L’ex giudice Mineo, stando all’inchiesta che da mesi impegna le Procure di Messina e Roma, si sarebbe interessato come già spiegato qui sotto alle imprese Am Group Srl e Open Land Srl, entrambe gestite dai costruttori Frontino: non solo, erano anche le favorite nei ricorsi intentato contro il Comune e la Sovrintendenza di Siracusa. «Nel primo caso l’oggetto del contendere era un permesso per demolire e ricostruire il centro commerciale Fiera del Sud. Nel secondo caso, invece, il nulla osta negato alla Am Group che voleva realizzare 71 villette nella zona vicina alle mura dionigiane di Siracusa», spiega il Fatto Quotidiano. Pare che, rispetto ai buoni uffici dei due avvocati, il Tribunale aveva nominato come perito un ingegnere aerospaziale per analizzare e valutare un caso di particolari vincoli archeologici. Quanto accusano i giudici di Messina e Roma riguarda la decisione che quel “perito” aveva importato davanti all’ex giudice ora in manette: «la società avrebbe dovuto ottenere un risarcimento da 240 milioni di euro». Questi come altri sovvertimenti di verdetti avevano come obiettivo quello di favorire i tal gruppi malavitosi tra Catania a Siracusa, sempre secondo la tesi dell’accusa che ha piazzato in manette Giuseppe Mineo. (agg. di Niccolò Magnani)
ALTRI NOMI IN ARRIVO DA AMARA?
L’accusa a carico dell’ex giudice del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione Sicilia, Giuseppe Mineo, è quella di corruzione in atti giudiziari. Secondo quanto emerso dalle indagini, Mineo avrebbe pilotato sentenze per favorire legali. A finire in manette anche Alessandro Ferraro, stretto collaboratore dei legali Piero Amara e Giuseppe Calafiore. La vicenda si colloca nell’ambito dell’operazione “Sistema Siracusa” che già lo scorso febbraio aveva portato ad altri 13 arresti. A vuotare il sacco e portare così ai nomi dei nuovi arrestati, tra cui l’ex giudice, è stato proprio l’avvocato Piero Amara il quale avrebbe già riempito centinai di pagine di verbali della procura di Messina che, al momento, come spiega La Sicilia, starebbe congelando anche le testimonianze di Giuseppe Calafiore nell’ambito di alcuni incidenti probatori davanti al Gip. Lo stesso Amara rientrava tra gli arrestati dello scorso 6 febbraio per corruzione, falso e associazione a delinquere. Da oltre un mese però avrebbe deciso di collaborare con la giustizia e grazie alle sue testimonianze non è escluso che nei prossimi giorni la vicenda possa avere un’ulteriore colpo di scena con il coinvolgimento di altri nomi eccellenti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)
IL GIP, “UNA PROFESSIONALITÀ NEL DELINQUERE”
L’arresto dell’ex giudice Giuseppe Mineo a Messina, con l’accusa di corruzione e di aver pilotato delle importanti sentenze dietro il pagamento di una somma totale di circa 115mila euro, sta scuotendo quest’oggi la Giustizia siciliana e non solo, dato che il nome del togato era stato fatto a suo tempo dall’allora premier Matteo Renzi per il Consiglio di Stato. E a destare scalpore non è soltanto il suo arresto e l’impianto accusatorio a suo carico, ma pure le parole del gip del capoluogo siciliano che, senza tanti giri di parole, ha scritto che Mineo mostrava “una particolare professionalità a delinquere, in spregio alla funzione che ricopriva”. Inoltre, a proposito dell’ex giudice sempre il gip parla di una “disinvoltura” con la quale sovente piegava la sua funzione giurisdizionale per degli interessi privato per quello che viene definito alla stregua di un vero e proprio “mercimonio” che l’inchiesta alla quale hanno collaborato alcuni giudici con le loro testimonianze sta portando alla luce. (Agg. di R. G. Flore)
“115MILA EURO PER SOVVERTIRE DUE SENTENZE”
115 mila euro per sovvertire due sentenze: questa l’accusa nei confronti dell’ex giudice amministrativo Giuseppe Mineo. Arrestato per corruzione dalla Guardia di Finanza, Mineo è coinvolto nell’ambito dell’inchiesta della procura sulle sentenze pilotate. Il denaro in questione sarebbe dovuto andare all’ex governatore Giuseppe Drago, che lo avrebbe utilizzato per curarsi in Malesia.Recentemente Mineo è stato nominato a capo del nucleo di valutazione dei dirigenti dell’ente e delle performance dell’amministrazione dal Comune di Vittoria. Il Giudice lo ha descritto come una persona “avvezza a una particolare professionalità a delinquere in spregio alla funzione pubblica ricoperta”. Arresti domiciliari non sufficienti, anche quelli aggravati dall’uso del braccialetto elettronico: Mineo è finito in carcere per la sua “capacità di piegarsi a interessi privati”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CORRUZIONE E SENTENZE PILOTATE
La confessione-chiave del brutto caso di corruzione in Sicilia è giunta, come già dicevamo qui sotto, dalla testimonianza dell’avvocato Amara che collaborava e non poco con Giuseppe Mineo: le rivelazioni del legale ex Eni, che a febbraio finì in manette nell’ambito della stessa indagine che ha colpito oggi l’ex giudice della Cga siciliana, avrebbero svelato un sistema corruttivo che manovrava la giustizia e gli affari a Siracusa. Nell’interrogatorio avuto con la Procura di Messina mesi fa ora sono al vaglio dei colleghi di Roma che hanno utilizzato gli importanti elementi forniti per giungere fino a Mineo: «A dicembre 2015 De Lipsis (ex giudice del Cga ndr) va in pensione. Qui interviene Ferraro (imprenditore siracusano arrestato con Mineo ndr) e assume un ruolo. Viene nominato relatore Mineo. Comincia la manovra di avvicinamento di Mineo. Viene trovato il punto debole: era molto amico di Drago, ex presidente della Regione (morto nel 2016 ndr). Mineo chiede a Ferraro di aiutare Drago che era molto malato. Ferraro chiede a sua volta a me ed a Calafiore. Nel 2016 allora Ocean Consulting fa un bonifico per Ferraro a beneficio della famiglia Drago», racconta Amara ai magistrati messinesi, aggiungendo poi che il pagamento fatto è sostanzialmente utilizzato per “assecondare” Mineo. «[…] Cercammo, io e Calafiore, a Roma all’hotel Alexandra, alla presenza di Ferraro di convincerlo a riconoscere di più. L’incontro fu preparato, Calafiore venne con degli appunti e scrisse addirittura un’ipotesi di sentenza. Gli atti furono consegnati a Mineo…», conclude la deposizione riportata in ampi stralci oggi dal Giornale di Sicilia. (agg. di Niccolò Magnani)
SENTENZE PILOTATE AL CONSIGLIO DI STATO E CGA SICILIA
Corruzione, arrestato ex giudice Cga siciliana Giuseppe Mineo: prima testa eccellente coinvolta nell’inchiesta delle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e al Cga siciliano. Dopo gli arresti di febbraio, come sottolinea la Repubblica, decisive le testimonanze degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore: in manette Giuseppe Mineo su richiesta della Procura di Messina guidata da Maurizio de Lucia. La Guardia di Finanza ha arrestato uno dei pezzi grossi del Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia. E il suo nome non suona nuovo: due anni fa Mineo fu infatti indicato da Matteo Renzi, al tempo presidente del Consiglio, nella lista dei nuovi giudici del Consiglio di Stato nonostante la sanzione per il ritardo con cui depositava le sentenze. L’esclusione dal massimo organo della giustizia amministrativa è arrivata poi successivamente alla verifica dei requisiti.
CORRUZIONE, ARRESTATO GIUDICE GIUSEPPE MINEO
Secondo quanto sottolinea Repubblica, la promozione era stata assicurata proprio dagli avvocati e da Calafiore per ringraziarlo per il lavoro svolto a sostegno della decisione favorevole a due società (Open Land e Am Group) in una maxirichiesta di risarcimento che nel 2016 rischiò di mandare in default il comune di Siracusa. I pubblici ministeri Antonio Carchietti, Antonella Fradà e Federica Rende hanno contestato a Giuseppe Mineo il reato di corruzione. Coinvolto anche Alessandro Ferraro, “facilitatore” dell’operazione: quest’ultimo, tramite un conto corrente di Malta, avrebbe fatto pervenire 115 mila euro in favore di un amico fraterno del giudice, ovvero l’ex presidente della Regione siciliana Giuseppe Drago. Amara nel corso della deposizione ha raccontato ai pubblici ministeri di un incontro con Mineo a Roma, all’Hotel Alexandra: lui e il suo socio Calafiore si sarebbero presentati con un’ipotesi di sentenza pronta da consegnare così da pilotare la decisione in favore della Open Land.