Una lettera alla Chiesa, tutta, al Popolo di Dio non è qualcosa che accade tutti i giorni: Papa Francesco ha voluto prendere carta e penna e in lingua spagnola ha scritto una lunga missiva inviata a tutta la Santa Chiesa ma con un indirizzo preciso. Quel Sud America, Cile soprattutto, protagonista nel passato di orrendi crimini contro i minori: la pedofilia, quel male “orribile” per cui Papa Benedetto XVI ha iniziato un lunghissimo e complesso percorso di disvelamento della verità, oggi vede in Francesco un convinto continuatore dell’opera eccezionale del Santo Padre Joseph Ratzinger. Nei giorni scorsi poi le notizie rimbalzate dall’America, in particolare dal Pennsylvania con la vergogna dei “301 preti pedofili” nel dossier choc, avevano già visto la pronta replica del Vaticano: “vergogna e dolore”, ma oggi questa lettera fa ancora un passo successivo. «Gli abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate sono un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti», scrive Papa Francesco nell’incipit della lunga lettera, poi prosegue «Guardando al passato, non sarà mai abbastanza ciò che si fa per chiedere perdono e cercare di riparare il danno causato. Guardando al futuro, non sarà mai poco tutto ciò che si fa per dar vita a una cultura capace di evitare che tali situazioni non solo non si ripetano, ma non trovino spazio per essere coperte e perpetuarsi. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità».



“COME CHIESA CHIEDIAMO PERDONO PER TUTTI”

Dal Cile agli Stati Uniti, passando per quanto già scoperto in Europa e Austrlia nei giorni scorsi: il Santo Padre non esclude nulla nella sua immensa richiesta di perdono e di scuse verso tutti e verso tutto. «Con vergogna e pentimento, come comunità ecclesiale – prosegue il Papa – ammettiamo che non abbiamo saputo stare dove dovevamo stare, che non abbiamo agito in tempo riconoscendo la dimensione e la gravità del danno che si stava causando in tante vite. Abbiamo trascurato e abbandonato i piccoli». Cita poi direttamente il Papa Emerito Benedetto XVI quando ancora da cardinale nel 2005 dedicò una stazione intera della Via Crucis alle colpe della Chiesa: «Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! […] Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison– Signore, salvaci». Come un unico corpo che soffre assieme, che sbaglia assieme e che chiede perdono assieme: il Papa nella lettera si fa unito a tutta la Chiesa e chiede di potersi far carico delle colpe e vergogne contro vittime innocenti. «unico modo che abbiamo per rispondere a questo male che si è preso tante vite è viverlo come un compito che ci coinvolge e ci riguarda tutti come Popolo di Dio. E’ imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. Che il digiuno e la preghiera aprano le nostre orecchie al dolore silenzioso dei bambini, dei giovani e dei disabili», conclude Papa Francesco. QUI IL TESTO INTEGRALE DELLA “LETTERA AL POPOLO DI DIO”



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