Il giorno dopo la vile aggressione ai giornalisti dell’Espresso, Repubblica e Tg2, il quartiere Romanina dove spadroneggiano i Casamonica – anche dopo il maxi blitz di ieri mattina – resta un grande cantiere a cielo aperto con i cittadini che sperano da un lato di avere ora un quartiere finalmente libero dai soprusi e la presenza mafiosa del clan di origini sinthi, ma dall’altro temono le reazioni degli altri “familiari” ancora residenti che non intendono lasciare il controllo “territoriale”. «Andate via da qui, non c’è niente da vedere, andatevene», le urla contro i giornalisti ieri che non rassicurano certo gli altri residenti studi di ricevere soprusi, minacce e “imposizioni” dei veri ras della zona. «I parenti degli arrestati si sono scagliati con i bastoni contro i giornalisti Floriana Bulfon di Repubblica e Piergiorgio Giacovazzo del Tg2, »colpevoli« di essersi recati dove sono stati effettuati gli arresti per svolgere il loro lavoro. Una reazione inaccettabile», hanno commentato i rappresentanti dei giornalisti. Intanto oggi sono iniziati gli interrogatori di garanzia per le 33 persone arrestate nell’ambito della maxi inchiesta contro i Casamonica. Per ora nessuno ha voluto rispondere al Gip romano e le loro posizioni si complicano: gli arrestati sono accusati di fare parte di una associazione di stampo mafioso dedita al traffico e spaccio di droga, estorsione, usura e detenzione illegale di armi. «Il primo a comparire davanti al gip è stato Angelo Di Guglielmi, difeso dall’avvocato Mario Giraldi, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Domani proseguiranno gli interrogatori e varranno ascoltati, tra gli altri, Consiglio, Luciano e Antonietta Casamonica», riporta l’Ansa con le ultime dalla Procura di Roma.



LUSSO E AFFARI DEL CLAN

Secondo gli inquirenti che ieri hanno messo a segno 37 arresti nell’ambito dell’inchiesta sui Casamonica, quel lusso così tanto ostinatamente ostentato anche sui social e che ha fatto di loro un vero e proprio marchio di fabbrica, avrebbe avuto un motivo ben preciso: mostrare il potere e il senso dell’impunità del clan mafioso. La loro comunicazione, dunque, passava anche attraverso i social network con scatti in cui gioielli e champagne erano in primo piano. Nell’ordinanza, come riporta RomaFanpage, si fa riferimento, ad esempio, al profilo Instagram di Ciccillo Spada, le cui foto risultano essere state acquisite agli atti e “nelle quali sono raffigurati diversi degli imputati odierni indagati (Casamonica Massimiliano, Casamonica Pasquali, Casamonica Guerrino, Casamonica Emanuel, Ottavio Spada), mentre sfoggiano orgogliosamente orologi Rolex e preziosi”. Una ricchezza sulla cui provenienza illecita gli inquirenti non avrebbero alcun dubbio ma che serviva al tempo stesso ad “intimidire la comunità stessa della struttura criminale che nonostante tutti i provvedimenti repressivi e sanzionatori afferma ancora la sua impunità”.



LA COLLABORATRICE DI GIUSTIZIA E VIP VITTIME

Un ruolo importante nell’intera inchiesta è stato giocato dalla collaboratrice di giustizia, Debora Cerreoni che ha definito i Casamonica “malati di potere, hanno necessità di dimostrare che sono potenti e questo, dal loro punto di vista, si dimostra mediante i rapporti con le altre organizzazioni criminali e mediante l’ostentazione di un lusso sfrenato”. Per loro, proprio i Rolex sono diventati  un “simbolo” della supremazia ma anche della appartenenza al clan. “I Casamonica amano ostentare la loro ricchezza, sono convinti che anche in questo modo dimostrano la loro potenza”, ha aggiunto la collaboratrice di giustizia. La maxi operazione avvenuta ieri mattina ha coinvolto ben 250 Carabinieri del Comando di Roma con l’ausilio dei colleghi dell’8° Reggimento Lazio, di una unità cinofila e di un elicottero i quali sono stati impegnati ad eseguire i 37 arresti tra le province di Roma, Reggio Calabria e Cosenza. Ai soggetti è stato contestato anche l’articolo 416 bis del codice penale, per aver costituito e preso parte al clan dei Casamonica. Tra gli altri reati contestati, traffico di droga, estorsione e usura, con l’aggravante del metodo mafioso. Molte le loro vittime di usura note, da Marco Baldini a Luciano, uno dei due figli adottivi di Franco Zeffirelli.

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