Almeno dieci morti, cinque feriti, 23 persone tratte in salvo, dubbi sul numero di eventuali dispersi: sono questi al momento i numeri della tragedia che si è consumata nelle Gole del Raganello, in provincia di Cosenza, a causa di un’ondata di piena che ha travolto almeno due gruppi di escursionisti. Sul posto stanno operando la protezione civile, forze dell’ordine, soccorso alpino e vigili del fuoco. Difficile stabilire al momento quante persone vi fossero nel canyon, con le operazioni di soccorso rallentate dal calare della notte. Il gruppo coinvolto più traumaticamente era formato da una quindicina di persone, tra cui alcuni bambini. Si teme l’eventuale presenza di un terzo gruppo in un tratto più alto; risulterebbe, infatti, tra i dispersi anche una guida della zona.
Il Raganello, nel suo tratto iniziale, tra San Lorenzo Bellizzi e Civita, ai piedi del massiccio del Pollino, è un torrente che ha ricavato il suo percorso nella roccia e scorre in una sorta di canyon lungo dodici chilometri e alto, nel suo punto massimo, 400 metri. Nel suo tratto più facile, sede probabilmente della tragedia, si percorre esclusivamente d’estate, proprio per il rischio pioggia, normalmente con scarpe di tela e pantaloncini corti, camminando con i piedi nell’acqua o sulle rocce che affiorano e con solo brevissimi tratti nuotabili o che comunque consentono una piena rinfrescante immersione. Gli organizzatori di visite guidate forniscono comunque anche caschetto e mute da sub. Fino a qualche anno fa era ancora sconosciuto a gran parte dei calabresi mentre è da tempo meta di appassionati di trekking provenienti da mezza Europa, insieme al vicino fiume Lao che è invece percorso preferito dagli esperti di canoa e rafting.
Gli escursionisti, traditi da un pomeriggio di apparente bel tempo, in un periodo in cui piogge torrenziali stanno imperversando sulla Calabria e sulla provincia di Cosenza in particolare, sono stati traditi dalla piena causata probabilmente da qualche temporale avvenuto più a monte alcune ore prima.
Chi pratica la montagna sa, o dovrebbe sapere, che la prudenza è la prima regola e che certe escursioni, in presenza di condizioni meteo rischiose, devono essere evitate. Se chi si è recato oggi nel Raganello non era un professionista, sarà un nuovo grande richiamo che la montagna ha lanciato per ricordare la sua bellezza ma anche la sua pericolosità. Se si dovesse invece accertare che vi fossero dei gruppi condotti da guide o sedicenti guide, sarebbe un fatto di estrema gravità, perché chi guida altre persone su percorsi non facili deve sapere quando desistere per pericoli oggettivi come il maltempo.