Caro direttore, in questo periodo dello scorso anno mia madre era in condizioni molto gravi: varie lesioni agli arti inferiori l’affliggevano ormai da tempo e aveva già ricevuto due diagnosi di amputazione per entrambi gli arti; i medici ci dissero che sarebbe stata la paziente stessa a richiederlo per “liberarsi” dal dolore. Mia madre, come tanti altri pazienti affetti da Arteriopatia Cronica Ostruttiva, da quasi un anno non dormiva più in un letto ma su una sedia, la sua vita era intrisa solo dal dolore, costante, e anche la sua lucidità, dopo una tortura così prolungata, aveva cominciato ad offuscarsi, come potrà immaginare. 



A quel tempo molti quotidiani pubblicavano i successi ottenuti dal dott. Pignatelli presso la nuova struttura dell’Ospedale del Mare di Napoli, sui pazienti affetti da tale malattia, impiegando una tecnica innovativa grazie all’uso di cellule staminali. Decisi di recarmi lì, come ultima spiaggia. In questo ultimo anno perciò mi sono recato varie volte presso il reparto di Chirurgia Vascolare diretto dal dott. Pignatelli, accompagnando mia madre per i cicli di staminali, le visite di controllo e anche per una ulteriore cura sperimentale, tramite una particolare sorgente luminosa, che ha permesso in breve tempo la chiusura completa dell’ultima lesione rimasta. Mia madre oggi sta meglio e la sua qualità della vita è nettamente migliorata rispetto a prima. Ovviamente, trattandosi di una malattia cronica, siamo consapevoli del rischio di una recidiva, ma, nel frattempo, quella disperazione che conosce solo chi assiste impotente a un proprio caro che soffre indicibilmente è solo un brutto ricordo.



Nelle ultime settimane, partendo dagli ormai ben noti accadimenti, ho assistito a un fuoco di fila mediatico contro questo dottore, contro i suoi collaboratori e contro la struttura. Mi stupisce però che non una parola sia stata più spesa su tutto il merito, le capacità e i successi che non solo ho potuto sperimentare direttamente, ma che so anche tanti altri hanno vissuto in base alle testimonianze raccolte dai tanti altri pazienti conosciuti lì in reparto. È come se tutto sia stato improvvisamente dimenticato. Partendo da una denuncia di un politico locale siamo addirittura arrivati al Ministro che si è precipitato all’Ospedale del Mare per verificare la situazione. Mi si potrebbe obiettare che, se i fatti fossero confermati sarebbero talmente gravi da aver richiesto tali immediati interventi. Eppure, per equilibrio e amor di verità, occorrerebbe anche chiedersi come mai nessuno di tali politici si sia mai recato prima in questo Ospedale o in questo reparto: avrebbe potuto scoprire anche il (tanto) positivo di cui oggi non si parla più. Perciò fatico a credere che le decisioni finora prese siano state realmente caratterizzate dalla lucidità e dall’equilibrio necessari a tener conto di tutti gli aspetti di questa vicenda; mi pare piuttosto che tali decisioni siano state frutto della necessità impellente di dover rispondere alla (solita) generale indignazione, sollevata dal politicante di turno e amplificata dalla stampa parlando alla pancia della gente ma dimenticando la salute delle persone, l’importanza, per i pazienti, di un riferimento per una malattia che inevitabilmente sai che tornerà ad aggredirti e dimenticando, nei fatti, l’eccellenza del reparto. 



Per questo ho pensato di scriverle, ritenendo opportuno rimarcare tutto il positivo sperimentato grazie all’operato del dott. Pignatelli e del suo staff, caratterizzato da una professionalità e una particolare attenzione umana ai pazienti. Mi auguro, magari egoisticamente, che questo riferimento così miracolosamente trovato non venga definitivamente spazzato via. E, a ripensarci bene, ciò ha ben poco di egoistico quando parliamo della salute di tutti e di riferimenti di eccellenza, peraltro così rari nella sanità del Sud Italia.

La ringrazio per l’attenzione, 

Luca Sfarzo 

luca.sfarzo@gmail.com