Il periodico francese Charlie Hebdo ha pubblicato in copertina una vignetta sul crollo del ponte di Genova che sta facendo scandalo. Il testo recita: “costruito dagli italiani… pulito dai migranti”. Nel disegno c’è il moncone del ponte crollato, diverse auto schiacciate e un uomo di colore che ramazza per terra sorridendo. Quale potrebbe essere la reazione giusta di fronte ad una vignetta di questo genere? Denunciarne su social e media il carattere dissacratore, il mancato rispetto per i morti e le loro famiglie, la strumentalizzazione del dolore per attirare l’attenzione? 

Si può fare, è giusto farlo, molti lo hanno fatto. Ma bisogna sapere di combattere una battaglia persa. Mediaticamente il negativo prevale, si infiltra nelle coscienze e dura nelle memorie più della sua reprimenda. Quando poi il negativo è comico, o satirico o anche solo ironico, è non dico invincibile, ma fortissimo. “E’ solo satira” ci si sente rispondere, come giustificazione universale. In molti casi poi il contraccolpo è peggio del primo colpo. Oggi se critichi un comico di grido è probabile che la sberla che vuoi tirare ti ritorni in faccia più forte. Ma è sempre stato così, fin dal mondo antico. Non possediamo le pagine che Aristotele ha dedicato alla commedia, ma abbiamo molti esempi nella letteratura. Citerò solo Luciano di Samosata che satireggia sulle scuole filosofiche del suo tempo — in alcuni casi dei potentati, culturali ma anche politici — ma poi rincalza l’attacco in un’opera successiva con forza ancora maggiore (vale la pena di rileggere “Filosofi all’asta” e “Il pescatore”). 

Può allora essere meglio ignorare, non rispondere, non riconoscere dignità di interlocutore a chi viola le regole non scritte del rispetto e della moderazione? Posizione nobile, ma disastrosa. Ci saranno sempre testate pronte a raccogliere, amplificare, rilanciare. Gli assenti han sempre torto. Forse allora censurare, oscurare, anche con la forza? No, non si può. Oggi la censura è l’unica cosa censurata. E’ un po’ come per la tolleranza religiosa ai tempi di Locke: valeva per tutti tranne che per i cattolici. E poi al tempo di internet la censura è impossibile. Un po’ di orgoglio nazionalistico, ché da Bartali a Materazzi contro i francesi non ne abbiamo mai abbastanza? Pericoloso anche quello, dato l’attuale mainstream politico. Allora abbozzare, ma sotto sotto augurare un qualche male agli autori della vignetta? Anche questo non si deve, meno che meno in questi tempi di follie terroristiche. Ma, privatamente, augurarsi almeno la loro malora economica? No, neppure. 

Che fare dunque? Non ho soluzioni soddisfacenti, se qualcuno ne ha mi scriva. So che comicità e satira sono grandi strumenti quando si legano all’intelligenza, nel senso letterale del termine, quando cioè aiutano penetrare di più le cose. La vignetta di Hebdo è maramalda perché mette insieme migranti, morti e ingegneria italiana in un polverone malevolo e confuso. E tra l’altro non fa ridere. Ecco, vicende come quelle di Hebdo ricordano tristemente quanto scarseggi oggi nel panorama mediatico una satira di segno opposto, anche graffiante, ma che fa più ridere, perché aiuta a capire.