Le etichette alimentari devono essere leggibili, chiare e veritiere, ma da un’indagine condotta da Beuc – l’organizzazione dei consumatori europei – è emerso che non è proprio così. «Il lavoro delle associazioni che fanno parte della nostra organizzazione ha permesso di scoprire come in tutta l’Europa siamo molto diffusi diversi trucchi per l’etichettatura dei prodotti» si legge nel report. Non è raro trovare sugli scaffali dei supermercati di tutta l’Unione europea prodotti senza alcun merito o pregio particolari che invece sono presentati come alimenti “di qualità superiore” o “più sani” di quanto non siano in realtà. E questo avviene sfruttando le “zone grigie” lasciate dalle leggi e dai regolamenti. Il Beuc si è concentrato nel suo studio su tre tipologie di etichette ingannevoli, che peraltro sono quelle più diffuse: quella che presenta i prodotti come di qualità in quanto “artigianali” o “tradizionali”, quella che descrive un prodotto come ricco di frutta, e quella che pubblicizza alimenti come ricchi di grani di tipo diverso. (agg. di Silvana Palazzo)



ETICHETTE ALIMENTARI “BUGIARDE”

Polemica annosa, anche se prima riservata ai contenuti reali nei prodotti, quella delle etichette dei prodotti alimentari. Parzialmente obbligate a dire realmente cosa c’è dentro le cose che compriamo da mangiare, viene alla luce adesso secondo quanto riporta uno speciale della Repubblica un’altra truffa ai danni del consumatore. Grazie a una indagine fatta dal Beuc, organizzazione dei consumatori europei, le etichette riportano ancora notizie false. Sono mini pubblicità che dovrebbero spingere i consumatore ad acquistare un prodotto perché “prodotto in casa” (ma chi produce in casa? I contadini forse), oppure “produzione artigianale” (che significa? chi non usa macchinari?) o “tradizionali” (in che senso?) e che vengono applicate sui prodotti in questione. Ma anche “ricco di frutta naturale”.



BEUC, TROPPI TRUCCHI PER INGANNARE I CONSUMATORI

Secondo lo studio della Beuc, ” leggendo con attenzione la composizione si scopra che sono prodotti industriali e che contengono ingredienti che con la caratteristica di “naturale” c’entrano ben poco”. Ma oggi piace vedere scritto artigianale, fatto in casa, naturale perché vogliamo credere in prodotti non tossici o inquinati, insomma alimentazione sana oggi è diventato un must. Ma la nonna che impasta a casa non esiste più. Lo studio dice infatti che si tratta di “campagne di marketing ideate a tavolino per rendere più attraenti prodotti” che in realtà “contengono coloranti e additivi industriali” e che per questa ragione “non possono essere considerati artigianali e quindi nemmeno etichettati come tali”. Classico il caso dei prodotti a base di frutta: dentro in realtà le proporzioni di frutta vera sono irrisorie o unite a ingredienti per niente sani così come i prodotti “100% integrali” che invece non lo sono. 

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