Ha preferito dimenticare tutto Edoardo Raspelli, il noto giornalista che ha confessato di essere stato violentano all’età di 16 anni da sei persone. Oggi decide di svelare tutto perché “sento il peso della vita che scorre”. Un’intervista nella quale si racconta a cuore aperto e sottolinea anche due date importanti che sono “il 24 luglio 1971 e fu per ‘il delitto della Cattolica‘, il caso ancora irrisolto dell’uccisione di Simonetta Ferrero, una studentessa ventiseienne ammazzata con trentatré coltellate nel bagno dell’università”. Ma c’è anche un’altra data che Raspelli tiene a ricordare: “il 17 maggio 1972”, che è rimasta indelebile nella sua memoria: “Fui il primo giornalista ad arrivare in via Cherubini, avevano appena sparato al commissario Luigi Calabresi…”. (Aggiornamento di Anna Montesano)



I PARTICOLARI DEL RACCONTO

Stanno facendo molto discutere le dichiarazioni shock, rilasciate nel corso di una intervista a Cronaca Vera, a proposito dello stupro subito all’età di 14 anni e a varie esperienze giovanili riguardanti il rapporto con la sessualità e anche i suoi stessi genitori. Il 69enne giornalista enogastronomico noto al grande pubblico anche per le sue apparizioni in tv, ha raccontato per la prima volta dopo quasi cinquant’anni la violenza subita da un gruppo di ragazzini mentre si trovava in un collegio di Chiavari, rievocando anche un drammatico (per un bambino dell’epoca) episodio avvenuto al cinema mentre assisteva con sua madre a un film con una scena omoerotica. Il diretto interessato ha spiegato di aver sentito ora il “bisogno di raccontare perché sento il peso del tempo che scorre”, aggiungendo anche altri particolari a margine di quello che fu un vero e proprio stupro relativi al quel collegio estivo in cui, assieme ad altri ragazzi della sua età, confessa che all’epoca ammonticchiava una serie di materassi per gioco e poi si mostravano vicendevolmente il proprio sesso come gesto di sfida o di competizione tra ragazzini. (agg. di R. G. Flore)



“UNA VOLTA AL CINEMA MIA MADRE MI DISSE…”

Edoardo Raspelli, noto giornalista, conduttore e critico gastronomico, ha deciso di raccontare la violenza subita quando aveva solo 14 anni. Un episodio del quale ha preferito non parlare mai, neppure con i suoi genitori. Il tutto accadde nel 1994 e, nel 1966, Raspelli va al cinema proprio assieme a sua madre Carla. Insieme guardano il film Le amicizie particolari, la storia di due maschi adolescenti prima amici, e poi uniti da un grande amore. L’allore sedicenne Edoardo, di fronte a quelle immagini, scoppia a piangere: “Mia madre mi guarda sorpresa e mi dice, scandendo le parole: ‘Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto‘. Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto“. (Aggiornamento di Anna Montesano)



RICORDI NON SOLO NEGATIVI

Il critico gastronomico Edoardo Raspelli, 69 anni, ha rivelato di aver subito una violenza di gruppo durante l’adolescenza. Una rivelazione che ha deciso di fare soltanto oggi al settimanale Cronaca Vera perchè “adesso che sto affrontando la vecchiaia” è arrivato il momento di “tracciare il bilancio della vita”. Nel corso dell’intervista c’è però spazio anche per ricordi positivi, come il suo primo articolo per il Corriere d’Informazione: “Era il 24 luglio 1971 e fu per ‘il delitto della Cattolica‘, il caso ancora irrisolto dell’uccisione di Simonetta Ferrero, una studentessa ventiseienne ammazzata con trentatré coltellate nel bagno dell’università”. Ma c’è anche un’altra data, “il 17 maggio 1972”, rimasta indelebile nella sua memoria: “Fui il primo giornalista ad arrivare in via Cherubini, avevano appena sparato al commissario Luigi Calabresi…”. (Aggiornamento di Anna Montesano)

UN RACCONTO SCIOCCANTE

Un racconto a dir poco scioccante, quello fornito da Edoardo Raspelli al Corriere della Sera, che lo stesso critico gastronomico non esita a definire “brutto, terribile”. Il noto volto televisivo ha infatti svelato di essere stato violentato all’età di 14 anni da alcuni suoi coetanei mentre si trovava in vacanza in un collegio di Chiavari. Un episodio della sua vita che Raspelli ammette:”Per quarant’anni ho rimosso quell’accaduto terribile”. Ma allora come mai, alla soglia dei 70 anni, il ricordo di questa violenza – di cui Raspelli ha scritto in prima persona per il settimanale Cronaca Vera – è riemerso all’improvviso? Il conduttore di Melaverde se lo spiega così:”E’ perché sento il peso della vita che corre: muore gente che conosci, un bimbo a cui facevi da padrino, un amico caro. E il file, chissà perché, torna leggibile”. (agg. di Dario D’Angelo)

EDOARDO RASPELLI, “MI ASSALIRONO IN SEI”

Edoardo Raspelli, giornalista, scrittore e gastronomo italiano, nonché noto conduttore tv, è stato protagonista di un’intervista ai microfoni del Corriere della Sera, durante il quale ha raccontato un terribile fatto capitatogli nell’adolescenza, una vicenda che torna d’attualità «Come un file cancellato per quarant’anni – spiega lo stesso Raspelli – e che d’improvviso torna leggibile». Durante un’estate di molti anni fa, Edoardo si trovava in vacanza in collegio a Chiavari, assieme ad altri ragazzi: «Un pomeriggio mi assalirono in sei mentre io stavo riposando sul letto nella mia camera. In quattro mi bloccarono, gli altri mi tirarono giù i pantaloni. Mi violentarono».

IMPOSSIBILE RACCONTARE QUESTA TERRIBILE VERITA’

L’allora giovane studente decise però di non parlare con nessuno, a cominciare dal padre Giuseppe, «fascista convinto – prosegue il giornalista – al punto da continuare a indossare la camicia nera per le strade di Milano anche dopo il 25 aprile», e arrivando fino alla madre Carla, donna moderna e sportiva che gareggiava in bicicletta e nella scherma. Nel 1966, due anni dopo la violenza, Raspelli scoppiò: dopo aver visto al cinema assieme alla mamma il film “Le amicizie particolari”, che raccontava le vicende di due maschi adolescenti che si amaronono in gran segreto, Edoardo si mise a piangere, ma la madre lo “colpì” ancora più forte: «Mi guarda sorpresa e mi dice, scandendo le parole: “Piuttosto che tu fossi come loro, preferirei che fossi morto”. Io non ero come loro, ma quelle parole le trovai ugualmente terribili. E forse per questo preferii dimenticare tutto».