Il Codacons presenta un’istanza per chiedere il commissariamento nei confronti di Autostrade per il crollo del ponte Morandi di Genova. L’Associazione si rivolge all’Anac, al prefetto e al commissario delegato all’emergenza Giovanni Toti, oltre che ai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio. Lo scopo è quello di «separare la soluzione dei problemi dall’accertamento delle responsabilità, garantendo buon andamento e corretti tempi amministrativi». Per il Codacons non è corretto affidare ad Autostrade l’abbattimento del residuo ponte e l’eventuale ricostruzione dello stesso. «Ciò in quanto è logico e legittimo che atti e comportamenti connessi a una vicenda in cui potrebbero profilarsi responsabilità della stessa società debbano essere gestiti e affidati allo Stato concedente e a suoi commissari per la certezza del fine pubblico perseguito scevro da qualsiasi fine privato e in presenza di possibili situazioni di conflitto di interessi tra privato concessionario e stato concedente nella vicenda de qua». (agg. di Silvana Palazzo)



RIXI: “MIX MICROCARICHE ESPLOSIVE E SMONTAGGIO”

Arrivano nuovi aggiornamenti sulla demolizione del ponte Morandi di Genova. Come evidenziato da Repubblica, il sottosegretario alle Infrastrutture e ai trasporti Edoardo Rixi ha annunciato: “Per i primi di settembre, direi entro la prima settimana, potremmo iniziare la demolizione di ponte Morandi”, mentre per quanto riguarda le tempistiche “questo dipende dalla tecnica che verrà usata e da quanti cantieri in contemporanea si riesce ad aprire. Penso comunque che si vada verso un mix tra l’utilizzo di microcariche esplosive e smontaggio”. Infine, ha sottolineato sulla ricostruzione dell’opera: “Il tempo della ricostruzione è legato a quello della demolizione. L’obiettivo è agire, quindi, in tempi piuttosto rapidi, procedendo con più cantieri contemporaneamente. In particolare la parte ovest, può essere ‘aggredita’ in più punti in contemporanea. Questo consentirebbe di accelerare i lavori di demolizione, il che è funzionale anche alla ricostruzione, perché in un anno e qualche mese vogliamo sia pronto il nuovo ponte. Vogliamo che sia ricostruito senza riutilizzare nulla della struttura precedente”. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)



DEMOLIZIONE A AUTOSTRADE? MAGISTRATI NON CONVINTI

Sono trascorsi dieci giorni dalla tragedia di Genova e ormai è stato deciso che i monconi del Ponte Morandi dovranno essere demoliti, perché pericolanti. Tuttavia, secondo quanto riporta Il Secolo XIX, ci sarebbe qualche perplessità, da parte della Procura del capoluogo ligure, che sta indagando su quanto accaduto, sul lasciare che sia Autostrade per l’Italia, che pure si è offerta di ricostruire il ponte, a procedere alla demolizione. Infatti, Aspi è tra i soggetti su cui si sta indagando e dunque sarebbe opportuno che non mettesse le mani sul luogo dove si è compiuta la tragedia. Intanto i lavori di rimozione delle macerie sono stati fermati per l’allerta meteo scattata in Liguria. Fino alle 24:00 “sul Polcevera non solo non si lavorerà ma ci saranno una serie di attività di protezione specifiche”, ha fatto sapere Giovanni Toti, commissario delegato all’emergenza, nonché Presidente della Regione Liguria. (aggiornamento di Bruno Zampetti)



DEMOLIZIONE PONTE MORANDI, ECCO COME SI PROCEDERÀ

Il ponte Morandi di Genova, o quel che ne resta, verrà abbattuto, anche se quando e con quali tecniche è difficile prevederlo. Per cercare di fare un po’ di chiarezza, Quotidiano.net ha interpellato Ivan Poroli, ingegnere nonché coordinatore della commissione tecnica di Nad, associazione italiana demolitori. «Ci sono tre scenari possibili – racconta in merito alla demolizione del viadotto – l’esplosivo è quel che viene in mente a tutti, la soluzione che si vede in tv. Ma oggi ci sono anche tecniche diverse: escavatori radiocomandati o martinetti idraulici, per indurre un crollo controllato. Si potranno usare più metodologie insieme, perché ogni pezzo di ponte ha la sua storia». Poroli sottolinea come l’iter per le demolizioni in Italia sia molto lungo a causa dei soliti cavilli burocratici, «In condizioni normali – spiega – per trovare l’esplosivo e posizionarlo, ci vogliono dai 30 ai 90 giorni. Tutto dipende dalla prefettura. Poi c’è da mettere in conto un lavoro preliminare: bisogna praticare i fori, posizionare le cariche. Operazioni che richiedono almeno qualche settimana». Insomma, il Morandi starà “su” ancora per un bel po’, almeno fino alla fine di settembre/inizio ottobre. Di certo sarà un fatto senza precedenti: «Un ponte strallato in cemento precompresso a mia memoria non è mai stato demolito – conclude l’esperto – al suo interno ha elementi metallici che sono tesi. Potrebbero esserci colpi di frusta e liberazione di energia non facilmente prevedibile. Quindi una proiezione di cemento anche a distanze importanti». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

PRESSIONE SU TONINELLI

Un componente dimissionario e l’altro attualmente sollevato dall’incarico. Monta sul Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, la pressione da parte delle opposizioni dopo che in pratica la Commissione nominata proprio dal Mit per indagare sulle cause del crollo del Ponte Morandi a Genova perde due pezzi non da poco, ufficialmente per ragioni di opportunità politica e di conflitto di interesse, dato momento che del verbale redatto ad aprile 2018 in cui veniva chiesto un parere in merito alla ristrutturazione facevano parte gli stessi Antonio Brencich e Roberto Ferrazza. Il primo, in una nota, ha voluto spazzare comunque il campo da qualsiasi illazione spiegando che le dimissioni sono una scelta propria: “Ho deciso il passo indietro con serenità e di mia iniziativa, per permettere alla Commissione di lavorare con serenità” fa sapere Brencich, mettendo a tacere possibili dietrologie e ribadendo di non avere ricevuto pressioni da nessuno. Differente la posizione invece di Ferrazza, il cui incarico è stato revocato dagli stessi vertici del MIT per ragioni di opportunità. Dal canto suo, lo stesso dicastero presieduto da Toninelli ha ringraziato Brencich “per il lavoro fin qui svolto”, elogiandole la professionalità e poi annunciando che a subentrargli nella suddetta commissione sarà Alfredo Mortellaro. (agg. di R. G. Flore)

PD ALL’ATTACCO DI TONINELLI

Il Partito Democratico attacca il Ministro Toninelli per il caos generato nella Commissione Mit: non tanto il “defenestramento” di Ferrazza, quanto piuttosto l’aver scelto le stesse persone che da mesi lavoravano sul ponte Morandi e non sono riuscite ad impedire la tragedia. «Toninelli sulla vicenda del crollo di ponte Morandi ha dimostrato totale inadeguatezza: prima dichiara che la Gronda è un’opera da rimettere in discussione, poi nomina una commissione d’inchiesta senza verificare le attività pregresse svolte dagli stessi membri, infine li rimuove senza ammettere di avere sbagliato. Il tutto rimanendo rigorosamente in vacanza mentre 177 persone vengono prese in ostaggio a Catania e Genova sta vivendo con il crollo del ponte la più grande tragedia degli ultimi decenni», scrive la parlamentare Raffaella Paita, ex candidata alla Regione Liguria per il Centrosinistra. Nel frattempo monta un’altra polemica, questa volta sul fronte pedaggi e dunque contro Autostrade per l’Italia: la famiglia Benetton ha mantenuto la promessa di rendere gratuito il pedaggio nella rete urbana di Genova proprio per venire incontro ai disagi per merci, tir e privati nel passare all’interno degli ingorghi provocati dal crollo del Morandi. Il problema è che, spiega il Giornale, vi sono diversi automobilisti provenienti da zone limitrofe a Genova che hanno denunciato di avere pagato il pedaggio: tradotto, l’Autostrada ligure è gratis ma solo per chi entra ed esce dai caselli genovesi (da Genova Pra’ a Genova Aeroporto e da Genova Bolzaneto a Genova Ovest ed Est ), per chi viene da fuori (ovvero quasi tutti, specie per camion e tir) il pedaggio è ancora in pagamento. 

PERCHÈ FERRAZZA E BRENCICH NON SONO PIÙ NELLA COMMISIONE

Ma perchè Brencich e soprattutto Ferrazza sarebbero stati “tolti” dalla Commissione Mit (il primo, va detto, si è  dimissionato da solo, ndr) dopo le polemiche di questi giorni? Per cercare di capire meglio cosa stia succedendo, gli organi di stampa rilevano i contenuti del Comitato Tecnico delle Opere Pubbliche, diretto proprio da Ferrazza, solo qualche mese fa: «Indagini sperimentali e monitoraggio appaiono completi ma si rilevano alcuni aspetti discutibili per quanto riguarda la stima della resistenza del calcestruzzo e in particolare il metodo Sonreb-Win è scientificamente ormai ritenuto fallace»; in questo passaggio, sottolinea il Secolo XIX, forse sta il vero motivo della revoca di Ferrazza dalla Commissione Mit. In quelle stesse conclusioni il Comitato parlava di elementi altamente discutibili per quanto riguarda «la stima della resistenza del calcestruzzo e mette in evidenza che non vien precisato il tipo di tassello per il test di pull out che serve per sondare la resistenza del calcestruzzo». All’interno di quella lista di esperti e ingegneri che presentavano ad Autostrade i problemi relativi al Morandi diversi mesi prima del crollo, facevano parte anche Msssimiliano Giacobbi, di Spea Engineering (società del gruppo Atlantia) e Paolo Strazzullo, proprio di Autostrade per l’Italia. 

FERRAZZA: “MIT NON MI HA COMUNICATO NULLA”

Fa ancora molto discutere la decisione del Ministro Tonineli di “decapitare” la Commissione ispettiva sul Ponte Morandi, specie perché il diretto interessato pare che non abbia ancora ricevuto alcuna comunicazione dallo stesso Mit: «Anch’io vorrei cercare di capire. Ma prima di parlare dovrei ricevere una comunicazione del ministero, cosa che ancora non c’è stata», ha spiegato Roberto Ferrazza, fino a ieri il presidente della Commissione Mit oltre che provveditore delle opere pubbliche di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta. Oggi Ferrazza parteciperà ad una riunione in prefettura «con una disposizione d’animo aperta e serena sia pure con un ruolo che è messo in discussione se non revocato». Se i motivi della revoca di quel ruolo sono da cercarsi nelle polemiche sorte sulla presenza di diversi uomini della Commissione diversi mesi prima del crollo proprio nei board che avrebbero dovuto decidere in merito per una manutenzione – ovvero avrebbero dovuto intimare Autostrade per l’Italia a svolgere i controlli necessari – è anche vero che Toninelli al momento non ha comunicato la sua decisione a chi avrebbe dovuto essere il primo ad esserne informato. Brencich invece ha spiegato così, ai colleghi di Genova, le sue dimissioni: «ragione di opportunità. Lo volevo fare già quattro giorni fa. Su questa vicenda si è alzata una questione politica, con la quale non ho nulla a che fare. Quindi, per ragioni di serietà, mi sono dimesso». 

DECAPITATA COMMISSIONE MIT: VIA FERRAZZA E BRENCICH

È caos completo, a soli 10 giorni dalla tragedia del ponte Morandi crollato a Genova, nella commissione del Ministero delle Infrastrutture: in pratica ieri sera il Mit ha “decapitato” la parte direttiva della stessa, pensionando anzitempo il presidente Luigi Ferrazza e accettando le dimissioni (imposte o spontanee, non lo sapremo mai) dell’ingegnere e docente Antonio Brencich, quello stesso che diversi anni fa allarmò i genovesi spiegando che il viadotto Morandi era “malato”. La nota del Ministro Toninelli spiega in maniera asettica, come giusto che sia, la decisione che però appare molto più roboante di quanto sembra: «il ministro Danilo Toninelli allo stesso tempo – ovvero dopo le dimissioni presentate da Brencich – ha dato mandato per la revoca dall’incarico di presidente della stessa commissione per l’architetto Roberto Ferrazza, secondo ragioni di opportunità in relazione a tutte le istituzioni coinvolte in questa vicenda. Contestualmente – conclude il Ministero – sarà a breve aggiunto all’organico della commissione ispettiva del Mit Alfredo Principio Mortellaro. Dirigente del Consiglio superiore dei lavori pubblici». I due facevano parte di quelle riunioni nello scorso febbraio in cui si parlava già dello stato di corrosione e pericolosità del Morandi, come svelato dall’Espresso nei giorni scorsi, e probabilmente le polemiche in merito che ne sono scaturite e la possibilità che entrambi vengano sentiti dalla Procura di Genova durante il piano importantissimo di ricostruzione ha portato il Mit ha decidere per la “decapitazione” delle due cariche.

LE DENUNCE DELLE VITTIME

Intanto ieri è stato il giorno importante (qui tutti i dettagli) del vertice Regione-Autostrade, dove il Commissario Toti ha ottenuto dai vertici di Aspi una promessa sul piano di demolizione (o messa in sicurezza, sarà ancora da stabilire): «Il Ponte Morandi lo abbatteremo sicuramente: non tutto nello stesso momento, ma secondo quanto verrà stabilito in più riprese. […] L’intero ponte sarà demolito, ma non è detto che venga usato l’esplosivo. E qualora venisse usato non sappiamo dire come impatterà sulle abitazioni sottostanti» ha spiegato il Governatore ligure ieri sera in conferenza stampa con il Sindaco Bucci. Come invece riporta il Secolo XIX, inizia a prendere forma una bozza delle nomine di costituzione di parte civile, giunte ieri sulla scrivania del sostituto procuratore Massimo Terrile: «In questo momento ci interessa solo un’indagine rapida e completa che permetta di ottenere giustizia per la morte dei nostri cari. Su quell’auto c’era mio nipote, suo padre e sua madre: una famiglia intera», sono le parole della famiglia Robbiano, con nonna e zia del piccolo Samuele (morto sul Morandi assieme a mamma Ersilia e papà Roberto, ndr) che rivendicano giustizia. « I magistrati ipotizzano almeno centoncinquanta solo tra i parenti delle vittime tra cui anche alcuni stranieri. A queste vanno aggiunte anche altre persone che possono aver subito gravi danni dal crollo», riportano i colleghi del Secolo, in attesa che Comune e Regione decidano in merito al costituirsi parti civili nel processo sulla strage genovese.