All’interno della Lega emerge una proposta specifica in merito al “nodo” Autostrade, andando oltre il dramma di Genova e riproponendo un tema già visto e passato negli scorsi anni in maniera ciclica. Secondo l’onorevole del Carroccio, Matteo Bianchi, la revoca della concessione impartita dal Governo contro Autostrade per l’Italia «è un atto doveroso e coraggioso da parte del Governo del cambiamento, ma rappresenta anche l’occasione per ripensare il sistema di pedaggio, che oggi ha raggiunto livelli eccessivi per peso economico». La proposta avanzata da Bianchi guarda alla Svizzera, all’Austria, alla Slovenia: la “vignetta” per il pedaggio autostradale, una quota fissa annuale che annulli così le barriere dei singoli caselli e che di fatto rappresenta un abbonamento annuale per chiunque attraversi le autostrade italiane. «L’obiettivo – continua Bianchi in una nota – è quello di eliminare le barriere, che servono solo a spolpare i cittadini, e creare quindi un sistema autostradale più equo e funzionale. L’abbonamento annuale permetterebbe infatti anche di togliere per sempre i lunghi incolonnamento che si creano ai caselli». La proposta verrà formulata nei prossimi mesi e potrebbe prevedere anche una diversificazione delle “vignette” come del resto già avviene in alcuni altri Paesi europei, con la tassa che può essere settimanale, mensile o appunto annuale. (QUI LE ULTIME NOTIZIE SU AUTOSTRADE)



FOCUS PONTE GENOVA: SCONTRO AUTOSTRADE E GOVERNO – VITTIME E DISPERSI – CASE E SFOLLATI

FRONTE INTERNO ALLA LEGA?

Potrebbe aprirsi un (inedito) fronte interno alla stessa Lega sul tema della nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia: in mattinata, infatti, il Ministro dell’Interno aveva spiegato ad Agorà che la proposta era allo studio sul tavolo del Governo, annunciando anche per il futuro un “grande piano” di investimenti nel settore delle infrastrutture sul modello di quello varato da Donald Trump negli Stati Uniti. Ad ogni modo, dopo l’annuncio della revoca della concessione ad Autostrade e la proposta di nazionalizzare la società, sula falsariga peraltro di quanto aveva già affermato il Ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, dubbi sulla convenienza dell’operazione arrivano proprio da uno degli uomini più vicini al leader del Carroccio, vale a dire Giancarlo Giorgetti, oggi tra i relatori del Meeting di CL a Rimini: “Non sono persuaso” ha detto a margine del suo intervento il Sottosegretario del Governo Conte, spiegando ai giornalisti che non è detto che “la gestione dello Stato garantisca maggiore efficienza”. Intanto, in attesa di un possibile chiarimento con lo stesso Salvini, poi Giorgetti si è concesso una battuta sul tema del finanziamento che Autostrade aveva elargito nel 2006 a diversi partiti politici, tra cui la stessa Lega. “Ho scoperto adesso, e penso anche Salvini, che c’era quel contributo” ha tagliato corto il Sottosegretario, spiegando che comunque tutte le sue decisioni sono state prese senza ricevere alcun tipo di condizionamento. (agg. di R. G. Flore)



IL M5S ATTACCA DEM E FORZA ITALIA

Il Partito democratico critica Matteo Salvini per aver votato nel 2008 a favore della la salva-Benetton, una polemica su cui ritorna anche il MoVimento 5 Stelle per attaccare i governi precedenti. «Negli anni i governi di centrodestra e centrosinistra hanno costruito un sistema insano di favori alle concessionarie, contribuendo in maniera determinante ad arricchirle a discapito della manutenzione delle nostre infrastrutture», scrive il M5s sul suo blog. Questa dunque l’accusa che muove a Forza Italia e Pd, partiti che hanno «deciso di schierarsi con i Benetton» e non con «la richiesta di giustizia e di sicurezza che arriva da milioni di italiani». Si discute intanto della nazionalizzazione di Autostrade. A tal proposito il ministro dell’Interno ha dichiarato: «Stiamo studiando e lavorando, sicuramente non faremo i regali che qualcuno ha fatto in passato, quando qualcuno ha firmato provvedimenti che hanno fatto guadagnare miliardi ai privati e pagare miliardi agli italiani». (agg. di Silvana Palazzo)



GIORGETTI FRENA IL LEADER DEL CARROCCIO

Mentre è partita la nuova polemica a base di scambi d’accuse, rivangando il passato, tra il Partito Democratico e il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, a proposito del voto cosiddetto “salva-Benetton” a cui partecipò anche l’allora Lega Nord, il tema del dibattito si sposata anche sulla volontà del Governo di procedere alla nazionalizzazione di Autostrade per l’Italia. Tuttavia, se il leader del Carroccio si è nuovamente espresso oggi a favore, un primo parziale stop arriva a Salvini proprio dal fronte interno alla Lega, col Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti che non segue la linea indicata dal vicepremier oggi ad Agorà a proposito della compresenza di pubblico e privato nel settore. “Vanno rivisti i margini di redditività delle concessioni” ha spiegato uno dei fedelissimi di Salvini, a margine di un intervento al Meeting di CL in svolgimento questi giorni a Rimini, aggiungendo di non essere persuaso che “la gestione dello Stato possa garantire una maggiore efficienza” e rispondendo quindi, in un colpo solo, anche alle parole del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, che aveva spiegato al Corriere della Sera come la nazionalizzazione della società sarebbe una scelta conveniente. (agg. di R. G. Flore)

SALVINI, “OK A NAZIONALIZZAZIONE AUTOSTRADE”

Il vicepremier Matteo Salvini ha ammesso in diretta questa mattina ad Agorà che il suo voto favorevole (con tutta la Lega, ndr) alla norma salva-Benetton nel 2008 fu un sostanziale errore: il rinnovo delle concessioni ad Autostrade per l’Italia, svolto dal Carroccio 10 anni fa assieme al Governo Berlusconi, è stato contestato dal Pd nelle continue polemiche anti-Salvini e oggi il ministro ha risposto. «Sì abbiamo votato quella norma, fu un errore: ma da parte di chi ha governato per anni e anni e ha firmato e verificato le concessioni, un buon silenzio sarebbe opportuno». Il Ministro degli Interni ha poi risposto indirettamente anche a Toninelli che in mattinata aveva rilanciato la volontà di nazionalizzare la rete autostradale italiana: «Io sono a favore di una sana compresenza tra pubblico e privato. Ma il pubblico deve controllare. In questo caso il privato ha fatto un disastro ed è un privato molto ben pagato». (agg. di Niccolò Magnani)

TONINELLI, “CONVIENE NAZIONALIZZARE”

In molti negli scorsi giorni hanno contestato l’intento “giacobino” del Movimento 5 Stelle contro Autostrade per l’Italia non tanto nel merito della vicenda – con gli errori che al momento sembrano evidenti da parte di Aspi nella gestione del ponte Morandi a Genova – ma per l’obiettivo di fondo, ovvero combattere le privatizzazioni e ritornare ad un antico statalismo. Oggi in una intervista al Corriere della Sera, il ministro Toninelli lo dice apertamente (e siamo certi, le polemiche non finiranno): «L’eventuale nazionalizzazione di Autostrade sarebbe conveniente: ricavi e margini tornerebbero in capo allo Stato attraverso i pedaggi, da utilizzare per rafforzare qualità dei servizi e sicurezza delle nostre strade». Detto dal Ministro dei Trasporti, fa un certo effetto ed ha certamente un peso specifico non indifferente: «La politica – aggiunge Toninelli parafrasando il procuratore Cozzi – ha abdicato dal ruolo di controllore, ma la responsabilità sulla tenuta delle opere è del concessionario». Sul fronte della revoca della concessione, l’obiettivo del Governo ora è chiaro ma resta un nodo: quello stesso esecutivo comprendere la Lega di Salvini che per storia, tradizione ed elettorato è assai lontano dal concetto di statalizzare e nazionalizzare tutto. Qui si giocherà, forse, il futuro di Autostrade dopo che la tragedia e le lacrime verranno (purtroppo) dimenticate, con la politica che tornerà unica protagonista.. 

“STATO ESPROPRIATO DAI PROPRI POTERI”

Dopo le polemiche scaturite dall’intervista fatta al Corriere della Sera, il procuratore Cozzi torna ancora a parlare del ruolo “deprivato” di potere che lo Stato ha permesso in merito al difficile tema della concessione ad Autostrade. In particolare, il titolare delle indagini raggiunto da Adnkronos ha spiegato cosa intendeva con quelle svariate critiche allo Stato sul fronte “concessioni”: «Non è un commento valutativo, non ha intento polemico ma semplicemente una constatazione sulla base della lettura degli atti. […] La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriato dei suoi poteri, una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza». Di certo, andranno studiate le carte per capire se effettivamente i rapporti tra Governo-Stato e Autostrade siano effettivamente così, ma per Cozzi «è un giudizio di prima battuta non certamente lontano dalla realtà, non è basato su riferimenti precisi ma sulla lettura parziale di atti che disciplinano la materia, dalla convenzione unica speciale ad altri atti che regolano il rapporto tra Stato, ministero delle Infrastrutture e i concessionari di strade e autostrade». 

IL “MAESTRO” DI CONTE: “NO INDENNIZZI AD ASPI”

Intervistato da Il Dubbio, il professore di Diritto Civile – e titolare di uno dei più importanti studi associati del Paese – Guido Alpa ha evidenziato tutte le problematiche sulla revoca della concessione ad Aspi, sulla falsariga di quanto diceva anche Bevilacqua (qui sotto i dettagli): «Mi richiamo all’articolo 176 del codice degli Appalti in base al quale il contratto di concessione può essere risolto in caso di colpa della stazione appaltante, ossia del ministero dei Trasporti, o del concessionario. Nel caso di quel tratto autostradale, e sempre qualora venisse accertata la colpa della società concessionaria, la stazione appaltante può chiedere, oltre alla revoca della concessione, anche il risarcimento del danno. Lo dice anche l’articolo 1453 del Codice civile». Viene definito da tutti il “maestro” del premier Conte perché in effetti è coinquilino dello studio (ma non associato) con l’avvocato Presidente del Consiglio. «La concessione ad Autostrade può essere revocata senza alcun indennizzo da parte dello Stato», continua il professore che vuole tenersi “lontano” da possibili incarichi proprio perché sarebbe in «conflitto d’interessi». «La clausola di indennizzo sarebbe da considerarsi nulla; dal punto di vista tecnico è un atto dovuto (la revoca, ndr). Anche perché la Corte dei Conti avrebbe potuto ritenere che vi potesse essere un danno erariale. Però, ripeto, è una questione molto complessa dal punto di vista giuridico. Che può essere risolta soltanto leggendo gli atti e non in astratto», conclude Alpa ai colleghi de Il Dubbio. 

L’AVVOCATO: “GOVERNO CONFUSO SU REVOCA”

In una intervista all’agenzia Dire, l’avvocato esperto di impresa ed economica internazionale – Nunzio Bevilacqua – giudica alquanto confuso e fumoso il tentativo di revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia: «Molte dichiarazioni politiche quelle del Governo, che confonde concetti assai diversi quali quelli della responsabilità, in Italia ancora prerogativa della Magistratura, e quelli delle azioni derivanti da contratti, i quali dovrebbero essere innanzitutto compresi (e se del caso desecretati) e qualora contestati per evitare determinate conseguenze automatiche, essere portati anch’essi dinanzi alle autorità competenti: insomma non e’ possibile, fortunatamente in Italia, come Paese ancora di diritto, un sigillo di responsabilità senza accertamento e contraddittorio ma e’ certamente possibile fare immediatamente dei danni enormi ad investitori con dichiarazioni avventate». In particolare, sempre secondo Bevilacqua, bisognerebbe mettere su piani diversi le questioni di risarcimenti dei danni (assolutamente dovuti), i doveri di manutenzione del concessionario «strettamente connessi a quelli non meno rilevanti di ispezione attiva e vigilanza del ministero (anch’essi tutti da verificare) e quelle di una riconsiderazione, di matrice puramente politica e da capire quanto praticabile, della gestione della rete autostradale». Non solo, non pagare le penali sembra essere un percorso alquanto ardito e complesso: e dunque, in conclusione, «un intervento avventato sul gestore Autostrade rischia di far impegnare da subito molti soldi al contribuente con nessuna garanzia di efficienza in una gestione statale e di incidere inoltre, di fatto, anche sugli altri gestori della Rete, che proprio nulla gli si può imputare, facendo sembrare la misura più che un tentativo di remissione ad equità delle condizioni contrattuali una celata volontà di anacronistica  nazionalizzazione del settore». 

COZZI, “LO STATO HA ABDICATO RUOLO DI CONTROLLO”

Il Procuratore di Genova, Francesco Cozzi, fin dalle prime ore di indagini sul fronte ponte Morandi era stato nettissimo: «non è una fatalità, qui ci sono delle gravissime responsabilità». Oggi, in un’intervista al Corriere della Sera, ribadisce che da un lato le indagini sono solo all’inizio e avranno bisogno di un po’ di tempo per mettere insieme tutto l’immenso materiale raccolto; dall’altro però, Cozzi non lascia scampo a responsabilità di Autostrade per l’Italia e – novità – anche allo stesso Stato. Ecco dunque cosa intende la procura di Genova per «colpevole», almeno in questa prima fase d’indagini: «Premesso che l’indagine è in una fase preliminare ed esiste comunque un segreto istruttorio, posso tuttavia fare un ragionamento più generale: io ho qualche difficoltà ad accettare l’idea che il tema della sicurezza pubblica stradale sia rimesso nelle mani dei privati. La filosofia del nostro sistema vede oggi uno Stato espropriato dei suoi poteri, una sorta di proprietario assenteista che ha abdicato al ruolo di garante della sicurezza. Come se avesse detto al privato, veditela tu». Un attacco insomma non tanto sottile contro la privatizzazione, intesa come fatta (forse male) nella gestione dell’A10 e della manutenzione in generale dei viadotti e ponti sparsi per mezza Italia.

LA CRITICA AD AUTOSTRADE E IL CASO REVOCA

Secondo Cozzi, la norma che disciplina le convenzioni «fa sospettare uno sbilanciamento del rapporto dalla parte del privato» e questo è un principio sbagliato, secondo il procuratore genovese responsabile delle indagini. «Lo Stato si è ritagliato un ruolo riguardante soprattutto il controllo del rapporto fra investimenti e ricavi, il giusto prezzo dei pedaggi, l’inflazione… Meno la sicurezza delle infrastrutture», attacca Cozzi che però non intende allora l’esatto opposto, ovvero la nazionalizzazione delle Autostrade. «nel momento in cui lo Stato abdica alla funzione di controllo ci vorrebbe almeno un’agenzia terza che garantisse la sicurezza, non il concessionario stesso. Credo che il crollo del ponte Morandi porti a ripensare tutta la materia». Inutile ribadire che da qui in avanti, a livello politico, il vero vulnus da risolvere e “snodare” è il caso della revoca delle concessioni che il Governo intende (ha avviato l’iter nella giornata di venerdì, qui tutte le informazioni) perseguire contro Aspi, nonostante le scuse emerse ieri dai vertici di Autostrade. «Vicine alle vittime, ma le responsabilità andranno accertate», ha spiegato l’ad Castellucci generando non poche polemiche ancora in queste ore. Sul ruolo di Aspi, il procuratore Cozzi ha spiegato «maggiori responsabilità sono in capo al concessionario, cioè Autostrade chiaro. Maggiori poteri, maggiori oneri, maggiori responsabilità. E io aggiungerei anche maggiori guadagni».