La Madonna del drappellone di Siena non piace al vescovo della città. È per questo che si rifiuta di benedirla, appellandosi all’eccessivà “modernità” che non rispetta i canoni della cultura mariana. “Benedico la città, ma non il drappellone”, fa sapere mons. Buoncristiani a margine dell’evento. La benedizione era prevista per ieri, durante la cerimonia dell’offerta dei ceri e censi in Duomo. L’effige, dipinta da Charles Szymkowicz, andrebbe assegnata alla contrada vincitrice al termine della gara. Il drappellone, di fatto, aveva già accolto critiche e malumori nel giorno della presentazione. Per la realizzazione dell’opera, Szymkowicz ha ammesso di essersi ispirato alla figlia, e il vescovo è stato intransigente. “Questo non deve suonare strano, perché la benedizione è riservata all’immagine religiosa”, spiega Buoncristiani. “Ciò non significa – prosegue – che debba o possa mancare la benedizione alla nostra città, la benedizione alle sue contrade perché il Signore ci aiuti a essere fedeli a quanto ci è stato trasmesso di generazione in generazione“.
Non è la prima volta che l’immagine sul drappellone viene contestata. Otto anni fa, lo stesso Buoncristiani criticò l’opera cosmopolita di Ali Hassoun. L’artista libanese, in quell’occasione, si prese fin troppe licenze: San Giorgio con la kefiah e senza elmo, la mezzaluna araba sul capo della Vergine insieme alla croce cristiana e alla stella di David. Ancora nel 2002, intervistato da una tv privata, Buoncristiani aveva criticato l’eccessive libertà dei pittori in questione: “In passato ho visto drappelloni che non avrei fatto entrare in Chiesa”. E non solo: “A chi ha il compito di scegliere gli artisti che dipingono il drappellone, ricordo che l’arcivescovo ha il compito di permettere o meno l’ingresso di certe immagini in chiesa”.