Un vero comitato di affari che gestiva la cosa pubblica a Messina e provincia: appalti, lavori, condizionando a fini privati l’attività del comune. E ai domiciliari è finita proprio l’ex presidente del consiglio comunale Emilia Barrile. Coinvolto anche il direttore generale dell’azienda di trasporti Atm, Daniele De Almagro, che avrebbe ricevuto favori dalla donna in cambio dell’assunzione nell’azienda di un autista senza requisiti per quel tipo di lavoro. Al costruttore Vincenzo Periodizzi anche lui indagato l’ex presidente del consiglio comunale avrebbe fatto  acquistare grazie ala complicità di un funzionario comunale un terreno di proprietà del comune per costruirci una palazzina. Indagati anche il commercialista Marco Ardizzone e gli imprenditori Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza che svolgeva l’attività in occasione di eventi allo stadio. La Barrile aveva poi favorito l’assegnazione a una cooperativa della gestione dei punti di ristoro allo stadio cittadino (Agg. Paolo Vites)



IL CASO MESSINA, L’OPERAZIONE DELLA DIA

Operazione della Dia nel messinese, volta a combattere infiltrazioni mafiose nella politica e nell’imprenditoria locale. Nel dettaglio, le forze dell’ordine stanno eseguendo alcune ordinanze di custodia cautelare nei confronti di politici, esponenti della criminalità locale, imprenditori e faccendieri. Sono in corso anche sequestri di imprese e beni immobili dal valore di diversi milioni di euro. Soprattutto, tra gli indagati c’è l’ex presidente del consiglio comunale di Messina, Emilia Barrile, politica del centrosinistra poi passato al centrodestra per finire in una lista civica, i Leali. risultata la più votata alle ultime elezioni comunali con oltre 2800 preferenze.



L’ARRESTO DELLA BARRILE E IL “COMITATO D’AFFARI”

La lista però non è riuscita a superare lo sbarramento del 5% al consiglio comunale, rimanendo esclusa. La Barrile si trova al momento ai domiciliari è accusata di  di associazione a delinquere, abuso d’ufficio, atti contrari a doveri ufficio e violazione dei doveri di imparzialità nei confronti della pubblica amministrazione. Tra gli indagati anche l’imprenditore della grande distribuzione Antonio Fiorino. In sostanza secondo gli inquirenti esisteva a Messina un comitato di affari che gestiva la cosa pubblica per fini privati collegati ad associazioni criminali. In tutto 13 provvedimenti cautelari: uno in carcere, dieci ai domiciliari e due misure interdittive.