Pasquale Carlino ha sedici anni, gioca come centrocampista nell’under 17 dell’Inter e sabato sera è rimasto coinvolto in un incidente stradale con la moto. Non guidava lui, ma un amico: adesso lotta tra la vita e la morte, sostenuto dall’affetto non solo dei nerazzurri, ma di tutta la Milano del calcio che, tramite i social, non manca di esprimere la propria solidarietà e vicinanza. Sono i giorni in cui l’Italia del pallone celebra l’arrivo di Cristiano Ronaldo alla Juventus e silenziosamente rosica per un mondiale vinto dai cugini francesi: il calcio incarna aspettative, alimenta sogni, dissemina frustrazioni. E’ un gioco che, mai come in questo momento, rispecchia tutta l’ansia e l’incertezza di una nazione che sta cambiando e che cerca una propria strada, una nuova identità. Lo sport è fondamentale in tutto questo perché la performance agonistica pone al centro dell’attenzione uno dei grandi temi della nostra società: quello del valore della persona, del talento. 



Le vittorie e le sconfitte non portano soltanto gloria e fama, ma sono uno dei principali metri di valutazione della bontà o meno di un calciatore, di un progetto. Pasquale cerca nel calcio una consacrazione per sé, Ronaldo si ripromette di scrivere una pagina della storia del club bianconero: entrambi chiedono alla vita un compimento, una realizzazione. In un campetto di periferia o nei blasonati stadi d’Europa si gioca ogni settimana la stessa partita, lo stesso desiderio. Nel sogno di Pasquale c’è tutto il sogno di Cristiano, la ricerca di un riconoscimento che renda la vita più dignitosa, più felice. Eppure tutti e due lottano con una realtà che sembra essere matrigna, capace di illudere gli uomini per poi lasciarli pieni di nostalgia, tormentati da un indefinito senso di inquietudine e di tristezza. 



Ronaldo ha trentatré anni, segue ogni giorno un ritmo di vita ossessivo per ritardare gli effetti dell’invecchiamento che, nel mondo del pallone, equivale ad una silenziosa condanna all’irrilevanza e all’anonimato. Biologicamente il talento portoghese ha un’età inferiore rispetto al dato anagrafico e punta a sfidare ancora l’usura del tempo e la fortuna del campo. Carlino lotta contro un misterioso atto di libertà consumatosi in un incidente: un atto non suo, ma che lo rende oggi fragile, debole, bisognoso di trovare tutte le forze necessarie per vincere la propria sfida. 



I desideri e la realtà, il bisogno di ciascuno e il valore: in queste storie che si intrecciano c’è un richiamo potente per tutti. L’uomo appare condannato a fare i conti col destino, con la propria finitudine, con una promessa che sembra interrompersi. Spiazzati dalle circostanze, tutti ci chiediamo che cosa rimarrà dei nostri sogni, delle nostre speranze: la paura che tutto possa finire in un battito di ciglia ci spinge a chiederci di chi sia questo tempo che viviamo, se veramente nostro oppure in prestito. Nell’epopea di Ronaldo e nella lotta di Pasquale sperimentiamo l’attesa che, dal buio della notte e del Destino, arrivi un cenno, s’insinui il barlume di un bel giorno d’estate. Perché in fondo lo sappiamo che la realtà non tradisce, che tutti siamo fatti per la vittoria. E proprio per questo, facendo il tifo per chi lotta, ciascuno in fondo fa il tifo per se stesso.