è successivamente effettuato il trasferimento che ha consentito ai migranti di sbarcare a Pozzallo. A quanto risulta, a capo del gruppo di undici scafisti vi è un egiziano di 27 anni, fermato per due volte (nel 2004 e nel 2007) dalla polizia di Agrigento ed espulso dopo il suo arrivo a Lampedusa in quanto scafista. Evidentemente le misure intraprese nei suoi confronti negli anni passati non lo hanno convinto a desistere. (agg. di Dario D’Angelo)
TRA I MORTI UN 17ENNE SOMALO
Si era ancora nel bel mezzo del caos internazionale, con Italia e Malta che discutevano sulle responsabilità dell’accoglienza del barcone con a bordo 450 migranti partito dalla Libia. Ed è stato a quel punto che 30 profughi, avvistate le navi militari italiane Protector di Frontex e Monte Sperone della guardia di finanza hanno deciso di giocarsi il tutto per tutto, lanciandosi in acqua nella speranza di essere salvati dalle nostre imbarcazioni. Quattro di loro, tutti somali, però, hanno perso il loro azzardo con la vita: non sapendo nuotare sono morti annegati. Come riportato da La Repubblica, tra questi anche un ragazzo di soli 17 anni. Intanto emergono nuovi dettagli rispetto alle tariffe applicate per il viaggio della speranza dagli scafisti. Il prezzo variava a seconda della nazione di provenienza: i quasi 300 eritrei hanno pagato mediamente 10.000 euro per raggiungere l’Europa, i somali ne hanno sborsati 6.000. Molti di loro dicono di aver viaggiato nella stiva. (agg. di Dario D’Angelo)
INDIVIDUATI GLI SCAFISTI
Arrivano conferme circa i 4 migranti morti al largo di Linosa. I profughi si sono buttati in acqua dopo aver visto l’avvicinamento della Protector e della Monte Sperone, ma non sapendo nuotare non sono riusciti a mettersi in salvo sulle due imbarcazioni. A confermare il decesso dei quattro, tutti uomini originari della Somalia, è stata la squadra mobile di Ragusa, ma anche parenti ed amici delle vittime che erano sulle due navi militari. Nel frattempo, come vi abbiamo già spiegato, sono stati individuati dalle forze dell’ordine in tempi record gli undici scafisti responsabili della tratta di uomini, tutti accusati di gravi reati, fra cui quello di morte come conseguenza di altro delitto, e di favoreggiamento di immigrazione clandestina. Il gruppo è stato scoperto dotato di navigatore satellitare e bussola, ed ha trasportato su un barcone ben 447 persone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
4 MIGRANTI MORTI ANNEGATI DOPO TUFFO DA BARCONE
Quattro migranti sarebbero morti negli scorsi giorni, affogati al largo di Linosa. Si tratta di quattro profughi che si sarebbero gettati in mare dal barcone in cui viaggiavano, alla vista delle navi Protector di Frontex e Monte Sperone della Guardia di Finanza. Ad affermarlo è stato il portavoce dell’Oim Italia, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, Flavio Di Giacomo, che attraverso il proprio profilo Twitter ha scritto: «Quattro somali sono morti venerdì scorso. Erano ancora a bordo del peschereccio, senza più cibo né acqua, quando hanno visto una (non identificata) nave in lontananza: in 30 si sono tuffati per nuotare verso la nave. In 4 sono annegati».
SI AGGRAVA LA POSIZIONE DEGLI SCAFISTI
Sulla questione è intervenuto anche il questore di Ragusa, Salvatore La Rosa, che non ha confermato ne smentito, spiegando: «E’ un aspetto ancora oggetto di verifica». Intanto sono stati arrestati il comandante e i 10 componenti dell’equipaggio del barcone su cui viaggiavano i 450 profughi poi soccorsi dalle due navi militari italiane. Il capitano era personaggio già noto alle forze dell’ordine, essendo stato arrestato nel 2004 sempre come scafista. Se la morte dei quattro verrà accertata, la procura di Ragusa contesterà all’equipaggio del barcone anche il reato di morte come conseguenza di altro delitto.