Il Papa non lo nomina esplicitamente ma è evidente che la Lettera di Papa Francesco al Popolo di Dio, diffusa ieri mattina dalla Sala Stampa vaticana, nasce in seguito alla pubblicazione del rapporto sui casi di abusi nelle diocesi della Pennsylvania (Stati Uniti). Si tratta di 1356 pagine che fanno rabbrividire. Una striscia di sangue che cola per 70 anni, che si abbatte su mille vittime, coinvolge 301 preti e in qualche modo, per presunte coperture, anche l’attuale arcivescovo di Washington, il cardinale Donald W. Wuerl.
Il Gran Giurì della Pennsylvania necessita di 1356 pagine per condensare le indagini sugli abusi compiuti “da sacerdoti, in un arco di circa settant’anni”. Nella lettera del Papa non si usa mai la parola pedofilia perché non si tratta solo di abusi sessuali, né si tratta solo di bambini. Papa Francesco va oltre. Vuole indicare il terreno di cultura malefico che favorisce lo svilupparsi di questo veleno. Non è solo pedofilia, non sono solo abusi sessuali: c’è, prima e alla base di tutto, l’abuso di autorità. È quest’ultimo che, in molti casi, genera l’abuso sessuale. Sono “abusi sessuali, di potere e di coscienza” che paiono prosperare “ogni volta che abbiamo cercato di soppiantare, mettere a tacere, ignorare, ridurre a piccole élites il Popolo di Dio”. Quando avviene tutto ciò si costruiscono “comunità, programmi, scelte teologiche, spiritualità e strutture senza radici, senza memoria, senza volto, senza corpo, in definitiva senza vita” in cui si sviluppa “un modo anomalo di intendere l’autorità nella Chiesa – molto comune in numerose comunità nelle quali si sono verificati comportamenti di abuso sessuale, di potere e di coscienza – quale è il clericalismo, quell’atteggiamento che non solo annulla la personalità dei cristiani, ma tende anche a sminuire e a sottovalutare la grazia battesimale che lo Spirito Santo ha posto nel cuore della nostra gente”. Per questo il Papa non chiede perdono solo alle singole vittime e alle loro famiglie, le cui ferite “non vanno mai prescritte”; non guarda solo alla Pennsylvania o agli Stati Uniti ma porta lo sguardo sull’intero Popolo di Dio.
Nel modo di pensare umano il potere viene dal popolo. È il popolo che elegge i suoi rappresentanti e quindi che si dà leggi, governi, giustizia, sanzioni. Nel modo di pensare di Dio, invece, se non c’è il popolo – il popolo di Dio – l’amore che dovrebbe essere il collante della Chiesa, diventa potere. Quando la Chiesa da “santo” popolo di Dio – come spesso la denomina il Papa – diventa un insieme di chiesuole, di cenacoli chiusi ed asfittici, dall’autorevolezza dell’amore si passa all’autoritarismo del potere e la gerarchia ecclesiastica diventa “clericalismo”.
L’abuso sessuale non ha a che fare solo col corpo. È abuso di potere. Una manipolazione della mente e dell’anima terribile perché avviene da parte di chi dovrebbe amare e custodire. Porta con sé menzogne, sensi di colpa, ferite, da cui non si guarisce mai o solo con moltissima fatica. Per questo la Chiesa deve guardare ed indagare a queste vicende anche se sono passate. Perché i delitti vanno in prescrizione, ma le ferite non si prescrivono.
La Chiesa cattolica che si trova in Pennsylvania è in ginocchio. Non solo nel senso che esprime “vergogna e pentimento”. Non solo perché chiede perdono, è in preghiera e digiuna – come il Papa ha chiesto a tutto il Popolo di Dio. Ma anche perché alcuni cattolici negli Stati Uniti si chiedono: avremo le forze per uscire da questa crisi? La lettera del Vescovo di Roma risponde a questa domanda, risolleva da questo dubbio tremendo. Una delle caratteristiche della Chiesa cattolica è che la presenza del Papa è immanente ad ogni Chiesa locale. Allora, se anche il Vescovo dovesse venir meno, non c’è motivo di temere, perché interviene il Papa. Nessun cattolico da nessuna parte del mondo è solo, nessun cattolico deve “fare da sé”: noi cattolici abbiamo la forza perché “siamo cattolici”, cioè abbiamo Pietro.
In questo fare memoria del passato per costruire una speranza futura, il Papa richiama Maria e il suo Magnificat e ricorda a tutti, a tutta la Chiesa, che la Chiesa è e deve essere, a servizio dei piccoli, degli umili, dei dimenticati. Soprattutto la Chiesa è “servizio”. È, come Maria, “la Serva del Signore” chiamata a custodire in sé un Dio bambino. Una Chiesa così, una madre così, ama solamente, custodisce solamente, e non può permettersi di venir violata nella sua natura da preti – e non solo – che usano in modo malvagio il potere, che trattano i figli da schiavi.