Scattano i primi avvisi di garanzia per quanto riguarda il crollo del ponte Morandi, in quel di Genova. Come riferito dall’edizione online dei colleghi de Il Fatto Quotidiano, la procura genovese avrebbe inserito i primi nomi sul registro degli indagati, 10, forse 12 persone, ritenute responsabili direttamente o meno del crollo del noto viadotto genovese, che lo scorso 14 agosto ha provocato 43 morti. La Guardia di Finanza ha effettuato un blitz nelle sedi di Autostrade per l’Italia, a Genova, Roma e Firenze, sequestrando email e documenti di dirigenti, riguardanti i controlli dei piloni 9, 10 e 11. Le Fiamme Gialle hanno inoltre posto sotto sequestro il personal computer e i telefoni aziendali, i documenti relativi ai lavori di ristrutturazione del pilone 11, risalenti al 1993, nonché quelli riguardanti i successivi controlli sulla struttura del viadotto stesso. Sono attese importanti novità in giornata. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



PILONE CORROSO E DANNEGGIATO

Di sicuro per la messa in sicurezza del Ponte Morandi dopo il tragico crollo di Genova, il tempo stringe. I rilievi degli esperti parlando di un pilone rimasto in piedi, nella parte del ponte “mozzata” dal crollo, più corrosa e danneggiata rispetto a quella che era crollata. Il che non ha fatto altro che alimentare le polemiche sulla mancata manutenzione del ponte: ma per agire, non c’è tempo per le discussioni. Il Governatore della Regione Liguria, Toti, spinge per la demolizione nel minor tempo possibile, ma gli accertamenti sulla sicurezza continueranno per comprendere se la demolizione possa accelerare il crollo di altre parti danneggiate del Ponte Morandi, mettendo a repentaglio la sicurezza dei demolitori. (agg. di Fabio Belli)



AUTOSTRADE: “SICUREZZA, SERVONO TEMPI TECNICI”

Il Governatore della Liguria in conferenza stampa ha annunciato di aver mandato pubblica e ufficiale richiesta ad Autostrade per l’Italia per l’intervento di messa in sicurezza già a partire, ove possibile, dalla giornata di domani. «Autostrade ad oggi è il concessionario della tratta e a tutti gli effetti è l’interlocutore della struttura commissariale. Pagano loro. Se non ottemperano ci possono essere sostituzioni in danno loro», spiega Toti precisando di aver parlato anche con il procuratore Cozzi che ha lasciato massima disponibilità «alla liberazione delle aree per esigenze di sicurezza». Sulla situazione dei tronconi e dei piloni da abbattere, è giunta in questi minuti la risposta di Autostrade per l’Italia, che in una nota fa sapere «per la sicurezza del ponte Morandi servono tempi tecnici, volti a rispettare le indicazioni della Procura in ottica dell’abbattimento del viadotto». Il sindaco di Genova, Marco Bucci, ha invece illustrato ai media la situazione in merito all’ampliamento della zona rossa: «Il 14 ho fatto un’ordinanza per definire l’area di sicurezza. Con quello che è successo stanotte e l’avviso che la pila 10 è fragile, stiamo cercando di riparametrare l’area di sicurezza. Su questo abbiamo fatto una riunione in Prefettura e abbiamo interpellato il Provveditore ai Lavori pubblici per darci indicazioni», anche se il sindaco ha detto che non è assolutamente già “scritto che l’area debba essere ampliata, dovremo valutare ancora”. 



PREFETTO GENOVA: “CORROSIONE IMPORTANTE DEL PONTE”

La relazione inviata dalla Commissione ispettiva del Mit alla struttura commissariale parla chiaro sui passi da compiere in riferimento allo stato di ciò che resta del ponte Morandi a Genova. Secondo quanto emerso, i trefoli dei cavi di compressione primari e secondari avrebbero subito una importante corrosione. Ad intervenire nelle passate ore è stato il prefetto Fiamma Spena che ha spiegato: “Ci siamo riuniti per vedere se ci fossero attività da fare in via precauzionale. Il Comune è stato informato, ma gli scenari evidenziati erano già stati censiti, quindi non c’è al momento l’esigenza di allargare l’area rossa, salvo ulteriori indicazioni da parte dei tecnici”. Intanto, le indagini procedono spedite e oggi, su ordine della procura, la Guardia di Finanza si è presentata presso gli uffici della società Autostrade per l’Italia al fine di acquisire tutti i documenti utili al proseguimento dell’inchiesta sul crollo del ponte Morandi. Non sarebbe stata invece definita imminente l’acquisizione delle testimonianze da parte dei tecnici componenti della commissione ministeriale, Roberto Ferrazza e Antonio Brencich. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

ANAC: “AUTOSTRADE CHIARISCA MANCATI INTERVENTI”

L’Anticorruzione nazionale, dopo le forti critiche emesse questa mattina dal presidente Raffaele Cantone in una intervista a Repubblica, chiede ufficialmente ad Autostrade per l’Italia importanti chiarimenti in merito a punti per nulla chiari della vicenda di manutenzione del ponte Morandi: come riporta l’Ansa, l’anca ha chiesto ad Aspi l’invio degli atti predisposti per la manutenzione del ponte Morandi approvati dal Cda e «nell’ambito dell’istruttoria, ha sollecitato aggiornamenti sugli interventi sulla A10». L’Anac, come del resto la procura di Genova, indagano sui vari documenti emersi negli scorsi anni in merito ai servizi di manutenzioni svolti sul viadotto sopra il torrente Polcevera: in particolare, nella richiesta di oggi si fa riferimento alla relazione del Mit –  “Attività sul settore autostradale in concessione” del 2016 –  da cui emergono interventi su A10, A7 e A12 non attuati pari al 72,89%. In quel piano, tra l’altro, emergono anche i lavori mai iniziati della cosiddetta Gronda di Ponente che avrebbe dovuto sostituire negli anni il grosso del traffico che transitava sul ponte Morandi. 

TOTI, “ATTENDO INTENZIONI AUTOSTRADE”

Oramai gli ultimi rilevamenti non lasciano più dubbi e la struttura commissariale incaricata di valutare eventuali e ulteriori rischi ha spiegato come a Genova il moncone est del ponte Morandi è pericolante e si dovrà procedere al più presto all’abbattimento della struttura oppure a una sua messa in sicurezza in modo tempestivo. È questo l’esito di una prima serie di rilevazioni effettuate dal tema guidato da Roberto Ferrazza che ha inviato il documento per conoscenza al Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) e alla società Autostrade per l’Italia, ancora detentrice della concessione governativa in attesa che l’iter annunciato dal premier Conte si concluda. “Abbiamo ricevuto una relazione dal presidente della commissione ministeriale che segnala sul pilone 10 (ovvero quello che sostiene il moncone est, NdR) uno stato di corrosione elevato” ha confermato il pretetto di Genova, Fiamma Spena, mentre il Governatore della Regione Liguria, Giovanni Toti, si è detto “d’accordo con il sindaco e col procuratore Cozzi” a proposito dell’abbattimento di ciò che rimane del ponte nel più breve tempo possibile. “Intanto, stante le rilevazioni di pericolo, si resta in attesa di conoscere le attività che Autostrade intende porre in essere nel rispetto delle azioni richieste dalle autorità giudiziaria per la messa in sicurezza o la demolizione dei tronconi”. (agg. di R. G. Flore)

SINDACO DI GENOVA, “RICOSTRUIREMO IL PONTE PIU’ BELLO”

Dagli ultimi accertamenti è ormai chiara la situazione relativamente al ponte Morandi di Genova o almeno a ciò che resta del moncone est. Due le possibilità: l’abbattimento o la messa immediata in sicurezza. Nelle ultime ore si è espresso anche il sindaco Bucci, il quale alla trasmissione di La7, l’Aria che tira, è intervenuto asserendo: “Per fare il ponte a Genova dovrà essere ovviamente pagato dalla società autostrade”. Bucci, in qualità di primo cittadino, si è impegnato a fare in modo che ci sia “un ponte di altissima qualità e fatto nel minor tempo possibile. Noi abbiamo la possibilità di costruire un ponte che sia un futuro landmark della Città”, ha aggiunto. A sua detta, seppur possa sembrare un azzardo, “dovrà essere il ponte più bello del mondo che darà una grande immagine della città”. Questa è l’aspettativa del sindaco e che intende fare. Ma il ponte più bello del mondo è conciliabile con i tempi espressi da Autostrade per l’Italia, ovvero i previsti 8 mesi? “Bisognerà trovare una soluzione tecnica adatta e allo stesso tempo una situazione artistica adatta. Io penso che si possa fare”, ha chiosato. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

PREFETTO “ZONA ROSSA NON AMPLIATA”

Sembrerebbe avere i giorni contati, se non le ore, il viadotto Morandi di Genova, o meglio, quel che ne resta dopo il terribile crollo della scorsa settimana. Anche durante la notte appena passata la situazione è stata tenuta sottocontrollo tramite il geo-radar, rivelando degli scricchiolii sospetti. Il pilone e i tiranti che sostengono il moncone di carreggiata rimasta, si stanno indebolendo per via del crollo di una parte importante del viadotto, e c’è il forte rischio che a breve venga giù tutto. Nel frattempo ha parlato il Prefetto di Genova, Fiamma Spena, che a proposito della zona rossa (quella sotto il ponte assolutamente interdetta ai cittadini), ha ammesso: «Abbiamo ricevuto questa comunicazione della commissione ministeriale che ha evidenziato un evidente stato di corrosione di grado elevato nella “Pila 10” del Ponte Morandi. Abbiamo ragionato sulla perimetrazione della zona rossa, ma il Comune ci ha detto che lo scenario era già stato previsto quindi non ci sarà ampliamento dell’ area interdetta sulla quale è aumentata la vigilanza». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

LE PAROLE DI TOTI

L’annuncio dato dalla commissione d’emergenza del Mit sul grado di instabilità del moncone est del Morandi ha visto la pronta reazione di tutte le autorità, locali e nazionali, con magari l’accantonamento per ora delle polemiche sulla nazionalizzazione e la primaria ricerca di una soluzione che metta fine al grave pericoloso che si corre sotto quel viadotto mezzo crollato. Intervenendo dal Meeting di Rimini, il Governatore della Liguria Giovanni Toti – nonché anche Commissario per l’emergenza di Genova – ha rilanciato «Occorre sicuramente demolire il moncone nei tempi più brevi possibili, uno per garantire sicurezza anche se oggi l’area è evidentemente sgomberata e dunque nessun essere umano corre alcun rischio, due perché senza la demolizione non riparte la ricostruzione». Resta il nodo, non meno importante, delle case sotto il Morandi: le famiglie spingono per poter recuperare al prima possibile i vari ricordi e oggetti di proprietà, ma il rischio del crollo del moncone est al momento ha (giustamente) bloccato tutto. Sulle valutazioni generali sta provando a trovare una soluzione la procura di Genova in modo da garantire la sicurezza con il minor sacrificio di conservazione delle prove e delle case degli sfollati, almeno fino a che non è stato recupera tutto il possibile. Stamattina, prima dell’annuncio sul grado di pericoloso stato del viadotto, la procura di Genova aveva annunciato di aver acquisito tutti gli atti del ponte Morandi dalla sede di Autostrade per l’Italia, passaggio fondamentale per poter far continuare le indagini in merito alle cause del crollo. FOCUS PONTE GENOVA: INGRESSO CDP IN ASPI – CAOS REVOCA AUTOSTRADE – VERBALE CHOC

GENOVA, COMMISSIONE MIT: “PONTE PERICOLANTE, VA ABBATTUTO”

Il ponte Morandi, o almeno quello che ne rimane dopo la tragedia di Genova del 14 agosto scorso, è pericolante e rischia di dover essere abbattuto prima del previsto: con questa urgenza all’ordine del giorno, è pervenuta la relazione ministeriale della Commissione ispettiva che ogni giorni valuta la situazione in tempo reale del ponte mezzo crollato una settimana fa, compiendo 43 morti. Secondo quanto raccolto dai colleghi del Secolo XIX, nella notte sono stati avvertiti altri scricchiolii nell’area del moncone Est: al momento è «alquanto pericolante» e per questo motivo questa mattina sono state allontanate anche le forze dell’ordine che erano sul posto per la consueta raccolta dei beni e degli oggetti all’interno delle case da portare alle famiglie sfollate che vorrebbero recuperare il più possibile dai propri appartamenti. Stamane, nella riunione con le massime autorità cittadine, il prefetto e il questore, il centro coordinamento dei soccorsi ha riportato la relazione della Commissione spiegando che «il ponte Morandi deve essere abbattuto o messo in sicurezza in tempi assai brevi». Nel frattempo, in attesa che si risolva il complicato braccio di ferro tra Governo e Autostrade per l’Italia, i monconi del viadotto da ricostruire potrebbero vedere coinvolti nell’operazione tanto Ansaldo quanto Fincantieri: la nuova infrastruttura, secondo le prime stime, potrebbe essere pronta in un anno.

LE FORTI CRITICHE DI CANTONE (ANAC)

Si inserisce nella lunga e sfibrante polemica tra Benetton (ovvero Atlantia-Autostrade) e il Governo gialloverde, che invece intende nazionalizzare (anche se la Lega è poco d’accordo) l’intera rete stradale, il Presidente dell’Anac Raffaele Cantone: con una lunga intervista a Repubblica, il n.1 dell’Anticorruzione spiega come il sistema Paese di oggi è del tutto «inadeguato. Nessuno controlla e ci si affida al fato, salvo scatenarsi, dopo una tragedia, in un’inammissibile fuga dalle responsabilità sconvolgente». Non solo, la lezione da trarre dopo il ponte Morandi è tutta una questione di “responsabilità”: «effettivamente gran parte dei poteri è stata delegata al concessionario, ma non vuol dire che l’autorità pubblica può disinteressarsi dei controlli”. Cantone ricorre a un esempio: “Se affitto la mia casa a un inquilino che me la distrugge, intervengo per fermarlo o allargo le braccia? Lo Stato, non dimentichiamolo, resta proprietario delle infrastrutture anche se le dà in gestione. Inammissibile che abdichi alle sue responsabilità, delegando ai privato», conclude il capo dell’Anac.