Da quando i fratelli Pino e Vincenzo erano stati condannati all’ergastolo, Maria Catena Cammarata aveva preso in mano tutti gli affari di famiglia. Non una qualunque bensì tra le più note in ambito mafioso dell’intera provincia di Caltanissetta, a Riesi. La donna boss è così finita in manette con l’accusa, tra le altre, di gestire anche le estorsioni ai commercianti. La Cammarata, come spiega Repubblica.it nell’edizione locale, avrebbe così gestito tutti gli affari della famiglia che proprio in quel pezzo di Sicilia ha segnato la storia della guerra di mafia fra “Stiddari” e mafiosi di cosa nostra con omicidi e attentati. Gli arresti sono scattati questa mattina nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto anche un’altra ventina di mafiosi ed appartenenti ad un’associazione a delinquere finalizzata alla produzione di droga. Ad emettere il provvedimento di custodia cautelare è stato il gip del tribunale di Caltanissetta su richiesta della Dda nell’ambito di un’inchiesta che ha fatto luce anche su casi di vecchi omicidi, estorsioni e produzione di stupefacenti. L’esecuzione del provvedimento è ancora in atto ed è condotta in contemporanea in varie parti d’Italia, oltre alla provincia di Caltanissetta, tra cui Monza ed Ascoli Piceno, nonché alcuni penitenziari italiani.
MARIA CATENA CAMMARATA: IL SUO PASSATO
Maria Catena Cammarata ha quasi 65 anni e fa ritorno in carcere a distanza di oltre 20 anni dalla sua prima volta dietro le sbarre. L’accusa è quella di essere il capo della sua famiglia mafiosa da anni. Il suo arresto è avvenuto nell’ambito di un vero e proprio blitz che ha messo in ginocchio l’intero clan. Le forze dell’ordine sono intervenute dopo aver ricostruito almeno dieci episodi di estorsione e tentata estorsione. Alle spalle della donna boss, una lunga storia legata alla gestione degli affari di mafia. Nel 1998 fu la prima donna siciliana ad essere condannata come appartenente a Cosa Nostra. All’epoca era da poco diventata vedova e si sostituì ai due fratelli latitanti. In suo favore scese in piazza un intero paese. Due anni prima però era stata coinvolta in un’altra faccenda che la portò nuovamente all’arresto con l’accusa di aver spiato attraverso l’aiuto di alcuni tecnici Telecom, le intercettazioni degli investigatori avvertendo coloro che erano stati messi sotto controllo.