Nel pomeriggio di oggi, mercoledì 25 luglio, è giunta l’attesa sentenza di condanna a carico del professore d’inglese 51enne, Stefano Perale, accusato di aver ucciso la coppia di fidanzati, Anastasia Shakurova e Biagio Buonomo, rispettivamente di 31 e 30 anni. Come avanzato dal pm Giorgio Gava, il gup Roberta Marchiori ha accolto la richiesta del magistrato condannando l’uomo all’ergastolo. Ne dà notizie il Corriere del Veneto che precisa anche come l’imputato sia stato condannato a risarcire 1,5 milioni di euro alle famiglie delle due vittime che si erano costituite parte civile nell’ambito del processo. L’atroce duplice delitto è avvenuto nella notte a cavallo tra il 17 ed il 18 giugno 2017 nella casa del presunto assassino, Stefano Perale a Chirignago (Venezia). Il docente di inglese aveva invitato la giovane Anastasia per la quale aveva perso la testa da tempo. Nonostante questo, la ragazza lo aveva sempre respinto, affronto mai realmente accettato da Perale. Biagio, invece, era stato invitato con la scusa di una cena.
IL DUPLICE OMICIDIO E LE ACCUSE
Nell’ambito del processo a carico di Stefano Perale era emerso come per l’accusa il docente aveva messo in atto una vera e propria trappola nella quale la coppia, fidandosi del loro presunto assassino, era caduta. Il professore aveva messo un sonnifero nei drink, poi aveva violentato Anastasia dopo averle fatto perdere i sensi per poi soffocarla. Una sorta di “punizione” ampiamente organizzata come dimostra il fatto di aver installato appositamente delle telecamere nell’appartamento. Perale, tuttavia, ha sempre respinto tale tesi, negando di aver voluto realmente uccidere la Shakurova. Mentre probabilmente si stava per riprendere anche Buonomo, Perale lo avrebbe ucciso a colpi di spranga in testa. Il pubblico ministero nel corso del processo aveva contestato anche l’aggravante della premeditazione e l’uso del veleno, oltre alla violenza sessuale, il vilipendio di cadavere e procurato aborto, dal momento che la vittima 31enne era incinta al quinto mese di gravidanza. La difesa dell’imputato rappresentata dagli avvocati Matteo Lazzaro e Nicoletta Bortoluzzi aveva tentato di convincere il giudice della piena incapacità di intendere e di volere del 51enne. Tesi supportata da una perizia secondo la quale Perale era in preda a un delirio psicotico di gelosia.