Interviene Coldiretti sulla questione dei Prosciutti San Daniele contraffatti: secondo Michele Pavan, presidente Coldiretti per la regione Friuli Venezia Giulia, si tratta di una questione che andrà approfondita con la massima importanza agendo soprattutto a tutela dei consumatori, ma che non dovrà in nessun modo scalfire il nome di un prodotto come il Prosciutto San Daniele, che manterrà in ogni caso la sua eccellenza: “Il buon nome del prosciutto di San Daniele è superiore a questo episodio, i prodotti italiani sono i più sicuri al mondo per qualità. Il Prosciutto di San Daniele è una realtà importantissima per il Friuli Venezia Giulia. Un’indagine svolta in questi giorni da Coldiretti ha rilevato che il 42% degli italiani torna dalle vacanze con i prodotti tipici del territorio visitato. Per il Friuli il San Daniele è uno di questi: ogni anno vengono lavorate circa 3 milioni di cosce seguendo un disciplinare di produzione molto rigido per tutelare qualità e caratteristiche organolettiche del prodotto“, ha dichiarato Pavan a Repubblica. (agg. di Fabio Belli)



NON ERANO PROSCIUTTI DOP

Sono in tutto 103 le persone indagate dalla Procura di Pordenone con l’ipotesi di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio per la contraffazione del prosciutto Dop San Daniele. Diversi i reati contestati ai soggetti e alle società sotto inchiesta, tra cui responsabili e impiegati del macello di Aviano, allevatori, prosciuttifici e ispettori del Consorzio di tutela, come riferito da Il Fatto Quotidiano. Da quanto emerso durante l’attività investigativa, i prodotti immessi in commercio con la definizione di “prosciutti a denominazione protetta San Daniele” non potevano godere di questa denominazione non tanto perché fossero scadenti o non buoni, ma poiché non rispondenti a quei requisiti necessari per il rilascio del titolo. Come sottolineato da Il Messaggero, infatti, il disciplinare di produzione non ammette ad esempio la genetica Duroc danese, oppure l’alimentazione con scarti della produzione industriale di pane, pasta, pizza, industria dolciaria, e un’età particolare del capo animale. Tutti requisiti che, nel caso dei circa 270 mila prosciutti finiti sotto sequestro, non sono stati rispettati. (agg. di Dario D’Angelo)



103 INDAGATI E 270MILA PROSCIUTTI SEQUESTRATI

Ben 103 persone sono finite sotto inchiesta con il reato di contraffazione della Dop «Prosciutto di San Daniele». Come riferito da diversi organi di informazione online, l’ipotesi è quella di associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio di prodotti agroalimentari. In totale sono stati sequestrati ben 270mila prosciutti per un valore totale di 27 milioni di euro, e fra coloro finiti sul registro degli indagati vi sono persone fisiche ma anche società, allevatori, prosciuttifici, ispettori del consorzio di tutela e altri ancora. Truffa anche ai danni dello stato per ottenere il contributo previsto dalla comunità europea da 400mila euro, più un altro contributo del valore di 520 mila euro. Si tratta di un’inchiesta parallela a quella della procura di Torino, che ha svelato lo stesso sistema fraudolento nei confronti della Dop Prosciutto di Parma. Le forze dell’ordine hanno scoperto che venivano immessi sul mercato dei prodotti San Daniele, non scadenti o non buoni, ma semplicemente non corrispondenti ai requisiti necessari per ottenere il prestigioso titolo alimentare. Le indagini hanno portato alla luce questo imponente sistema di contraffazione grazie ad intercettazioni telematiche e ambientali, nonché all’analisi di campioni di sangue e di prosciutti, e infine, grazie alle confessioni di alcuni testimoni. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



BEN 27 MILIONI DI EURO DI BENI SEQUESTRATI

Si apre un’inchiesta sulla contraffazione del prosciutto Dop San Daniele, che vedrebbe coinvolti responsabili e impiegati macellai, allevatori, prosciuttifici e ispettori del Consorzio di tutela. Sedici le segnalazioni pervenute in Procura, tra le ipotesi di truffa per incassare il contributo comunitario del piano di svuluppo rurale. Tale premio, ammontante a 400mila euro, si andrebbe ad aggiungere all’ulteriore incentivo previsto per 520mila euro. I soggetti indagati, ad oggi, sono 103. L’accusa è di associazione a delinquere con finalità di frode in commercio. Contestualmente alla chiusura, sono stati emessi decreti di sequestro per 270 mila prosciutti dal valore di 27 milioni di euro. Scoperti anche i reati di natura fiscale e ambientale, per cui sono già sotto inchiesta 62 persone fisiche e 25 persone giuridiche. Tutti gli indagati appartengono alla filiera produttiva, di controllo e sanitaria del prosciutto Dop più buono d’Italia. L’inchiesta è parallela a quella della Procura di Torino, che ha fatto emergere le medesime ipotesi di reato in relazione alla Dop Prosciutto di Parma. Contestata anche la commercializzazione dei prodotti con certificazione “Aqua”, il cui disciplinare è analogo a quello del San Daniele. Non solo: anche il Parmigiano reggiano è stato oggetto di frodi, sia all’estero che in Italia. L’elenco è lunghissimo: dal finto vino Chianti venduto on line, all’inchiesta in Piemonte che ha visto coinvolti una trentina di allevatori (su 3.960 accreditati Dop) operanti in Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. L’accusa è gravissima: associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio aggravata.