Occupi uno stabili e ci fai un centro sociale? È tutto tollerabile (e questo lo era già anche in passato), ma se in più svolge “lavori socialmente utili” allora vengono definiti regolari. Anzi, è il Comune che dovrà pagare i costi. Così ha deciso la Cassazione con una sentenza a suo modo “choc” che ridefinisce l’annoso scontro tra autorità e centri sociali che nella quasi totale maggioranza delle volte occupa stabili, case o locali senza alcuna legittimità legale. Almeno, fino ad oggi: «Gli edifici occupati da centri sociali che svolgono iniziative di utilità sociale con l’acquiescenza del proprietario dello stabile, ingenerando il convincimento della legittimità dell’occupazione, non possono essere sgomberati». Il caso del “Tempo Rosso”, in provincia di Caserta, ha visto la vittoria in Cassazione dopo il ricorso contro il sequestro indetto dal Comune di Pignataro Maggiore: il motivo è presto che detto, gli attivisti sono impegnati nella lotta all’inquinamento della “terra dei fuochi” e per questo motivo sono legittimati ad occupare, con tanto di imbrattamento per via dei murales e omissione di lavori in edificio pericolante.



LA VITTORIA DELLA SINISTRA RADICALE

«Non sarebbe spettato agli indagati porvi rimedio ma, semmai, al Comune proprietario dell’immobile», hanno stabilito i giudici della Cassazione con la sentenza depositata il 10 agosto scorso. Non solo, è stato definito “infondato” il ricorso della Procura, «il reclamo è del tutto generico e non configura alcuna violazione di legge». Su Facebook esultano gli attivisti del Tempo Rosso, scrivendo «Ora attendiamo le motivazioni per vedere se sono state accolte le istanze dei nostri avvocati. Nella provincia del malaffare, del deserto ambientale e sociale, e dell’ipocrisia istituzionale, essere Tempo Rosso è per noi la nostra maniera di esistere e resistere qui, a testa alta e senza mai fare un passo indietro». In una logica “sussidiaria” stravolta, dove lo Stato non aiuta le realtà regolari che si impegnano per la promozione di utilità sociali bensì rende “regolari” chi occupa e non paga, la Sinistra radicale – come ad esempio Sel e LeU – produce la propria personale “vittoria” dopo anni di battaglie sulla legittimità e libertà di espressione dei centri sociali. «La sentenza della Cassazione sulla vicenda di un centro sociale della Campania riconosce finalmente il valore sociale e pubblico di molti di questi spazi sottratti al degrado e all’abbandono», scrive in una nota Paolo Cento (Sel), prima di ribadire come «Il no agli sgomberi nei casi riconosciuti di valore pubblico delle proprie attività stabilito dalla cassazione richiede ora – conclude – uno stop immediato al piano di sgomberi annunciato dal ministro Salvini nelle grandi città a partire da Roma».

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