E se Innocent Oseghale stesse coprendo qualcuno? Non solo qualche compagno nigeriano, ma proprio qualche cliente forse molto facoltoso – dei tanti che “giravano” negli affari illegali del 29enne accusato di omicidio e occultamento di cadavere (con l’aggravante della mutilazione). L’impressione, dopo la ricostruzione del tutto imparziale fatta da Oseghale nell’interrogatorio-rivelazione di ieri mattina, è che la “confessione a metà” del nigeriano possa in realtà celare una possibile copertura di qualcosa di molto più grande. Ciò che non torna è il sezionamento del corpo “improvvisato” – non è pensabile che chi non abbia mai avuto esperienza in tal materia possa essere riuscito a compiere uno sforzo così imponente per una sola persona, senza soprattutto lasciare grandi tracce tra l’appartamento e il palazzo in cui si trovava – e anche il motivo per cui, sotto overdose, il nigeriano sia uscito di casa solo per ritornare qualche ora più tardi. Da ultimo, che l’autopsia ha evidenziato delle coltellate fatali al fegato: e se tutto questo fosse opera di qualcun altro che assieme a Oseghale ha compiuto il massacro? Di questa ipotesi, non esclusa dalla Procura, vi è però il punto debole: perché il 29enne in carcere, unico imputato, si addosserebbe tutta la colpa rischiando dai 30 anni all’ergastolo “solo” per coprire qualcuno? 



LA RICOSTRUZIONE È PARZIALE

Per quanto sia arrivata la confessione di aver smembrato il corpo di Pamela Mastropietro, per Innocent Oseghale c’è ancora molto da chiarire riguardo la brutale morte della 18enne tossicodipendente romana. In molti hanno osservato come la ricostruzione dello spacciatore nigeriano possa essere stata solo parziale, visto che dai rilievi non risulterebbe che sia stata un’overdose a uccidere Pamela, come affermato invece da Oseghale che ha sottolineato di aver fatto a pezzi il corpo solo dopo la morte della ragazza. Inoltre, c’è un’incongruenza tra la morte di Pamela per overdose e il fatto che Oseghale sia uscito di casa senza preoccuparsi di quanto stava accadendo, per poi fare ritorno e cercare maldestramente di far sparire il cadavere di Pamela. Tutti aspetti sui quali gli inquirenti continueranno a lavorare per far luce sulla tragica vicenda. (agg. di Fabio Belli)



OSEGHALE SCAGIONA LUCKY DESMOND

Una confessione a metà: Innocent Oseghale ha ammesso di aver fatto a pezzi il cadavere di Pamela Mastropietro ma sostiene di non essere lui il responsabile dell’uccisione della 18enne romana morta a Macerata sei mesi fa. Come riportato da Il Messaggero, Oseghale ha anche scagionato il connazionale Lucky Desmond (in carcere ora per spaccio di droga) che lo stesso Innocente aveva chiamato in causa in un primo momento, riferendo che al momento della presunta overdose che sarebbe costata la vita a Pamela si trovava solo in casa. L’avvocato Simone Matraxia che lo difende con il collega Umberto Gramenzi, ha spiegato:”Oseghale ha scelto di sua spontanea volontà di fare queste dichiarazioni, di assumersi la responsabilità di aver sezionato il cadavere di Pamela una volta preso atto del capo d’imputazione e degli elementi in mano all’accusa”. (agg. di Dario D’Angelo)



MELONI, “OSEGHALE MARCISCA IN GALERA”

È stata l’unica rappresentante della politica ad aver sostenuto fin dal primo momento la mamma di Pamela Mastropietro, e non poteva certo mancare il suo commento dopo le notizie circa la confessione di Innocent Oseghale: «Lo spacciatore nigeriano arrestato per l`omicidio di Pamela ha confessato di averla fatta a pezzi, ma dice che la ragazza era già morta. Spero che non passi questo gravissimo precedente giuridico secondo il quale basterebbe far sparire un cadavere, o farlo a pezzi, per salvarsi dall’accusa di omicidio», scrive Giorgia Meloni su Facebook. Per la presidente di Fratelli d’Italia, d’ora in avanti «questa bestia deve marcire in galera per il resto della sua schifosa esistenza. Niente scherzi», conclude in maniera durissima la leader della Destra italiana, tra i più attaccati per aver “fomentato” gesti folli di vendetta contro i nigeriani, proprio come Luca Traini (l’aggressore a colpi di pistola per le vie di Macerata qualche giorno dopo la morte di Pamela). 

MISTERO SUL RAPPORTO PRIMA DELLA MORTE

Niente omicidio ma anche niente violenza: lo dice Innocent ma gli inquirenti dovranno ben giudicare al meglio tuta i dettagli della scientifica in merito alla questione del rapporto sessuale consumato dalla ragazza prima della sua tragica morte. Stando a quanto riferito nei mesi scorsi dalla Procura, la versione data da Oseghale oggi avrebbe alcune conferme, ma non tutte. La 18enne romana, dopo la fuga dalla Comunità di Roma – ancora per nulla chiara nella modalità e nella forma – avrebbe chiesto della droga e per poterla avere avrebbe avuto un rapporto sessuale nei pressi di un sottopasso in zona Macerata. Il filmato della Procura è stato fatto vedere al nigeriano questa mattina durante l’interrogatorio: «Un passaggio che collide con il castello accusatorio, che gli attribuisce una violenza sessuale, ma che invece era stato riconosciuto valido dal gip, Giovanni Maria Manzoni», spiega l’Agi. Oseghale invece, tramite l’avvocato, ha fatto sapere che dopo il rapporto hanno cercato Lucky Desmond, che avrebbe ceduto loro la droga. Poi sono saliti, solo loro due, nell’appartamento e da lì in poi ci restano solo le confessioni a metà di Innocent: al momento, per capire cosa sia successo a Pamela, non bastano per niente. 

OSEGHALE CONFESSA “A METÀ”

Innocent Oseghale avrebbe confessato di aver fatto a pezzi il corpo della povera Pamela Mastropietro, la 18enne romana uccisa e smembrata lo scorso 30 gennaio a Macerata. L’inviato di Quarto Grado, Remo Croci, ha svelato il contenuto di un recente interrogatorio svolto dal Procuratore capo di Macerata – Giovanni Giorgio – al 29enne nigeriano: «Una volta a casa Pamela si è iniettata l’eroina e subito dopo si è sentita male. Ho chiesto aiuto a Anthony, un mio amico, al telefono. Lui mi ha suggerito di gettarle sul corpo dell’acqua fredda e di chiamare l’ambulanza. Ho avuto paura. Lei non rispondeva più. Sono uscito a fare delle consegne». Ammette di averla fatta a pezzi subito dopo nell’interrogatorio, ma esclude di averla uccisa: ecco come sarebbe andata, secondo Oseghale, quel terribile momento quando lui è rincasato, «Quando sono tornato lei era morta. Sono uscito a comprare un sacco per nascondere il corpo. Non ci sono riuscito perché il sacco era piccolo. Ho preso così la decisione di sezionare il corpo. Non l’avevo mai fatto prima. Ho nascosto i resti in due valigie e le ho portate con un taxi verso Sforzacosta ma ero al telefono e non mi sono accorto di aver superato il paese e così ho chiesto al tassista di lasciare le due valigie lungo il fossato. Temevo della reazione della mia compagna».

I MISTERI SULLA MORTE RIMANGONO

Secondo l’imputato dunque non vi sarebbero gli estremi né di omicidio volontario né di violenza sessuale sulla giovanissima Pamela: si tratta di una svolta, questo è certo, ma non una soluzione piena di ogni mistero che rimane ancora sulla vicenda di Macerata. Di cosa è veramente morta? Perché lui sarebbe uscito mentre lei andava in overdose? Che rapporto avrebbero con la morte della 18enne – in fuga dalla comunità di recupero a Roma – gli altri 2 nigeriani imputati nel caso aperto dalla Procura? Le domande restano, i misteri pure e le parole di Oseghale non fanno che aggiungere punti interrogativi ad una vicenda già mancante di suo di molte spiegazioni. Ricordiamo che secondo la perizia dei Ris, ci sarebbe stato solo il nigeriano Innocent Oseghale all’interno dell’appartamento di via Spalato a Macerata: come questa perizia può stare assieme alle “confessioni” del 29enne nigeriano?