Esattamente nel giorno del memoriale di Paolo Borsellino, escono oggi le motivazioni della sentenza sul processo Stato-Mafia: emessa lo scorso 20 aprile dalla Corte d’Assiste di Palermo, i giudici in quel processo condannarono Mori, De Donno, Subranni e Dell’Utri (venne assolto Mancino) per aver tentato di comporre una trattativa tra lo Stato d’allora e la Mafia di Totò Riina e Bernardo Provenzano. Siamo ovviamente al primo grado di giudizio di un processo ricco di colpi di scena ma anche di lati oscuri e non del tutto spiegati dalla sentenza, ma alcune conclusioni lasciate dai giudici fanno scalpore (specie nella giornata particolare che è il 19 luglio): «L’improvvisa accelerazione che ebbe l’esecuzione del dottore Borsellino fu determinata dai segnali di disponibilità al dialogo – ed in sostanza, di cedimento alla tracotanza mafiosa culminata nella strage di Capaci – pervenuti a Salvatore Riina, attraverso Vito Ciancimino, proprio nel periodo immediatamente precedente la strage di via D’Ameliio». Secondo i giudici palermitani non ci sono dubbi nel fatto che i contatti fra i carabinieri e Vito Ciancimino “convinsero” Riina ad accelerare il suo progetto di morte proprio perché stava «percependo ulteriori segnali di cedimento dello Stato». Non solo, secondo i giudici «Se pure non vi è prova diretta dell’inoltro della minaccia mafiosa da Dell’Utri a Berlusconi, perché solo loro sanno i contenuti dei loro colloqui, ci sono ragioni logico-fattuali che inducono a non dubitare che Dell’Utri abbia riferito a Berlusconi quanto di volta in volta emergeva dai suoi rapporti con l’associazione mafiosa Cosa nostra mediati da Vittorio Mangano», si legge nella sentenza sulla presunta trattativa Stato-Mafia.
UN MINUTO DI SILENZIO IN VIA D’AMELIO
Un minuto di silenzio oggi a Palermo, per ricordare la morte del giudice anti-mafia, Paolo Borsellino, e della sua scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. L’evento, come sottolineato dai colleghi dell’Ansa, si è tenuto precisamente alle ore 16:58 di oggi, l’orario della strage di via D’Amelio nel capoluogo siciliano. Presente alla manifestazione alcune centinaia di persone, in quel luogo dove 26 anni fa si cambiò il volto del nostro paese. La banda presente ha suonato il silenzio e l’inno di Mameli, seguiti da un lunghissimo e partecipato applauso. Presenti molti giovani, simboli della lotta alla mafia, che hanno alzato al cielo la mano che teneva l’agenda rossa come richiesta di verità e giustizia su quella strage ancora oggi poco chiara. Salvatore Borsellino, fratello del giudice, ha detto: «Mio fratello è stato sacrificato sull’altare della trattativa. Se fosse stato ucciso dal ‘nemico’ non ci sarebbe una via D’Amelio. Non saremmo qui con queste agende rosse a chiedere verità e giustizia». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA TRATTATIVA STATO-MAFIA
Ricorre l’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo, in cui persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. Il simbolo dell’antimafia vittima di Cosa Nostra, finita al centro di una inchiesta sulla trattativa condotta dallo Stato. I giudici del processo, come riportato da Repubblica, hanno evidenziato: “L’improvvisa accelerazione che ebbe l’esecuzione del dottore Borsellino dai segnali di disponibilità al dialogo – ed in sostanza, di cedimento alla tracotanza mafiosa culminata nella strage di Capaci – pervenuti a Salvatore Riina, attraverso Vito Ciancimino, proprio nel periodo immediatamente precedente la strage di via D’Ameliio”. I contatti tra i carabinieri Mori e De Donno con Vito Ciancimino potevano essere percepiti come segnali di cedimento da parte dello Stato secondo i giudici, con gli ufficiali che avrebbero sollecitato Toto Riina ad avanzare richieste per condizionare la cessazione “della strategia di attacco frontale allo Stato”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
LA NIPOTE: “SE FOSSI VIVO TI COCCOLEREI”
Sul foglio a righe compare un grande cuore colorato sotto alcune frasi, scritte con la calligrafia di una bambina. Si tratta della lettera che Fiammetta Borsellino, nipote del magistrato ucciso nella strage di via d’amelia, ha indirizzato al nonno nel giorno dell’anniversario della morte. «Caro nonno mi dispiace per il 19 luglio 1992, se tu fossi vivo avresti capito quanto di coccolerei. Ti voglio bene, la tua nipotina Fiammetta Borsellino». La lettera è stata letta da don Cosimo Scordato al termine della messa in memoria di Paolo Borsellino. La bambina è la figlia di Manfredi, secondogenito del magistrato ucciso dalla mafia. I tre figli di Borsellino – Lucia, Manfredi e Fiammetta – erano presenti nella chiesa dove è stata celebrata la messa in ricordo del magistrato. Il parroco ha chiesto che «venga soddisfatto il desiderio di verità, non per vendetta ma per liberarci da quelle ombre e tenebre che ancora dopo tutti questi anni accompagnano la nostra vita. Si senta ugualmente responsabile chi ha commesso delle omissioni». (agg. di Silvana Palazzo)
BONAFEDE, “CHIEDERE SCUSA ALLA FAMIGLIA”
Il Guardasigilli Alfonso Bonafede sarà anche lui oggi a Palermo per la commemorazione ufficiale della strage di Via D’Amelio: questa mattina in una lunga intervista su Radio1 Rai, il Ministro della Giustizia ha inteso di «chiedere scusa ai familiari di Paolo Borsellino. Le negligenze in occasione della strage e tutto quello che sta emergendo in termini di depistaggi pongono lo Stato in una condizione in cui deve chiedere scusa ai familiari di Paolo Borsellino, agli agenti della sua scorta e al popolo italiano che ha subito una ferita non rimarginata e che ancora sanguina». Non solo scuse però per Bonafede che rilancia anche il ruolo dello Stato giusto in tanti magistrati che hanno lottato e lottano per scoprire la verità sulla mafia e le sue stragi: «lo Stato deve essere fiero e orgoglioso dell’impegno di magistrati, forze dell’ordine e associazioni che coltivano la memoria da portare alle nuove generazioni che hanno lottato e si sono battuti per la ricerca della verità», ha concluso il Guardasigilli. Per il Segretario del Pd Maurizio Martina, anche lui presente a Palermo per le commemorazioni, «Le domande della famiglia Borsellino sono le nostre, domande che giustamente sono state ripetute in queste ore per avere piena verità e giustizia». (agg. di Niccolò Magnani)
CAFIERO DE RAHO: “PRESTO VERITÀ SU TUTTE LE SPORCIZIE DI QUESTA VICENDA”
In una lunga intervista sul Sole 24 ore di oggi, il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho racconta lo stato oscuro delle indagini sulla morte di Borsellino a 26 anni dalla strage, specie dopo le ultime sentenze del processo “Quater”. Ma chiude con un lampo di “speranza” sul futuro: «sono convinto che non occorrerà tantissimo tempo per rimettere a posto tutti i punti fermi sulla strage di via D’Amelio e scoperchiare questo calderone di sporcizia che ha infangato anche le parti migliori del nostro Stato». Il più «grave depistaggio della storia» come ha detto la sentenza del Borsellino Quater è ancora di là da venire: «mi sembra una vittoria poter dire quello che è avvenuto, cioè che c’era stato un castello di menzogne messo su da qualcuno che ha fatto trapelare delle verità, attraverso un estraneo alla strage (il falso pentito, Vincenzo Scarantino, ndR). C’è stato un manovratore. Quella sentenza è una sollecitazione per magistrati e polizia giudiziaria a fare di più, come lo è stato la relazione della Commissione parlamentare antimafia che ha elencato i punti da chiarire». A Fiammetta Borsellino e alle sue 13 domande, invece, De Raho replica così: «Tanti aspetti sono stati considerati anche in altre processi, come quello sulla trattativa Stato-mafia. Ma per molti altri ancora non c’è riscontro: la sparizione dell’agenda rossa del giudice; il ruolo di Arnaldo La Barbera, ex capo della squadra mobile di Palermo e quello dei funzionari di polizia a cui la Procura di Caltanissetta contesta il delitto di calunnia». (agg. di Niccolò Magnani)
CONTE, “DOVERE LA RICERCA DELLE VERITÀ”
Il Premier Giuseppe Conte sui social scrive un breve messaggio per la giornata della memoria della strage di Via d’Amelio a Palermo: Borsellino ma non solo anche tutti gli uomini e le donne della scorta che in quella via maledetta il 19 luglio del 1992 persero la vita nella tremenda esplosione capace di distruggere, potenzialmente, un intero condominio (come appurato dai rilievi successivi della Scientifica). «Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Coltiviamo la loro memoria nella lotta quotidiana alle mafie. La ricerca della verità su Via D’Amelio e’ un dovere per l’Italia che crede nel loro esempio e nell’onesta’ #19luglio», scrive il premier ribadendo il concetto già espresso dall’intervento di Sergio Mattarella, un giorno esatto dopo le 13 domande che la figlia del giudice assassinato, Fiammetta Borsellino, ha rivolto allo Stato, ai tribunali e ai potenziali carnefici del padre ancora impuniti. Questa mattina è stata celebrata la messa di commemorazione nella parrocchia che frequentava la famiglia Borsellino, a Chiesa dell’Alberghiera: il parroco Don Cosimo ha ricordato «quando il giudice assisteva alla messa era quasi una presenza invisibile, si metteva in ginocchio in segno di dedizione nei confronti del Signore».
MATTARELLA: “LA VERITÀ PER ONORARE LA MEMORIA DEL GIUDICE”
«Onorare la memoria del giudice Borsellino e delle persone che lo scortavano significa anche non smettere di cercare la verità su quella strage». A parlare è il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 26esimo anniversario della morte del giudice e della sua scorta: «Borsellino – ha proseguito il capo dello stato – era un giudice esemplare: probo, riservato, coraggioso e determinato. Le sue inchieste hanno costituito delle pietre miliari nella lotta contro la mafia in Sicilia. Insieme al collega e amico Giovanni Falcone – conclude Mattarella – Borsellino è diventato, a pieno titolo, il simbolo dell’Italia che combatte e non si arrende di fronte alla criminalità organizzata». Fra i momenti clou della giornata di oggi a Palermo dedicato alla memoria di Paolo Borsellino e della sua scorta, vi sarà senza dubbio la fiaccolata in programma questa sera dalle ore 20:30. Il corteo si ritroverà a piazza Vittorio Veneto presso la Statua della Libertà, proseguirà poi per via Libertà e via Autonomia Siciliana, e arriverà fino al luogo della strage. Sarà una fiaccolata alla cui testa campeggerà lo striscione “Depistaggi e tradimenti: 26 anni senza verità”, in ricordo proprio del processo sulla morte di Borsellino, che fu manipolato dagli inquirenti, forse per coprire qualcuno: «Alla luce dei recenti interventi di Fiammetta Borsellino – le parole del comitato organizzatore dell’evento – la Fiaccolata di quest’anno in ricordo delle vittime della strage di Via D’Amelio sarà molto diversa e carica di significati. Dopo la sentenza del processo ‘Borsellino quater’ appare chiaro che esponenti di primo piano dello Stato ebbero un ruolo determinante nel depistaggio su mandanti ed esecutori della strage di via D’Amelio». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
GLI EVENTI PREVISTI OGGI A PALERMO
Ricorre oggi il 26esimo anniversario della tragica morte del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta, Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Claudio Traina, Vincenzo Li Muli ed Emanuela Loi. A Palermo è un giorno speciale, con moltissime iniziative in ricordo proprio del giudice anti-mafia. Come sottolineano i colleghi de La Repubblica, si terrà una fiaccolata in ricordo della strage di via D’Amelio, con in testa lo striscione “Depistaggi e tradimenti: 26 anni senza verità”, alla luce anche dei recenti risvolti emersi circa le indagini pilotate post tragedia. La manifestazione inizierà precisamente alle ore 20:30 in Piazza Vittorio Veneto, e giungerà proprio in via D’Amelio, dove verrà deposto un tricolore e intonato l’inno nazionale. Ma la giornata inizierà prestissimo, precisamente alle 8:30 di oggi, fra pochi minuti, con la messa di don Cosimo Scordato alla chiesa di San Francesco Saverio all’Albergheria. Alle 9:30 spazio invece alla visita al Giardino della Memoria a Ciaculli da parte del Comitato direttivo dell’Associazione nazionale magistrati. Presenti a Palermo anche esponenti del governo, a cominciare dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che alle 15:00 sarà alla commemorazione nel luogo della strage, mentre alle 16:30 il segretario nazionale del Pd, Maurizio Martina, concluderà il suo tour palermitano proprio in via D’Amelio. Di mezzo una serie di altri eventi correlati, per una giornata ricca di iniziative in memoria di coloro che hanno perso la vita per ottenere giustizia. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“TROPPI DEPISTAGGI”
Paolo Borsellino, la figlia Fiammetta: “Voglio capire chi c’è dietro”. Domani ricorreranno ventisei anni dalla strage di via D’Amelio, Fiammetta Borsellino ha firmato un intervento su Repubblica in cui ha evidenziato che “ancora aspettiamo dalle istituzioni, e non solo, risposte mai arrivate”, sottolineando “un depistaggio iniziato allora, ordito da vertici investigativi e accettato da schiere di giudici”. L’attentato di stampo mafioso, avvenuto in una normale domenica a Palermo, uccise il magistrato ma anche cinque agenti di scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Nonostante gli anni trascorsi, gli interrogativi restano: “Ci sono domande, domande che io e miei fratelli Manfredi e Lucia non smetteremo di ripetere, che non possono essere rimosse dall’indifferenza o da colpevoli disattenzioni”, le parole di Fiammetta Borsellino.
“VOGLIO CAPIRE CHI C’E’ DIETRO!”
Nel lungo intervento firmato su Repubblica la figlia del magistrato antimafia vittima di cosa nostra ha voluto porre delle domande, a partire dal mancato ricorso a “tutte le misure necessarie per proteggere mio padre, che dopo la morte di Falcone era diventato l’obiettivo numero uno di Cosa nostra”, sottolineando la mancata tutela della scena del crimine e ricordando la sparizione della famosa agenda rossa. Continuano i quesiti di Fiammetta Borsellino: “Perché i pm di Caltanissetta non ritennero mai di interrogare il procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco, che non aveva informato mio padre della nota del Ros sul ‘tritolo arrivato in città’ e gli aveva pure negato il coordinamento delle indagini su Palermo, cosa che concesse solo il giorno della strage, con una telefonata alle 7 del mattino?”. E poi: “Perché nei 57 giorni fra Capaci e via D’Amelio, i pm di Caltanissetta non convocarono mai mio padre, che aveva detto pubblicamente di avere cose importanti da riferire?”. Domande alle quali non è mai arrivata risposta fino adesso…