Dopo 101 anni è stato finalmente ritrovato il sommergibile italiano Guglielmotti, tra le imbarcazioni della Marina italiana più “sfortunate” della storia: venne affondato il 10 marzo 1917, un anno prima della fine della Grande Guerra e solo un anno dopo il suo varo agli ordini del comandante Guido Castiglioni. Un destino beffardo lo fece inabissare per un errore della marina britannica: costò la vita a 14 membri dell’equipaggio in una delle più significative tragedie dell’ultimo periodo della Prima Guerra Mondiale per l’Italia che perse un importante arma a proprio vantaggio. La scoperta clamorosa e storica è avvenuta al largo dell’isola di Capraia da parte di una nave, la Gaeta, poi convalidata dalla successiva investigazione da parte della nave Rimini con cosiddetto “veicolo multipluto” che ha permesso – come spiega Repubblica – di poter «scattare anche le prime immagini del sommergibile mostrando l’identità del relitto grazie alla corrispondenza con i dettagli costruttivi del battello che appare adagiato sul fianco mostrando, ben riconoscibile, il cannone di prora».



SOMMERGIBILE AFFONDATO “PER SBAGLIO” NEL 1917

Le immagini raccolte dalle navi cacciamine italiane nelle ultime settimane hanno di fatto confermato la dinamica beffarda della tragedia: lo sloop inglese HMS Cyclamen nel marzo 1917 aveva scambiato il Guglielmotti per un battello tedesco e venne perciò cannoneggiato dal dragamine della Marina di Sua Maestà il re inglese. Purtroppo per l’equipaggio italiano non vi fu scampo e l’errore portò alla morte immediata al largo della Toscana, ad un solo anno dalla fine della Prima Guerra Mondiale. «Il ritrovamento del sommergibile Guglielmotti – sottolinea lo Stato maggiore della Marina in una nota pubblica – conferma l’efficacia operativa dei nuovi veicoli subacquei in dotazione alla Marina militare capaci di operare a quote profonde e che potranno essere adoperati anche sui nuovi cacciamine che dovranno sostituire le ormai datate unità della classe Lerici/Gaeta. L’attività condotta dimostra come le capacità militari possono essere messe a disposizione della ricerca subacquea, anche per fini di ricostruzione storica, nell’ambito delle funzioni duali e complementari della Forza armata».

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