Nicolò Clemente, imprenditore considerato vicino al boss super latitante Matteo Messina Denaro, è stato arrestato oggi. Era finito da tempo nel mirino della Dda di Palermo, secondo cui avrebbe fatto affari con la mafia e finanziato gli stessi mafiosi. Un dare-avere che si sarebbe protratto negli anni e che aveva spinto il 50enne titolare di due società edili (sottoposte a sequestro) nel mirino della Dda di Palermo. Come riportato da Meridionews, a parlare di Clemente sono stati Lorenzo Cimarosa, cugino acquisito di Matteo Messina Denaro morto l’anno scorso, e Giuseppe Grigoli. Entrambi lo hanno descritto come uno degli anelli più attivi della catena di fiancheggiatori del latitante castelvetranese. Stando alle rivelazioni fatte da Cimarosa, Clemente avrebbe rimpinguato le casse della famiglia Messina Denaro facendo arrivare soldi alla sorella Patrizia. Ora per l’imprenditore l’accusa è di associazione mafiosa. (agg. di Silvana Palazzo)
MAFIA, ARRESTATO NICOLÒ CLEMENTE
E’ stato arrestato questa mattina all’alba Nicolò Clemente, 58enne imprenditore edile di Castelvetrano, considerato persona molto vicina al latitante più ricercato d’Italia, l’ultimo padrino di Cosa Nostra, Matteo Messina Denaro. Come riferito dall’edizione online del quotidiano La Repubblica, le accuse sono quelle di associazione a delinquere di stampo mafioso, e nell’ambito delle indagini sono state sequestrate anche due aziende dello stesso imprenditore, leggasi la Calcestruzzi Castelvetrano e la Clemente costruzioni. In base alle rivelazioni dei pentiti Lorenzo Cimarosa e Giuseppe Grigoli, le due aziende servivano per assicurare alla famiglia mafiosa i lavoro nell’edilizia pubblica.
IL FRATELLO GIUSEPPE CONDANNATO ALL’ERGASTOLO
Nicolò Clemente non è di certo nuovo alle forze dell’ordine. La sua famiglia ha infatti sempre rappresentato una seria minaccia per via delle sue attività mafiose nella città di Castelvetrano: il fratello Giuseppe, anch’egli facente parte della ristretta cerchia degli spalleggiatori di Messina Denaro, era stato condannato per associazione mafiosa e alcuni omicidi. Dopo la condanna all’ergastolo, cadde in depressione e si suicidò nel 2008 in carcere. Durante l’operazione di arresto, eseguita dalla Dia di Trapani, insieme allo Sco e alle squadre mobili di Trapani e Palermo, sono state portate a termine varie perquisizioni anche nei confronti di altri presunti mafiosi della zona.