La squadra più ricercata della Coppa del Mondo non giocava sul campo dello stadio Luzhniki, ma in Rete.  Si chiama EUMostWantedCup l’iniziativa ludica, ma con obiettivi seri, lanciata dall’Europol, l’agenzia di coordinamento delle polizie degli stati europei.  Quest’ultima, affidandosi all’intelligenza delle folle del web (crowd intelligence) e facendo leva sul clima di tifoseria da Coppa del Mondo, ha caricato online, impaginandolo come fosse un album delle figurine dei calciatori della nostra infanzia, una galleria di foto dei 25 super-latitanti ricercati dagli sbirri di tutto il Continente. Una specie di gogna mediatica a fin di bene: l’intento è che i volti di questi criminali diventino familiari come quelli dei calciatori. Maggiore la frequenza con la quale queste facce vengono viste, maggiore la possibilità di acciuffarli, spiegano al quartier generale dell’Europol, affidandosi, e non per la prima volta, anche sulle segnalazioni  anonime degli internauti.



Il gioco di “raccolta” di figurine è semplice e non comporta nessun obbligo di registrazione. Nell’ultima settimana  prima della finale dei Mondiali, Europol ha diffuso attraverso i suoi canali social (Facebook, Twitter e LinkedIn) dei codici, ciascuno i quali, quando inserito sulla bacheca dell’album virtuale, faceva apparire  la foto segnaletica di 2 o 3 ricercati accompagnata dai dati anagrafici, il profilo criminale e i segni particolari. Più della metà sono pluriomicidi, altri sono ricercati per traffico di droga, furto di armi e frodi.



Per casuale analogia calcistica, anche qui la Francia risulta “campione” rappresentata da ben due ricercati. Anche l’Italia partecipa a questo campionato con U’ pacchiuni, al secolo Giovanni Motisi, palermitano latitante dal 1999. Si ipotizza che il mafioso così soprannominato per la sua stazza, si nasconda in Francia. Completato l’album che svela le identità di questi fuoriclasse del crimine inserendo giorno dopo giorno i 9 codici peraltro ironici (#Penalty4Life o #CorneredBehinfBars), si può partecipare all’estrazione di set di souvenir da cappelli a tazze, calendari e orsetti personalizzati con il logo Europol.



Se Internet è uno strumento che facilita per certi versi il funzionamento delle organizzazioni criminali, Europol vuol ricavare il buono dal mondo dei social per trasformare gli utenti in informatori.  “Abbiamo realizzato che spesso all’infuori di funzionari di polizia e magistratura, non si conoscono le sembianze dei criminali in clandestinità”, riconosce Jan Op Gen Oorth, portavoce di Europol che con il Campionato dei Più Ricercati è alla sua terza edizione con  concept simili seppur con format diversi come la campagna natalizia del 2016 o quella delle cartoline dell’estate scorsa. “L’esperienza  ci ha insegnato che bisogna essere originali per attrarre il pubblico al nostro sito”.

Funziona? Gli internauti diventati sbirri hanno portato a 6 arresti, tre con l’iniziativa del 2016 e altrettanti con la seconda. Questi risultati incoraggianti hanno suggerito a Europol,  nell’ambito di indagini sulla pedofilia, ad affidarsi all’occhio umano e non unicamente ai software di AI  per il riconoscimento dei luoghi partendo da immagini di dettagli del set di posa estrapolati dagli scatti di minori in pose esplicite sequestrati dagli inquirenti. Sono giunte oltre 21mila indicazioni che hanno  sbloccato il corso di diverse indagini.

Il web si sta rivelando uno strumento efficace per gli investigatori nella partita di “guardie e ladri” digitale.