Un tempo c’era la Fiat e gli Agnelli, e poi il resto dell’industria: oggi ci sono sempre gli Agnelli (anzi, gli Elkann) e nell’ordine sparso ci sono Fca, Ferrari, Exor, Cnh, Jeep, Juventus e tante altre ancora, con i prossimi a seguire Magneti Marelli, Comau e Teskid che usciranno dalla maxi galassia “Agnelli”. È inevitabile che l’evoluzione e la globalizzazione abbiano dovuto cambiare e molto l’andamento dell’ex mondo Fiat, tra l’altro anche grazie all’operato geniale e “visionario” di Sergio Marchionne: quello però che viene evidenziato da alcuni analisti sparsi nel mercato – alcuni proprio oggi interessati alle prime parole di Mike Manley – è la possibilità che il prossimo futuro possa vedere la famiglia dell’Avvocato lontano da Fca. L’intenzione di John Elkann è quella di scorporare il più possibile lasciando in Fiat Chrysler solo l’elemento di business auto in modo da concentrare tutti gli sforzi per trovare quel partner internazionale ideale (oggi fa “cool” dire che Hyundai sia l’indiziato n.1, ma le sorprese potrebbe non essere finite qui). A quel punto, come nota Panorama in un fondo di Andrea Telara citando alcuni analisti della Marzotto Sim, «A nostro avviso l’obiettivo finale di Exor rimane la vendita di Fca, anche se non subito. Raggiunti gli obiettivi societari prefissati a suo tempo, la necessaria crescita di Fca può realizzarsi soltanto attraverso un’aggregazione; del resto anche Marchionne ne aveva parlato in passato e un paio di tentativi in questa direzione sono stati già fatti. John Elkann, cresciuto al suo fianco, non può che condividere quell’idea».
MANLEY: “LA SFIDA IN CINA PER IL RILANCIO JEEP”
La giornata doveva essere tutta dedicata alla comunicazione sui risultati del secondo trimestre 2018 e invece ovviamente la notizia terribile arrivata da Zurigo ha un po’ sconvolto tutto: sul fronte economico, nei fatti, non cambia molto nel senso che ora Fca dovrà comunque tentare di fare un passio ulteriore e cercare di compiere i medesimi “miracoli economici” fatti dalla gestione Marchionne. Certo, la tristezza nei membri Fca era avvertibile e palese: è arrivato l’annuncio dell’azzeramento del debito industriale, un risultato tutto imputabile alle direttive Marchionne-Elkann, con Mike Manley che ha ovviamente elogiato il suo predecessore per quanto fatto. «I conti registrano una liquidità netta pari a 456 milioni di euro. Questo risultato rappresenta una pietra miliare per il gruppo» (qui tutti i dettagli). Intanto però ci si interroga su come potrà essere il prossimo futuro della galassia della famiglia Agnelli: le idee non mancano e lo stesso nuovo ad ha provato a elencarne un primo durante la conference call con gli analisti finanziari, «La sfida più grande è in Cina, dove per noi è molto importante il riposizionamento di Jeep». Per ora la Borsa risponde male, ma il tempo saprà rispondere al meglio su piani e operazioni che non possono non essere giudicate sul medio-lungo periodo.
++Sergio Marchionne è morto a Zurigo: qui le ultime notizie++
OGGI L’ESORDIO DI MANLEY IN FCA
Sarcoma alla spalla? Tumore ai polmoni? Complicazioni per semplice operazione ed embolia cerebrale? Oppure tutto insieme? Il mistero sulle condizioni di salute di Marchionne, esattamente come il silenzio in merito da parte degli organi ufficiali Fca, il che come abbiamo già visto alimenta il crescere dei “rumors” e probabilmente anche l’allontanamento dalla verità. In mezzo, forse collegato, l’attesa per i nuovi conti trimestrali di Fca e soprattutto l’esordio di Mike Manley davanti agli analisti finanziari nella prima conference call da quando ha preso il posto dell’ex ad italo-canadese. Accanto a lui ci sarà l’anello di congiunzione tra il pre e il post Marchionne, Richard Palmer (responsabile finanziario): insieme comunicheranno i dati, l’azzeramento del debito industriale e forse inizieranno a rispondere a qualche domanda in merito alle stesse condizioni di salute del 66enne “amato” da Obama e Trump. Sarà difficile, vista la cortina di silenzio calata da parte della famiglia Agnelli in merito, ma qualcosa si potrà forse attendere per capire cosa stia veramente succedendo in quel reparto di terapia intensiva di Zurigo.
IL RETROSCENA SULLA MALATTIA
Il mistero che circonda la sorte e le condizioni di salute di Sergio Marchionne è ormai da giorni che si prova a “interpretare” con tantissime ricostruzioni, non tutte propriamente “credibili”, che vengono direttamente dal reparto di terapia intensiva dell’ospedale Universitätsspital di Zurigo. Al momento la lettera di Franzo Grande Stevens al Corriere della Sera è l’unico elemento “ufficiale” dell’area Agnelli che ha rilasciato qualche commento in più sul fronte “malattia”, parlando di “polmoni aggrediti dal terribile male causato dalle sigarette”. Vederci dietro un tumore non è stato difficile, ma di comunicati ufficiali finora non se ne sono visti né dalla famiglia Agnelli né dalla stessa Fca: i motivi sono molteplici e in questo articolo abbiamo provato a riassumerli nel dettaglio seguendo la cronologia degli eventi. Quello che però ancora non era emerso è l’ultimo retroscena riportato dal direttore di Lettera43, Paolo Madron, che già nei passati giorni si è rivelato conoscitore da molto vicine delle dinamiche drammatiche dell’ex ad di Fca.
In un lungo articolo il collega scrive che da tempo a Marchionne era stato diagnosticato “un sarcoma alla spalla”; «nell’occasione gli erano stati addirittura manifestati alcuni dubbi sull’efficacia dell’operazione, ritenuta ad alto rischio. Da tempo il manager soffriva di forti dolori alla spalla che ne rendevano difficili i movimenti del braccio, e assumeva del cortisone nel tentativo di lenirli». Si decide comunque di operare alla fine e lì cominciano i problemi, secondo Madron: pare che Elkann fosse stato tenuto all’oscuro dei motivi dell’operazione, relegata a mero “check up di routine sanitaria”, «Tutto sembrava sotto controllo, e l’annunciato ricovero solo un piccolo fastidio da risolvere prima di presentarsi davanti agli analisti per spiegare i brillanti risultati del gruppo».
RICOVERO DOVEVA DURARE POCHI GIORNI
Insomma, il ricovero avrebbe dovuto durare solo alcuni giorni per provare a rimuovere il sarcoma ma molto, pare, è andato storto: l’anonimato delle fonti di Lettera43 riporta quanto segue, finora per nulla confermato ma neanche smentito dalla famiglia Agnelli e dal gruppo Fca (oltre che dalla stessa famiglia di Marchionne, in silenzio comprensibile al capezzale dell’amato Sergio). «Nel pieno dell’intervento, sarebbe stato colpito da embolia cerebrale precipitando in coma. E a nulla sono valsi i disperati interventi dell’équipe medica per rianimarlo. I danni cerebrali avrebbero reso la situazione irreversibile»: solo a quel punto si è deciso di avvertire, ovviamente, John Elkann che si è subito precipitato a Zurigo in preda allo sconcerto e panico più totale. Se tutti i dettagli fossero confermati, è a quel punto – tra venerdì e sabato – che il boss di Fca ha dovuto in fretta e furia convocare i vertici del gruppo per fare un passaggio di consegne che non aveva mai immaginato nemmeno nel peggiore dei suoi incubi. Cosa ha comportato la presunta embolia e perché il sarcoma sia peggiorato tutto d’un colpo, al momento, non è dato saperlo..