Si cerca ancora una causa precisa per il crollo del ponte Morandi di Genova, che ha provocato 39 morti e decine di altre persone ferite. In attesa degli accertamenti da parte delle autorità e degli esperti, molti specialisti in ingegneria ed urbanistica hanno avanzato delle ipotesi riguardo che il crollo sia collegato ad uno scoppio a catena di uno strallo presente nel pilone. Nello specifico in ingegneria si parla anche di ponte strallato, dotato ovvero di diversi tiranti che iniziano dalla sommità dell’antenna e realizzati in epoca più moderna, ma sperimentale, in fibre di carbonio. Ogni strallo è inoltre formato da diversi fili che si intrecciano in modo parallelo. Lo strallo quindi regge il peso dell’impalcato ed a sua volta è ancorato ai piloni di sostegno, ovvero delle torri. La presenza degli stralli serve per lo più ad aumentare la stabilità aerodinamica della struttura, riducendo le flessioni dell’impalcato. La distanza costante mantenuta si aggira sui 6 metri minimo fino ad un massimo di 15 metri. La possibilità che il ponte sia solido dipende in realtà dall’altezza del pilone o torre. All’aumentare dell’angolo dei piloni più alti, ne deriva una minore trazione. Solitamente in ingegneria viene considerata ottimale un’inclinazione di 45°, ma è consentita dai 25° fino ad un massimo di 65°, a seconda dell’altezza dei piloni.
IPOTESI PILA SCALZATA
Secondo il professor Renzo Rosso, preposto alla cattedra del Politecnico di Milano di Costruzioni Idrauliche e marittime e Idrologia, è invece da escludere che la colpa del crollo del ponte Morandi di Genova sia collegata ad un’esondazione del fiume. In questo caso si parla di pila scalzata, ovvero di un’erosione che ha corrotto il materiale dei piloni, con una struttura ad un’altezza di 50 metri. Si parla di pila scalzata in idraulica, per indicare la possibilità che sia presente un’ostruzione o una distruzione da parte di un corso d’acqua o di un fiume che va a corrodere la struttura che sorregge gli stralli e l’impalcatura dello stesso ponte. L’opera di ingegneria presente a Genova attraversa infatti il torrente omonimo, fra i quartieri di Cornigliano e Sampierdarena.
TIRANTE, COS’È E QUAL È LA SUA UTILITÀ
Fra le ipotesi sul perché sia crollato il ponte di Genova si parla spesso di tiranti. Si tratta di una tecnica usata nelle costruzioni di ingegneria per indicare un elemento che collega due strutture e che subisce trazione. La sua utilità nasce dalla capacità del tirante di contrastare il peso e le conseguenze di quest’ultimo sui lati della struttura. Spesso è associato ad elementi come archi e volte, ma è possibile trovarlo anche all’interno di strutture a reticolo in cui il tirante si trova alla base dell’opera. In questo caso assume anche il nome di asta tesa o biella tesa. Va sottolineato che il rifacimento delle intere strutture in calcestruzzo presenti nel ponte Morandi è stato effettuato nel 2016, durante uno dei lavori di routine voluti dall’amministrazione pubblica. In questa sede sono stati sostituiti inoltre anche le barriere bordo-ponte presenti in entrambe le direzioni di marcia, ovvero le strutture poste ai due lati del ponte ed utili a contenere la viabilità all’interno della struttura, oltre che a rafforzare la sicurezza del ponte.