Ci potrebbe essere stato a bordo un personaggio misterioso, un dirottatore, a bordo del volo scomparso 4 anni fa. Il rapporto appena reso pubblico dice infatti che a un certo punto l’aereo fece una manovra che solo un essere umano poteva fare, non il pilota automatico. Se resta plausibile l’intenzione del pilota di suicidarsi con tutti i passeggeri, si apre anche l’ipotesi di un ordine impartito da un personaggio misterioso ai piloti. Nel rapporto si dice infatti che diversi elementi fanno pensare “fortemente a una interferenza illegale”. Nessun gruppo terroristico ha mai rivendicato l’azione, ma potrebbe essersi trattato di un gesto singolo deciso da una persona magari con problemi mentali che voleva schiantarsi. Nel modo con cui comunicavano i due piloti durante il viaggio, si legge ancora, “non ci sono elementi che facciano pensare a problemi di instabilità mentale”. Ma si tratta soltanto di teorie, la verità rimane insondabile (Agg. Paolo Vites)
IL MISTERO DEL VOLO SCOMPARSO
Se a 4 anni da quel maledetto 8 marzo 2014 non siamo ancora in grado di dire che fine abbia fatto il Boeing 737 della Malaysia Airlines partito da Kuala Lumpur e diretto a Pechino, se dopo 449 pagine redatte da 19 esperti internazionali la verità su quel volo scomparso è ancora lontana, lo dobbiamo prima di tutto al fatto che il relitto dell’aereo non è mai stato ritrovato. Ad ammetterlo sono state le stesse autorità malesi, sottolineando come senza il ritrovamento del relitto, arrivare a conclusioni certe sia praticamente impossibile. Come riportato da Il Messaggero, in questi anni tre pezzi del MH370 sono stati ritrovati sulle coste africane: comunque troppo poco per sperare di ricostruire quanto accaduto. Eppure non si può dire che non si sia fatto di tutto per recuperare il relitto: due lunghe missioni di ricerca – una guidata dai governi di Malaysia, Australia e Cina e l’altra diretta una azienda privata americana – dopo aver perlustrato scandagliato i fondali di un’area di mare grande quanto tre quarti dell’Italia, non hanno prodotto alcun risultato. Un vero e proprio mistero…(agg. di Dario D’Angelo)
I DUBBI SUL PILOTA MA “NON E’ STATA UNA MISSIONE SUICIDA”
Svaniti nel nulla: il destino dei 239 passeggeri del volo scomparso Malaysia Airlines Mh370 mentre sorvolava l’Oceano Indiano l’8 marzo del 2014, che fine hanno fatto? A questo quesito, dopo 4 anni di inchieste e rivelazioni o presunte tali, neanche il rapporto ufficiale delle autorità malesi è riuscito a dare una risposta precisa. Viene escluso il velivolo si sia inabissato a causa di un guasto meccanico o che, come si era inizialmente pensato, il primo pilota abbia deciso di suicidarsi e di portare con sé centinaia di vite. Pochi mesi fa era stata una tv australiana a condurre un’inchiesta consultando diversi esperti aeronautici che aveva rilanciato l’ipotesi che Zaharie Ahmad Shah avesse condotto il Boeing in una missione suicida. L’uomo da poco si era separato dalla moglie e pochi giorni prima del volo dell’8 marzo e pochi giorni prima aveva provveduto a cancellare tutti i dati dal suo simulatore di volo, su cui aveva anche provato anche delle rotte proprio verso l’Oceano Indiano. Kok Soo Chon, l’investigatore che ha coordinato la redazione del rapporto ufficiale, ha però archiviato questa possibilità: “Siamo dell’opinione che non possa essere stato il pilota”. (agg. di Dario D’Angelo)
RESTA IL MISTERO DEL VOLO SCOMPARSO
Sarà forse ricordato per sempre come un mistero senza soluzione, proprio ciò che non avrebbero mai voluto i familiari dei 239 passeggeri a bordo del volo scomparso Malaysia Airlines Mh370 che si presume essere precipitato nelle acque dell’Oceano Indiano l’8 marzo del 2014. Quattro anni di indagini, ricostruzioni, dubbi e supposizioni, culminate in un rapporto di quasi 500 pagine che rappresenta per le autorità malesi quanto di più vicino ad una resa possa esistere. Sì, perché se è vero che viene accertata “l’interferenza di terzi” nel disastro aereo, lo è altrettanto che nessuno è ancora in grado di dire cosa sia accaduto esattamente a bordo di quel “maledetto” aereo. La novità più clamorosa è forse quella che scompagina tutti gli schemi che fino a poche ore fa venivano dati per buoni, quelli secondo cui il primo pilota Zaharie Ahmad Shah aveva condotto il Boeing in una missione suicida. Non la pensa così Kok Soo Chon, l’investigatore capo del documento di 449 pagine redatto da 19 esperti internazionali che, come riportato da Il Messaggero, ha escluso sia comportamenti anomali da parte dei piloti sia un guasto meccanico. Ma allora cos’è successo?
L’IPOTESI DIROTTAMENTO
Se sul volo scomparso Malaysia Airlines Mh370 non ci sono certezze, l’unico modo per tentare di capire cosa sia accaduto al Boeing 737 partito da Kuala Lumpur l’8 marzo del 2014 è procedere per esclusione, vagliando le varie ipotesi e procedendo a tentoni. Allora quella più credibile, per quanto nessuna organizzazione abbia mai rivendicato l’azione e tenendo conto che nessuna richiesta di riscatto sia mai pervenuta, è che alla fine si sia trattato di un dirottamento da parte di qualcuno che abbia costretto il pilota a fare manovre non volute, come abbandonare la rotta originaria verso Pechino e virare bruscamente a sud-ovest dopo aver disattivato manualmente i sistemi di comunicazione, per poi volare sopra l’Oceano Indiano per altre lunghissime 7 ore. In una situazione del genere i familiari faticano a trovare pace: alcuni di loro hanno lasciato in lacrime la riunione privata con il ministro dei trasporti. “Non c’è niente di nuovo”, hanno dichiarato senza nascondere rabbia e delusione, sentimenti con cui dovranno fare i conti a lungo, forse per sempre.