Si torna a parlare di Aquarius e della missione che ha portato i migranti soccorsi in territorio italiano a Valencia. EuObserver ha fatto dei conti approssimativi per cercare di capire quando ha speso il Governo italiano per effettuare questa manovra. La cifra, come si può leggere anche su IlPost.it, arriva a toccare addirittura i 300mila euro numero spaventoso che invita e obbliga a fare alcune riflessioni nonostante si riferisca a soldi destinati dal fondo europeo al soccorso delle persone che si trovano in mare. I costi va ribadito poi sono riferiti solo a una delle due navi, perché al momento non ci sono informazioni relative alla seconda. Questo ragionamento ci può portare a più largo raggio a stimare quanto potrebbe costare al nostro paese una possibile e preventivabile chiusura totale delle frontiere con annesse eventuali complicazioni legate anche a motivi del tutto etici e slegati dal denaro.



IL CASO AQUARIUS

Ma come si è scatenato il caso Aquarius? La ong ha soccorso dall’11 al 17 giugno due navi di migranti e le ha scortate fino al porto di Valencia. La notizia ha occupato le prime pagine di ogni media per giorno anche perché si trattò della prima vera chiusura da parte del nuovo Governo italiano a una nave proveniente dall’Africa. L’Aquarius rimase poi tre giorni in alto mare con a bordo circa 630 migranti tra cui ben 123 minori non accompagnati e anche 7 donne incinte. Fu il governatore spagnolo del centrosinistra Pedro Sanchez a sbloccare la situazione rendendo disponibile il porto di Valencia che però era distante più di 1500 chilometri da dove si trovava l’imbarcazione. Fu così che l’Italia mise a disposizione Orione, una nave della Marina Militare italiana, e Dattilo, una della Guardia costiera, per prendere a bordo alcuni migranti e completare il viaggio verso la Spagna.

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