Non è uno spartito, ma un antifonario, quelli che usavano i monaci per pregare salmodiando. Risale al 1100 mentre si conoscono spartiti ancora più vecchi risalenti al X e all’XI secolo, ma è comunque una scoperta straordinaria anche perché, oltre a essere l’antifonario più antico di cui siamo venuti in possesso, presenta alcuni piccoli misteri che si spera si possano decifrare. E’ stata una scoperta del tutto casuale. L’azienda Art Bonus del Mibac aveva finanziato il restauro di un volume risalente al 1638 di proprietà della biblioteca di Pavia, il “In Ecclesia Mediolanensi” quando la parte posteriore della copertina ha svelato l’antifonario. A quei tempi infatti si usavano fogli di pergamena per rinforzare la legatura della copertina stessa e il rilegatore di allora pensò bene di usare questo antifonario di 500 anni prima. «La pergamena era rimasta incollata per oltre 400 anni tra la controcoperta e le carte di guardia, invisibile agli occhi e impercepibile al tatto» spiega la direttrice della biblioteca Universitaria di Pavia Cecilia Angeletti.



PAVIA, RITROVATO SPARTITO MEDIEVALE: È IL PIÙ ANTICO ANTIFONARIO

Chissà quante altre pagine dello stesso valore e tempo sono state usate come se fossero materiale di lavoro… La particolarità che rende così importante il ritrovamento è che si tratta di una pagina intera, non un frammento. Il musicologo francese Dominique Gattè esperto di musica medievale ha confermato trattarsi di un antifonario, una pagina di un breviario che riportava le parti cantate della liturgia. Tutta da interpretare la miniatura che decora la pagina, una sorta di animale mitologico con zampe colorate e somiglianza con un serpente. Ci sono poi segni anche questi da interpretare, forse un sistema di notazione medievale. Secondo gli esperti il foglio sarebbe originario della zona di Novara. Sarà interessante scoprire quali monasteri esistessero in quelal zona nel XII secolo.

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