Parliamo di vaccini? Sì, e però di qualcosa di persino più importante del dovere di vaccinarsi. C’entra con la materia di cui è fatta la nostra identità: che è la ragione, con le sue domande di senso e il desiderio di essere amati e di voler bene. Quante cose stanno dentro una punturina.

Ce lo ricorda una notizia che ci viene dal liceo Arnaldi di Novi Ligure, provincia di Alessandria. I compagni di classe di Simone, uno studente diciottenne ammalato di tumore, osteosarcoma, e dunque fragilissimo e facile oggetto di attacchi virali, hanno deciso di non essere in alcun modo causa di rischio per l’amico. Si sono vaccinati tutti per ridurre allo zero virgola la probabilità che una malattia di qualsiasi genere attenti alla vita di Simone.  



La vicenda non è di questi giorni, ma è venuta sotto i riflettori perché la regione Piemonte ha deciso di consegnare a questa classe un encomio.

E’ accaduto tutto nella trasparenza di ragioni scientifiche e di serietà del vivere. La proposta della professoressa di Scienze, Monica Lupori, ha fatto breccia: ha spiegato che il sistema immunitario di Simone è indebolito dalle cure e che, per proteggerlo, è necessario che attorno a lui si raggiunga l’immunità di gregge, vale a dire un’alta percentuale di vaccinati, che impedisca agli agenti infettivi di circolare.



Non è stato facile, gira uno strano vento petulante e oscurantista. Infatti, ha detto la prof: “Per la verità, qualche ragazzo ha avuto inizialmente un po’ di perplessità, anche sull’onda della campagna no-vax, ma è bastato che parlasse con il suo medico di base per capire l’importanza di immunizzarsi. Se prendiamo l’influenza noi, è un conto, se tocca a Simone, la situazione può essere devastante. La proposta è poi stata accolta da tutti con entusiasmo e i ragazzi si sono vaccinati in blocco”.

A noi questa pare una risposta semplice e bellissima, quella della prof del liceo di Novi. E bisognerebbe che guardassimo con purezza dentro questa piccola storia. Personalmente sono felice di essere costretto da questa notizia a sorprendermi perché i ragazzi, che paiono travolti dal niente di stampo egoista di cui è gonfio il nostro mondo, invece basta poco, uno sguardo diverso di un adulto, e allora attingono a qualcosa di misterioso che è in loro, e per fortuna niente è ancora riuscito a soffocare. Neppure l’esempio della gente potente e di successo. Preferiscono credere a una persona che sta al loro fianco, e indica una strada che tocca il loro cuore, capiscono che quella prof parla così perché vuol bene, gratuitamente. E qui c’è la sorgente di una vita piena di luce e di acqua buona cui dissetarsi.



Tra l’altro quello degli studenti che stanno dando l’esame di maturità a Novi Ligure diventa un giudizio che dovrebbe far riflettere chi, irresponsabilmente, da posizioni importanti, è arrivato come Salvini a sostenere che “dieci vaccini sono troppi”. Su quale base di scienza e coscienza questa affermazione quasi fosse un Nobel? Invece 8 vanno bene? L'”immunità di gregge” è una regola dettata dal primato del bene comune sul menefreghismo individuale; e dev’essere meticolosamente curata. Per questo, accettare l’autocertificazione delle vaccinazioni effettuate perché i piccini siano ammessi alla scuola materna o più su, è l’anticamera di abusi. I certificati si hanno oppure no, e non si capisce perché si forniscano spazi a escamotage davvero delinquenziali. Ci sono persone in buona fede? Certo. Ma non si possono lasciare margini di furbizia ai mascalzoni di cui il mondo no-vax è ben dotato.

Tra l’altro, da Londra siamo stati accusati non da un fogliaccio qualsiasi, ma dal Times, di essere diventati una stazione di posta del contagio di morbillo. Da noi la soglia di vaccinazione si è abbassata sotto il livello di guardia, cioè è all’85, assai meno del 95 per cento che rappresenta il livello di sicurezza perché non si producano focolai. In Italia ci sono stati 5mila casi di morbillo nell’ultimo anno, e sono in crescita. Altro che immigrati africani che portano la malaria, siamo noi italiani a essere untori del morbillo. Commenta sarcastico il Times: “C’è una spaventosa ironia in un politico come Matteo Salvini, che parla del rischio-malattie dagli immigrati africani e poi fa campagna per una politica che ammazza i bambini italiani”.

Che il problema sanitario sia alla fine una brutta conseguenza di una perdita ancora più pericolosa, quella della ragione, diventa evidente al cospetto della visione dei seminatori d’odio in azione. La prevalenza dell’irrazionalità demenziale, che si trasforma in violenza, appare chiara dalla vicenda che ha coinvolto Ivan Zaytsev, campione della Nazionale italiana di pallavolo, che è finito nel mirino degli odiatori no-vax per aver pubblicato una sua foto con la neonata figlia Sienna, appena vaccinata. Gli hanno scritto di tutto, protetti dall’anonimato. “E anche il meningococco è fatto, bravissima la mia ragazza” aveva scritto lo Zar, chiamato così dopo aver guidato gli azzurri alla medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio 2016. Lo hanno puntato con la fucileria degli imbecilli. Prima hanno scritto: “Caro Zaytsev, pensa a giocare a pallavolo; migliaia di bambini sono morti a causa dei vaccini o sopravvivono gravemente danneggiati”, questo è il più educato tra i fanatici. Poi arrivano gli altri, le bestie:  “Zingaro, spero che Salvini ti rimandi al tuo Paese”, che in realtà sarebbe l’Umbria, visto che è nato nel 1988 a Spoleto; “Ti auguro che la bimba sia così sorridente anche domani e sempre. A volte il sorriso si spegne lentamente”. Basta così? C’è molto da lavorare. Bisogna raccontare in giro la storia di Simone e dei suoi amici di Novi Ligure.