Non ci vuole l’esame al Carbonio 14 per datare lo studio di Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli, secondo il quale molte macchie di sangue presenti sulla Sindone di Torino sarebbero false. I siti online parlano di “un nuovo studio”, ma la ricerca è vecchia. Il video che la descrive è su Youtube dal 2014 (1719 visualizzazioni) e in una versione più lunghetta dal 2015 (1216 visualizzazioni). Sicuramente in breve le visualizzazioni saranno molte di più e questo è forse uno degli scopi degli autori. E’ per diffondere le loro tesi che Borrini e Garlaschelli, membro famoso del Cicap, che da sempre contesta l’autenticità del telo di Torino, si sono fatti riprendere mentre eseguono alcune operazioni per dimostrare che alcune colature di sangue non sono compatibili con nessuna posizione di un corpo, né in croce, né in un sepolcro.
Il video in realtà è artigianale e si ha la sensazione che anche gli esperimenti lo siano un po’. C’è un telo verde spiegazzato, tenuto su con le pinze, uno schedario ammassato sotto una scala (un laboratorio in un sottoscala?), un contenitore di amuchina, un altro di “splatter blood” … La musica è da crime series. In ogni caso la conclusione è che “almeno la metà delle macchie di sangue della Sindone” sarebbero state dipinte o aggiunte “in linea con le analisi già esistenti, come la datazione al radiocarbonio, secondo cui la sindone è un prodotto artistico medievale”.
Alcuni obiettano che, se pure fossero aggiunte posteriormente, nulla autorizza a riferirsi al medioevo e dunque non c’è nessuna prova rafforzativa. Inoltre, la datazione medievale della Sindone è oggi rigettata da molti scienziati. Si contesta la metodologia usata dai laboratori internazionali nel 1988, la qualità dei campioni, la insufficiente considerazione delle particolari vicissitudini subite dalla Sindone (ad esempio, sul sito di Beta Analytic, autorevole istituto di analisi, si legge che “i campioni prelevati da un tessuto trattato con additivi o conservanti — cosa molto probabile per la Sindone, ndr — generano un’età radiocarbonica falsa”). Ma se pure qualche macchia fosse stata aggiunta, le altre? E i pollini? E il gruppo sanguigno? Le monete? Le scritte? L’impossibilità di riprodurla artificialmente, neppure con le tecniche d’oggi?
E’ difficile trovare un reperto storico con tante e tali prove a favore della sua autenticità, accettate da molti studiosi e nello stesso tempo con altrettanta avversione da parte di altri studiosi, della cui buona fede non è comunque lecito dubitare. La Sindone è al di là di tutto un miracolo di bellezza. Ricorda il volto di Cristo. Ma io non sono tra quelli che dicono: “vera o falsa è lo stesso, tanto crederemmo lo stesso”. Sono d’accordo che tanto crederemmo lo stesso, perché ci sono molte prove della verità della fede nella vita e nella storia. Ma vera o falsa non è lo stesso.