Mentre a livello politico sale l’intensità dello scontro, lo sgombero del Camping River a Roma continua ad avere degli strascichi e la situazione nei dintorni dell’area che fino a ieri sera in zona Tiberina era occupata dalla comunità Rom resta ancora critica. Infatti, dei trecento nomadi presenti, un centinaio di persone oggi hanno deciso di rimanere ancora accampate davanti all’oramai ex insediamento, motivo per il quale persiste anche un presidio di uomini delle forze dell’ordine per evitare incidenti e attimi di tensione come accaduto nella giornata di ieri. Molti dei rom che stazionano davanti ai cancelli non sarebbero stati convinti dagli operatori sociali ad accettare le alternative abitative proposte dal Comune mentre all’interno dell’area sono stati quasi ultimati i lavori per rimuovere completamente qualsiasi modulo abitativo. (agg. di R. G. Flore)



COSTA (PD), “UNA COSA VERGOGNOSA”

Proseguono i commenti circa lo sgombero avvenuto nelle scorse ore del noto campo rom River, in quel di Roma. La decisione dell’amministrazione capitolina di forzare lo sgombero nonostante parere negativo della Corte di Strasburgo, ha di fatto spaccato in due l’opinione pubblica. C’è chi è convinto che alla fine la Raggi abbia fatto bene, chi meno. Di questa seconda branca fa parte Silvia Costa, europarlamentare Pd, che interpellata sulla vicenda ha ammesso: «Quanto capitato ieri durante lo sgombero e’ stato vergognoso: intere famiglie lasciate senza un tetto proprio mentre si abbatteva una bomba d’acqua sulla capitale. Alla Corte Europea avevano detto che avrebbero trovato delle soluzioni abitative». La Costa si dice preoccupata sul futuro delle persone “evacuate”: «Saranno spostati in soluzioni transitorie, fino a settembre, in posti con cuccette senza finestre. Sono luoghi chiaramente non adatti per viverci. tratta di persone ormai stremate che non hanno ricevuto dal Comune la garanzia di poter andare a vivere altrove. Mi auguro che persone di buona volontà possano aiutarci a trovare soluzioni idonee». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“ABBIAMO PAURA”

E’ stato definitivamente sgomberato il camping River, insediamento nomade in quel di Roma. Nonostante la Corte di Strasburgo avesse dato parere negativo, l’amministrazione capitolina ha deciso di intervenire su “spinta” del ministro dell’interno Salvini. Sono ovviamente giunte le proteste dei rom che si sono ritrovati in mezzo ad una strada. RomaToday raccoglie alcune delle lamentele degli stessi, come ad esempio quella di Adriana, una delle donne che abitava al River fino a qualche ora fa: «Scappiamo da lì ma non sappiamo dove andare – dice – abbiamo paura per le nostre famiglie e per i nostri figli. Oggi, se fossimo rimasti nei pressi del campo, hanno minacciato di toglierceli». Così invece un’altra donna, che fa un discorso molto simile: «Sanno quanto contano per noi i nostri bambini: quello è stato l’unico modo per cacciarci». C’è chi pensa di lanciare un appello al Vaticano (“Forse solo il Papa può aiutarci”); mentre altri affermano: «Troveremo riparo da qualche parte, ma non sappiamo dove. Non possiamo rimanere tutti insieme. Abbiamo paura». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



“ENTREREMO NELLE VOSTRE CASE”

La minaccia dei rom rimasti fuori dal campo, la paura dei residenti, le provocazioni con sassaiole annesse che hanno mandato all’ospedale un vigile: la situazione davanti al Camping River è tutt’altro che tranquilla, nonostante lo sgombero sia andato “a buon fine”. L’effetto sorpresa voluto da Raggi e Salvini è stato scelto, pare, per evitare che si potessero creare resistenze organizzate da parte dei residenti interni, con alcuni clan di etnia rom che vivevano all’interno della vasta area abbandonata che avrebbero potuto reagire all’azione preordinata delle autorità romane. «Abitavo qui da quattro anni prima stavo al campo de La Cesarina (sgomberato nel settembre del 2013, ndr), poi al centro in via Visso, a San Basilio», racconta una 19enne rom, fuori dal Camping River, al collega di Repubblica. La municipale intanto smentisce che durante lo sgombero siano stati usati metodi violenti e modi accusati dagli stessi “inquilini” appena usciti per strada: «Le operazioni si sono svolte in maniera del tutto pacifica, è tutto registrato: i filmati saranno consegnati in procura». Intanto il sindaco di Roma, ieri sera, fa sapere su Facebook «Legalità e tutela dei diritti delle persone. Con questi principi prosegue la nostra azione per il superamento dei campi rom la Corte europea ci dà ragione, perché gli abbiamo offerto un alloggio alternativo, l’operazione è corretta», scrive Virginia Raggi. 

LO SGOMBERO DEL CAMPING RIVER

«Avevamo ragione»: così il sindaco di Roma, Virginia Raggi, commenta la giornata difficile e tesa di ieri per lo sgombero del campo nomadi al Camping River in zona Tiberina. Lo “schiaffo” contro lo stop della Cedu viene parzialmente ridimensionato quando la stessa Corte Ue fa sapere da Strasburgo che lo sgombero poteva essere effettuato per i tre rom che avevano fatto ricorso: non parlava però di tutti gli altri e per questo ci potrebbero essere sanzioni lanciate contro la decisione del Ministro Salvini e del Sindaco Raggi. In attesa di evoluzioni “politiche” della vicenda, l’emergenza rom resta altissima visto che lo sgombero – comunque più pacifico di quanto non sia stato fatto passare da alcuni media nelle scorse ore – ora mette sul tavolo il problema di coloro che vivevano lì dentro e ora non ne vogliono sapere di accettare gli alloggi permanenti forniti dal Campidoglio. In serata una feroce sassaiola è stata lanciata contro gli agenti della Polizia Locale, come forma di protesta per le sbarre tirate davanti al campo rom divenuto ormai invivibile e fulcro di una alta emergenza igienico-sanitaria. Ma non solo, come vediamo qui sotto..

COSA È STATO TROVATO DENTRO IL CAMPO ROM

Gli agenti della Municipale hanno trovato letteralmente “di tutto” dentro al Camping River: pistole finte, refurtive varie di rapine e furti negli appartamenti della zona, addirittura macchine di lusso. Nelle roulotte scassate e in condizioni pietose a livello igienico, si tenevano – secondo le autorità della Capitale – gli “uffici” dei capi clan rom di alcune famiglie criminose del quartiere Tiberina. «Ora bruciamo tutto..», avrebbero detto alcuni residenti del campo poco prima che iniziasse lo sgombero ieri mattina. La reazione, poi, è stata veemente: «Entreremo nelle case dei cittadini, da stasera, per fargli vedere cosa significa essere buttati in strada», grida un ragazzo di 27 anni proveniente dal Kosovo. Immediato il cordone di sicurezza messo davanti ai portoni dei condomini e delle villette vicino al Camping River Village, con i residenti che temono ripercussioni anche nei prossimi giorni. «I residenti sono preoccupati, temono che queste persone rimangano qui chissà per quanto», ammette l’ex minisindaco di questo municipio, il XV, Daniele Torquati. Insomma, la situazione, è tutt’altro che risolta..