Il caso della 37enne americana Amanda, vittima di uno shock tossico dovuto a uno degli assorbenti interni che usava e che per poco non l’ha portata alla morte ha riacceso non solo negli Stati Uniti ma anche da noi il dibattito su quali siano le cause di questa sindrome e i fattori scatenanti, nonché le sue avvisaglie. Nel caso della donna, l’infezione (successivamente curata con degli antibiotici) è stata causata da delle esotossine stafilocciche ma in generale, a causa di coppette o tamponi vaginali, può esserci una proliferazione incontrollata di alcuni batteri e i fattori di rischio più comuni, secondo i ginecologi, sarebbero l’uso continuato dello stesso tampone, l’eventuale presenza di lesioni e la condizione di immunodepressione nel caso di alcuni antibiotici. Per prevenire invece questa sindrome, innanzitutto, è bene rispettare alcune semplici norme igieniche pe ridurre al minimo le possibili della sua insorgenza: ad esempio, anche se a volte può sembrare banale ricordarlo, è bene lavare le mani prima di procedere all’uso del tampone; inoltre, quest’ultimo andrebbe cambiato almeno una volta ogni quattro ore mentre, durante le lunghe ore di riposo o nel sonno, ricorrere piuttosto a degli assorbenti esterni. (agg. di R. G. Flore)



SHOCK TOSSICO CAUSATO DALL’ASSORBENTE

Ha rischiato di morire una 37enne americana, Amanda Stanley, a causa di uno shock tossico provocato da un assorbente interno. Lo shock è stato causato da esotossine stafilococciche o streptococciche, e la donna ha avuto dolori atroci, febbre e vomito, rischiando appunto la vita. Lo shock tossico è raro ma comunque probabile, e il tutto viene poi curato attraverso degli antibiotici. E’ causata da cocchi produttori di esotossina, e potrebbe verificarsi nelle donne che hanno avuto una preesistente colonizzazione stafilococcica della vagina e che lasciano, come in questo caso, tamponi o altri dispositivi inseriti al suo interno. Il contatto fra i due “corpi” provoca appunto la produzione di esotossine, facilitando la loro entrata nel circolo sanguigno, attraverso delle micro-lesioni. La probabilità che si verifichi questo tipo di infezione è molto bassa, pari a 3 casi su 100.000 donne in fase mestruale. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



LA DISAVVENTURA DI AMANDA STANLEY

Bruttissima avventura per una 37enne del Massachussets, Amanda Stanley, che per un motivo banalissimo ha rischiato di perdere la vita per una grave infezione. Madre di due bambini, la Stanley ha usato come sempre un assorbente interno al momento dell’arrivo del ciclo mensile: questa volta però, dopo l’uso, non si è accorta che un frammento dell’assorbente era rimasto all’interno. Dopo alcune ore, Amanda ha iniziato ad accusare disturbi come vomito e febbre alta e si è rivolta all’ospedale, dove le è stata diagnosticata in seguito alle analisi effettuate un’infezione da streptococco. I medici inizialmente si sono trovati però in grande difficoltà, non capendo come la donna abbia contratto l’infezione.



ALTRE 24 ORE SAREBBERO STATE FATALI

Ancora in preda a febbre e nausea, andando in bagno però la donna si è accorta di un pezzetto del tampone rimasto all’interno ed ha capito. Una parte dell’assorbente aveva scatenato l’infezione, e Amanda è rimasta dunque ricoverata in ospedale. Diagnosi: sindrome da shock tossico, e i medici hanno anche affermato come la donna sia stata fortunata, perché altre 24 ore senza comprendere la causa dell’infezione sarebbero state fatali. Amanda si è sottoposta ad un lungo ciclo di antibiotici ed ora è fuori pericolo, ma ha voluto testimoniare questa sua terribile esperienza per mettere in guardia le donne che usano assorbenti interni a fare la massima attenzione. La 37enne ha dichiarato: “Sono stata davvero fortunata a notare il pezzo di tampone, così mi hanno potuto curare rapidamente.” L’infezione era infatti in fase già molto avanzata.