Con il fermo emesso alle prime luci dell’alba di oggi nei confronti di quattro soggetti, si è assistito ufficialmente ad una svolta importante nell’ambito dell’omicidio di Fortunata Fortugno e del suo amante, Demetrio Logiudice. Secondo quanto emerso dalle indagini, la sera del delitto brutale e mentre la coppia era seduta sul sedile posteriore dell’auto di lui, giunse un’auto a velocità moderata dalla quale scese un uomo  che iniziò ad esplodere dai 2 ai 4 colpi di arma da fuoco, uccidendo la donna e ferendo il suo amante. Quest’ultimo è il solo testimone di quell’omicidio ma la sua testimonianza non bastò a portare all’individuazione dei responsabili. Al fine di comprendere quale fosse il movente dell’atto delittuoso, spiega oggi la Polizia di Stato in un comunicato ufficiale, gli inquirenti raccolsero le immagini delle telecamere di videosorveglianza per un totale di diverse centinaia di ore di filmati analizzati che permisero però di ricostruire le fasi dell’incontro delle due vittime e individuare l’auto usata dal killer per compiere un primo sopralluogo. Importanti furono anche le operazioni di intercettazione ambientale e veicolare disposte dalla Dda di Reggio Calabria e che portarono gli investigatori ad avere nelle mani ulteriori informazioni e conferme circa il mezzo usato dal killer per compiere l’agguato, contribuendo a raccogliere gravi elementi colpevolezza a carico di Paolo Chindemi, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



IL BERSAGLIO ERA IL COMPAGNO: FAIDA TRA CLAN

Arrivano ulteriori aggiornamenti sull’omicidio di Fortunata Fortugno. Questa mattina le forze dell’ordine hanno arrestato i quattro killer: una morte dovuta ad un agguato della ‘ndrangheta, l’obiettivo infatti era l’amante Demetrio Logiudice. Come sottolineato da Stretto Web, decisive le informazioni fornite nel corso delle audizioni dall’uomo, unico testimone del delitto, ma soprattutto il lavoro degli investigatori della Sezione Reati contro la Persona della Squadra Mobile di Reggio Calabria. E’ partita una imponente attività di acquisizione delle immagini riprese da circa 70 impianti di video sorveglianza pubblica e privata presenti nei luoghi prossimi a quello in cui era stato commesso l’omicidio. L’analisi delle immagini acquisite ha portato alla scoperta della verità: individuata una Audi A3 Sportback in usco esclusivo a Paolo Chindemi. Ulteriori elementi decisivi sono giunti grazie alle molteplici attività tecniche di intercettazione ambientale locale e veicolare disposte dalla DDA. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



“CRIMINALI PRONTI AD UCCIDERE ANCORA”

Il procuratore capo di Reggio Calabra ha spiegato nella conferenza stampa convocata stamattina sul caso di Fortunata Fortugno che i 4 arrestati per l’agguato al boss erano pronti ad uccidere ancora: «Le indagini sono state avviate subito dopo il fatto di sangue, questo ha consentito di ricostruire fin da subito le fasi dell’agguato. Tutto era finalizzato ad ottenere un controllo criminale del territorio», ha spiegato Giovanni Bombardieri in merito all’operazione “De bello Gallico” scattata quest’oggi. «Gallico era una zona dove apparentemente c’era un vuoto di potere che questi soggetti cercavano di riempire». Necessario intervenire prontamente per fermare il gruppo criminale pronto – ha concluso Bombardieri – «a portare a termine altre azioni delittuose». Secondo le intercettazioni condotte dalla Mobile di Reggio, vi sarebbero alcune dichiarazioni autoaccusatorie da parte di Chindemi ritenuto ora l’esecutore materiale dell’agguato e dell’omicidio di Fortunata. (agg. di Niccolò Magnani)



LA DONNA UCCISA PER ERRORE

È stata uccisa per errore: è questa la conclusione a cui sono giunti in giudici e gli inquirenti di Reggio Calabria nell’arrestare i 4 elementi delle cosche ndrine responsabili dell’omicidio “per errore” appunto della povera Fortunata Fortugno. L’errore è tragicamente lo scambio di persona: i 4 volevano uccidere eccome, ma non lei: òa svolta nelle indagini è arrivata grazie alle immagini acquisite dagli impianti di videosorveglianza pubblici e privati e dalle intercettazioni ambientali disposte nei confronti di alcuni sospettati all’interno dell’operazione chiamata dalla Mobile “De bello gallico”. La Questura di Reggio Calabria, questa mattina, ha spiegato qualche dettaglio in più sugli arresti: «C’è voluto un faticoso lavoro di estrapolazione, studio e analisi delle immagini Centinaia di ore di filmati passati sotto lente, che hanno permesso agli investigatori di ricostruire le fasi dell’appuntamento delle vittime, del sopralluogo, dell’agguato e della fuga del killer, nonché della corsa verso l’ospedale del ferito a bordo della macchina, con la donna colpita a morte». (agg. di Niccolò Magnani)

SVOLTA NEL CASO FORTUNATA FORTUGNO

Sono state arrestate quattro persone ritenute i presunti killer di Fortunata Fortugno, la donna di 48 anni che venne uccisa lo scorso 16 marzo a Reggio Calabria, mentre era appartata in auto con l’amante, Demetrio Lo Giudice, ritenuto un elemento di spicco dell’omonima cosca della ‘ndrangheta. Come riferito dall’edizione online di TgCom24.it, i quattro fermati volevano uccidere l’uomo, che invece rimase solamente ferito ad un braccio durante l’agguato. Per gli arrestati, tutti italiani, le accuse sono quelle di omicidio e tentato omicidio pluriaggravati anche dal metodo mafioso, associazione mafiosa, detenzione e porto d’armi da fuoco clandestine, danneggiamento aggravato, furto aggravato e detenzione illegale di segni distintivi e oggetti in uso ai corpi di polizia.

LE IDENTITA’ DEI 4 ARRESTATI

Le indagini (dal nome De Bello Gallico), durate poco meno di quattro mesi, sono state condotte dalla Direzione distrettuale antimafia e dalla Polizia di Stato di Reggio Calabria, grazie anche all’utilizzo delle immagini degli impianti di videosorveglianza della zona in cui è avvenuto l’assassinio, nonché attraverso l’uso delle intercettazioni ambientali nei confronti dei sospettati. I quattro arrestati sono Paolo Chindemi di 28 anni (figlio di Pasquale, ucciso tre mesi prima), Mario Chindemi (lo zio, anni 50), Santo Pellegrino di 32 anni ed Ettore Corrado Bilardi detto “Pietro” (66). L’obiettivo era quello di affermare la propria leadership criminale a Gallico.