“Che vuoi? Vattene! Questo non è l’ufficio del veterinario”, così si è sentito apostrofare Ibrahima Diop, italo-senegalese di 39 anni, da un dipendente dell’Asl di Giulianova, alla quale si era rivolto per conoscere i passaggi da effettuare per il rinnovo del libretto sanitario. Un episodio di razzismo bello e buono, arrivato in un momento in cui il tema è oggetto di dibattito anche a livello politico, che per la sua gravità rappresenta però una prima assoluta per il malcapitato Ibrahima, residente in Italia da 18 anni, perfettamente integrato e sposato con una ragazza abruzzese. Come riportato da La Repubblica, in passato, il senegalese non ha nascosto di aver subito “ogni tanto qualche battutaccia, ma niente di grave”. Nulla di lontanamente paragonabile a quanto accaduto all’ufficio della Asl, per quello che dagli stessi amici abruzzesi viene descritto come un “perfetto esempio di integrazione”. (agg. di Dario D’Angelo)



ITALO-SENEGALESE ALLONTANATO DA ASL: “QUI NON E’ IL VETERINARIO”

L’Italia è diventata razzista? La domanda, seria e non da banale discussione da bar, va quantomeno posta quando si assiste a casi del genere, tipo quello in Abruzzo dove un ragazzo italo-senegalese è stato respinto dall’Asl – pare – per il colore della sua pelle. La domanda, da seria qual’è, dovrebbe riguardare però non solo gli ultimi 3 mesi: al netto dei toni da saloon dei vari Salvini, Di Maio, Lega, M5s, Pd, Forza Italia e compagnia, il problema del razzismo e dell’accettazione del diverso non nasce certo oggi e si porta avanti anni e anni di lotte e di scontri. Questo non significa la frattura tra chi sostiene che “di colpo l’Italia è razzista” e chi invece nega il problema, ma il comprendere di volta in volta dove stia il vero e dove stiano i motivi reali di aggressioni, insulti e comportamenti spiacevoli in generale. Questo è il compito del cronista e da qui partiamo per raccontarvi la storia di Ibrahima Diop, 39 anni nato in Senegal ma in Italia dal 2000: la sua storia viene raccontata dai giornali locali abruzzesi, in primis, e poi oggi giunge fino alle cronache nazionali. Qualche giorno fa andando all’ufficio Asl di Roseto per alcune informazioni, riceve il seguente trattamento: «Dovevo rinnovare il libretto sanitario, volevo sapere soltanto quali fossero i documenti da portare agli uffici dell’azienda sanitaria locale. Tutto poteva pensare, tranne che un solerte impiegato lo insultasse al grido: “Che vuoi? Vattene. Questo non è l’ufficio del veterinario…».



RESPONSABILE RISCHIA IL LICENZIAMENTO

Ci rimane evidentemente male e da qui nasce l’intenzione, dopo averne discusso con la sua famiglia, di sporgere denuncia ufficiale: «Mai come in quel momento mi sono sentito umiliato, è giusto che chi ha sbagliato paghi». La sua storia viene poi raccontata dai social e dai giornali locali fino a divenire di dominio pubblico, con Repubblica e Il Fatto Quotidiano che riportano le prime impressioni di Ibrahima: nei giorni in cui il Governo e in particolar modo Salvini vengono accusati di fomentare casi di razzismo in tutta Italia, ovviamente, una notizia del genere non poteva certo passare inosservata. «Avrà avuto 50-60 anni, alto, capelli grigi, occhiali», spiega Ibrahima, senegalese sposato con una ragazza abruzzese e perfettamente integrato da quasi vent’anni. Si cerca ora quel responsabile che rischia, a tutti gli effetti, il licenziamento per giusta causa.