La vicenda Josefa è sicuramente molto dolorosa perché, al di là della tragedia umana, fa comprendere bene come su internet ormai le fake news rischino di essere un vero e proprio sfogatoio, e non è certo questo il primo caso, per i cosiddetti “haters”. Farlo però contro una persona che ha rischiato la vita fa pensare, senza dimenticare poi che molti degli insulti sui social hanno riguardato anche il peso della donna. Una vera e propria campagna di “bodyshaming” che ha investito Josefa per il suo peso considerato eccessivo per una persona in fuga da una situazione disagiata. In molti hanno passato il segno lasciandosi andare ad appellativi molto pesanti nei confronti della donna, e questo ha alimentato la rilfessione su quanto la tensione sul tema dei migranti si sia alzata nell’opinione pubblica del nostro paese. E in questo caso c’è voluto molto per arrivare a difendere Josefa e soprattutto a smentire le fake news che sono state costruite attorno a lei. (agg. di Fabio Belli)



L’odio contro la donna su Twitter

La vicenda della fake news circa lo smalto che Josefa, la migrante di origine camerunense, mostrava alle mani subito dopo il salvataggio da parte dei volontari della Ong Open Arms rischia di avere dei deplorevoli strascichi dato che, a differenza di altre volte, nonostante sia stata adeguatamente svelata la “bufala” delle foto contraffatte e più di una fonte di stampa abbia provato a mettere a tacere gli haters che ironizzavano sulla donna e sulle condizioni con cui i migranti cercano di attraversare il Mediterraneo, nelle ultime ore pare che l’odio sui social network, se possibile, si sia moltiplicato. Infatti, a nulla sono valse le spiegazioni di Annalisa Camilli di Internazionale e le testimonianze delle volontarie a bordo della imbarcazione di Open Arms dato che in Rete migliaia di utenti hanno continuato a scrivere che le unghie di Josefa erano davvero smaltate prima del salvataggio ma non solo. Basta spulciare la timeline di Twitter per assistere a un campionato di cattiverie gratuite, acuite probabilmente dalle smentite arrivate da quella stampa che certi utenti giudicano necessariamente “contro” e c’è chi arriva a definire con epiteti non replicabili la pinguetudine di Josefa, o anche il fatto che il suo stesso salvataggio sia stato una sorta di messinscena. Addirittura, c’è chi ha parlato di “film per imbecilli buonisti” e chi è arrivato a sostenere che quelli che si vedono nelle immagini e nei video siano semplicemente dei manichini finti. (Agg. di R. G. Flore)



La Rete insiste contro Open Arms

La giornalista Annalisa Camilli ha smontato la fake news, smentendo su Twitter diversi utenti e anche profili ufficiali di testate che avevano avanzato dei dubbi e fatto diventare il caso virale: ed è servito che la stessa giornalista postasse una foto vera del salvataggio di Josefa, una delle donne simbolo dell’attuale crisi migranti che sta investendo le acque del Mediterraneo, per mettere a tacere almeno una parte dei complottisti e di coloro che avevano colto l’occasione per ironizzare sul fatto, oramai smentito, che la donna africana fosse stata salvata già con le unghie dipinte di rosso. A mettere lo smalto, come si apprende, sono state le stesse volontarie a bordo della nave di ProActiva Open Arms: e tuttavia, nonostante sia servita la pubblicazione di und dettaglio solo all’apparenza insignificante per mettere a tacere le malelingue, in Rete comunque c’è chi ancora dubita dell’autenticità dello scatto o prosegue a ironizzare sul fatto che Josefa, oltre ad avere le unghie dipinte, abbia un braccialetto e sia pure cicciottella e dunque non sembra proprio l’ideal profile di persona che abbia sofferto la fame. E addirittura, c’è persino chi si vanta di aver smontato la confutazione della bufala, vantando un “debunking failed” dato che, a suo dire, la pelle della donna non sarebbe per nulla quella di chi è stata per 48 ore in mare… (Agg. di R. G. Flore)



La bufala diventa virale…

Le fake news hanno cercato ancora una volta di screditare tutto, compresa una scampata morte affidata al violento mare dell’immigrazione. Questo è il caso di Josefa e le sue lacrime che hanno fatto il giro del mondo. L’argomento di conversazione dei complottisti è uno: il suo smalto rosso sulle unghie. Dopo avere rischiato di morire in acqua, le volontarie presenti sulla Open Arms, hanno voluto coccolarla con piccoli gesti, mettendole lo smalto e regalandole il primo passo verso la ritrovata femminilità. Sul web però, gira la falsa notizia della donna appena salvata con le unghie già pitturate. “Inoltre le mani non hanno l’aspetto spugnoso, tipico di quelle mani che restano in acqua per ore. Scusate, ma io non ci credo al 100%”, si legge accusandola. La bufala – per fortuna – è stata velocemente spazzata via dalle parole di Annalisa Camilli. La giornalista di Internazionale a bordo della nave, ha risposto su Twitter: “Josefa ha le unghie laccate perché nei quattro giorni di navigazione per raggiungere la Spagna le volontarie di Open Arms le hanno messo lo smalto per distrarla e farla parlare. Non aveva smalto quando è stata soccorsa. Serve dirlo?”.

Josefa, fake news sullo smalto rosso

La giornalista che ha prontamente smontato la bufala di seguito, ha postato anche la fotografia originale del salvataggio. Josefa non aveva le unghie dipinte di rosso (e in caso contrario, non ci sarebbe stato ugualmente nulla di male). La camerunense ha passato quasi due giorni aggrappata ad un pezzo di legno in attesa dei soccorsi. La terribile montatura girata in rete poi, ha assunto contorni macabri da: “È un’attrice” a “non c’è stato alcun naufragio”. Ad avvalorare le parole di Annalisa Camilli, ci ha pensato anche Veronica Alfonsi, dell’Ufficio stampa italiano di Open Arms che, raggiunta dal Corriere della Sera ha dichiarato: “Lo smalto sulle mani di Josefa è stato messo dal alcune volontarie a bordo della Open Arms, nei giorni dopo il salvataggio, per aiutare Josefa a rilassarsi, distrarsi e provare a dimenticare per qualche istante il dramma vissuto, raccontando quanto le era successo”. “Le immagini che ritraggono la donna in acqua con lo smalto sono state ritoccate – ha aggiunto – e sono chiaramente false, come il video che sta girando in questi giorni e che denunceremo. La storia era già stata raccontata tra gli altri anche da Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale, a bordo della missione”.