L’inchiesta relativa ai lavori legati alla Metro C di Roma è definitivamente chiusa e tra gli indagati (25 in tutto) vede anche la presenza dell’ex primo cittadino, Gianni Alemanno. Lui, insieme agli altri nomi iscritti nel registro degli indagati, ora rischiano di finire a processo per reati che vanno dalla truffa alla corruzione e falso. Il fascicolo, come spiega Quotidiano.net, era stato aperto in seguito ad un esposto da parte di un’associazione e da una nota di un collegio sindacale tra il 2013 ed il 2014. A tutti gli indagati, a seconda della propria posizione, viene contestato il reato di concorso in truffa aggravata ai danni di enti pubblici in riferimento a due episodi finiti al centro dell’attenzione della procura capitolina e ritenuti illeciti. Il primo risale al 6 settembre 2011 quando a detta dei magistrati l’ex sindaco Alemanno insieme all’ex assessore alla mobilità Antonello Aurigemma avrebbero “attestato il falso” a scapito del Cipe, dello Stato ma anche della stessa Regione Lazio e del Comune di Roma in merito ad un finanziamento di 230 milioni di euro. In tal modo ottennero un ingiusto profitto alla Generale Contractor Metro C. Il secondo episodio risale al 2013 e fa riferimento all’erogazione di 90 milioni di euro, mai avvenuta, sempre a beneficio della Metro C. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
TRE REATI CONTESTATI ALL’EX SINDACO DELLA CAPITALE
C’è anche l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno tra le 25 persone finite nell’inchiesta su un giro di truffe e corruzioni pianificate attorno alla costruzione della Metro C della Capitale. Nei confronti di Alemanno i pm di Roma contestano i reati di truffa, falso materiale e falso ideologico. In concorso con l’ex assessore alla mobilità della sua giunta, Antonello Aurigemma, ha «attestato il falso» in risposta alla richiesta del direttore della struttura tecnica di missione del ministero dei Trasporti, Ercole Incalza, di «esprimersi, anche acquisendo il parere dell’avvocatura del Comune, in merito alla fondatezza delle riserve avanzate in corso d’opera dal contraente generale Metro C ed in relazione alle prospettive di eventuale soccombenza da parte del “soggetto aggiudicatore” nell’ambito dei lavori di realizzazione della linea C». Per quanto riguarda la truffa, il danno sarebbe «per lo Stato, la Regione Lazio e il Comune di Roma, enti confinanziatori della realizzazione della metropolitana». (agg. di Silvana Palazzo)
ROMA, METRO C: TRUFFA DA 320 MILIONI
Fondi pubblici rubati, probabili corruzioni e 25 indagati per una metro, quella C, venuta alla luce solo qualche settimana fa: sullo sfondo dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pm Erminio Amelio, emergono tutti i ritardi e gli extracosti della terza linea di metropolitana romana. Repubblica ricorda questa mattina il caso emblematico della nuova stazione San Giovanni, inaugurata solo due mesi fa con un ritardo di circa 7 anni rispetto ai primi tempi previsti. Nelle carte dei pm di Roma vengono contestati anche alcuni episodi di corruzione legati ad assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici. Rispetto alle accuse di truffa, il capo di imputazione vede «Alemanno, Aurigemma e Incalza che inducevano in errore il Cipe al fine dell’emissione della delibera numero 127 del 11 dicembre 2012 e ciò al fine di procurare un ingiusto profitto al contraente generale Metro C per il finanziamento della somma di 230 milioni di euro come derivante dalla stipula dell’accordo transattivo fra Roma Metropolitane e la stessa Metro C». Ovviamente tutti gli indagati dovranno e potranno difendersi dalle accuse ancora ben da chiarire con tutte le carte emerse di questa mattina sul caso Metro C che scuote di nuovo la pubblica amministrazione e gestione del Comune di Roma. (agg. di Niccolò Magnani)
METRO C ROMA, 25 INDAGATI
La nuova linea C della metro di Roma, inaugurata soltanto poche settimane fa, finisce al centro di un’inchiesta della Procura capitolina. Come riferito dai colleghi del Corriere della Sera, sono 25 le persone iscritte sul fascicolo, accusate dei reati di truffa, falso e corruzione. Nel mirino degli inquirenti vi sarebbe il consorzio che ha realizzato la tratta in questione, nonché alcuni amministratori dell’epoca, per via dei costi lievitati, ma anche per i tempi di consegna e le procedure. Sospetto in particolare su un “regalo”, o presunto tale, da 320 milioni di euro, fondi pubblici che sarebbero finiti non si sa perché nelle casse delle imprese private.
I DUE BONIFICI SOSPETTI
Di conseguenza sono state eseguite delle perquisizioni nella sede della Metro C al Campidoglio, e negli uffici di Roma Metropolitane. Fra i vari indagati vi è anche Gianni Alemanno, ex sindaco di Centrodestra, nonché Maurizio Improta assessore alla mobilità della giunta Ignazio Marino, ed Ercole Incalza, ex direttore del ministero infrastrutture. Ballano i famosi 320 milioni di cui sopra, che il Consorzio avrebbe ricevuto in due bonifici: il primo da 230 milioni a gennaio del 2014, e il secondo da 90 milioni al primo agosto dello stesso anno.