Il caso McCarrick è attualmente il più in vista tra gli scandali che affliggono la chiesa americana, ma non l’unico. Recentemente è emerso un rapporto che parla di come sia una piaga endemica la pedofilia ecclesiastica in Pennsylvania, con mille bambini coinvolti e circa 100 preti accusati in sei diverse diocesi addirittura in ben 70 anni. Sono state ricostruite diverse testimonianze delle vittime da parte dal procuratore generale della Pennsylvania, Josh Shapiro, e i preti in qualche modo coinvolti sarebbero ben 300, tra abusi o mancate denunce di chi sapeva cosa stesse accadendo. Tra le vittime presenti nel fascicolo c’è anche Mark Rozzi, oggi deputato alla Camera dei rappresentanti della Pennsylvania. Ora a 46 anni e negli Stati Uniti ha fatto grande scalpore la sua testimonianza degli abusi che avrebbe subito da un prete all’età di 13 anni. (agg. di Fabio Belli)



“DOSSIER OPPOSIZIONE INTERNA A FRANCESCO”

Con un editoriale in prima pagina, l’Osservatore Romano prende netta posizione in difesa di Papa Francesco sul caso del dossier di Viganò e – in qualche modo – rappresenta la risposta ufficiale della Santa Sede nel merito delle accuse ricevute sulla “fronda pro-Lgbt” denunciata dall’arcivescovo milanese. «Durante la conferenza stampa sul volo di ritorno dall’Irlanda, Papa Francesco, dopo aver discusso di aspetti diversi degli abusi, di potere, di coscienza e sessuali, da parte di esponenti della Chiesa’ ha risposto su un nuovo episodio di opposizione interna»: scrive così Giovanni Maria Vian, direttore del quotidiano ufficiale del Vaticano, prima di precisare «”Io non dirò una parola su questo» ha detto il Papa, perché “parla da se stesso, e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni”. Dimostrando così fiducia nella “maturità professionale” dei giornalisti, secondo una linea avviata nella Chiesa al tempo del concilio e poi sviluppata nei decenni successivi, sia pure tra ombre e luci, da entrambe le parti», conclude il quotidiano vaticano, con il titolo “Gli scandali e la guarigione”. 



COSA DICE IL DOSSIER SU PAPA WOJTYLA

Il dossier della “discordia” prende inizio e spunto addirittura durante il Pontificato di Papa Giovanni Paolo Ii: all’interno del lungo documento riportato dal quotidiano La Verità, Carlo Maria Viganò ritiene che già i suoi predecessori nel ruolo di nunzio dagli Usa avevano informato per tempo la Santa Sede dei comportamenti di McCarrick (omosessualità praticata con adulti e seminaristi), «ma l’ufficio che allora ricoprivo non fu portato a conoscenza di alcun provvedimento contro il vescovo McCarrick», scrive l’accusatore di Papa Francesco nella prima parte del dossier. La promozione poi a cardinale da parte di Wojtyla fece però esplodere la polemica in alcune aree del Vaticano, con Viganò che rilancia: «Fu la nomina a Washington e a cardinale di McCarrick opera di Sodano (l’allora segretario di Stato, ndr), quando Giovanni Paolo II era già molto malato? Non ci è dato saperlo», scrive il monsignore che ha chiesto le dimissioni di Bergoglio, spiegando che è «lecito pensare sia stata colpa di Sodano, ma non credo che sia stato il solo responsabile. McCarrick andava con molta frequenza a Roma e si era fatto amici dappertutto, a tutti i livelli della Curia». Nel merito del mancato intervento di Giovanni Paolo II, Viganò “spiega” che «era vicino alla fine dei suoi giorni», anche se in realtà sarebbe morto ben 5 anni dopo: a quel punto, osserva Tornieli su Vatican Insider, se si dà ragione a Viganò «bisogna supporre che Sodano nascondesse informazioni decisive al Pontefice, notizie che arrivavano dal nunzio apostolico a Washington, il quale peraltro poteva avere accesso diretto al Papa». 



“TRA UN PO’ FORSE PARLERÒ..“

C’è un passaggio che riemerge ascoltando l’audio originale della risposta di Papa Francesco sul tema spinoso del dossier di Carlo Maria Viganò e che rappresenta un messaggio importante che il Pontefice vuole dare all’intera vicenda: «[…] È un atto di fiducia: quando sarà passato un po’ di tempo e voi avrete tratto le conclusioni, forse io parlerò. Ma vorrei che la vostra maturità professionale faccia questo lavoro: vi farà bene, davvero. Va bene così». Da un lato è come se Francesco dicesse che quelle 11 pagine di attacco contro un Papa da parte di un arcivescovo di Santa Romana Chiesa è cosa grave e nefasta; dall’altra però, evidentemente, vi sono degli elementi di cui Papa Bergoglio è a conoscenza sul suo personale rapporto con Viganò che forse quando sarà passato il “polverone” riterrà opportuno comunicare per fare un po’ di chiarezza. Intanto dal quotidiano “La Verità” continua l’attacco diretto contro Francesco, con un video del direttore Belpietro che chiede espressamente al Papa – come del resto fatto anche da Marco Politi sul Fatto Quotidiano – «anziché non commentare, chiarisca le parole di Monsignor Viganò». 

COSA DICE IL DOSSIER SU PAPA RATZINGER

Uno dei “pochi” ad uscire “bene” dal dossier di forti accuse dell’arcivescovo Viganò è certamente Papa Benedetto XVI: nel documento d 11 pagine pubblicate da “La Verità” l’ex nunzio negli Usa spiega di aver inoltrato in Vaticano diversi documenti fin dal 2006 contenenti accuse circostanziate contro McCarrick. L’obiettivo iniziale di quella missiva era il Segretario di Stato Tarcisio Bertone: dopo tre anni, scrive Viganò, Papa Ratzinger «ha imposto una sorta di clausura a McCarrick». Lo stesso ex nunzio però spiega come quelle “sanzioni segrete” non furono mai prese in considerazione dall’arcivescovo americano, tanto che la vita pubblica di McCarrick continuò senza alcuna sosta. Viganò non spiega però perché vi fu quel ritardo, anzi scrive una fortissima accusa contro lo stesso Bertone: ecco il passaggio centrale del dossier di Viganò, «non mi è dato sapere chi sia stato responsabile di questo incredibile ritardo. Non credo certo papa Benedetto, il quale da cardinale aveva già più volte denunciato la corruzione presente nella Chiesa, e nei primi mesi del suo pontificato aveva preso ferma posizione contro l’ ammissione in seminario di giovani con profonde tendenze omosessuali. Ritengo che ciò fosse dovuto all’ allora primo collaboratore del Papa, cardinale Tarcisio Bertone, notoriamente favorevole a promuovere omosessuali in posti di responsabilità, e solito gestire le informazioni che riteneva opportuno far pervenire al Papa». 

LA REPLICA DEL PAPA: “NON PARLO, GIUDICATE VOI IL DOSSIER”

Il viaggio di ritorno da Dublino di Papa Francesco ha visto, come sempre, il momento di domande e risposte in aereo del Pontefice: inutile dire che le questioni primarie e più scottanti erano proprio quelle legate alla pedofilia e soprattutto al polverone alzato dall’arcivescovo Viganò col suo dossier sul caso McCarrick. La risposta del Papa è stata secca, di poche parole ed è sembrata – come comprensibile – a tratti “stizzita”. Ala domanda formulata da un collega vaticanista, «Cosa pensa del dossier appena pubblicato dall’ex nunzio Viganò? L’ex nunzio sostiene che le parlò esplicitamente degli abusi commessi dal cardinale McCarrick. È vero?», la immediata replica del Santo Padre ha visto questo tono, «Ho letto questa mattina quel comunicato di Viganò. E sinceramente devo dirvi questo: leggete voi attentamente e fatevi un giudizio. Io non dirò una sola parola su questo perché il comunicato parla da sé e voi avete la capacità giornalistica sufficiente per trarre le conclusioni, con la vostra maturità professionale». 

“OMBRE” SU ATTACCO A OROLOGERIA

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli Stati Uniti che nel 2011 aveva “ispirato” il primo Vatileaks con una lettera al Papa, si è ripreso la scena accusando mezza Curia di aver coperto Theodore McCarrick. E chiede la testa di Bergoglio. La mossa sarebbe tutt’altro che disinteressata: una sorta di “vendetta” per la cacciata dal Vaticano? Ne parla il vaticanista Fabio Ragona su Stanze Vaticane per Tgcom24. Dopo il ritorno dagli Stati Uniti nel 2016, l’arcivescovo si era trasferito a Città del Vaticano nell’appartamento che avrebbe dovuto lasciare ad un altro inquilino durante il servizio diplomatico all’estero. Qualche mese fa però – scrive il giornalista – ha ricevuto il foglio di via definitivo. Gli viene trovata una nuova sistemazione a Via delle Erbe, ma il Papa ritiene che sia meglio un rientro nella diocesi di appartenenza, cioè Varese. «I meglio informati sanno quanto Viganò ci sia rimasto male, anche perché, già dai tempi del primo Vatileaks, Carlo Maria sognava, non è un mistero, una carriera in Curia», scrive Ragona, secondo cui Viganò ambiva al ruolo di Presidente del Governatorato Vaticano con la nomina a cardinale di Santa Romana Chiesa. Ambizioni rimaste tali. «Anche per queste cose l’arcivescovo nutre ancora, e lo confermano in tanti (troppi), rancore e risentimento nei confronti di tanti uomini di Curia (che oggi accusa d’insabbiamento) e del Pontefice stesso, principale artefice della sua “cacciata” dalla Città del Vaticano», prosegue Ragona su Stanze Vaticane. Del resto Viganò avrebbe potuto protestare privatamente, chiedere udienze al Papa per discutere del caso McCarrick, invece ha dato tutto alla stampa per far esplodere una bomba. Ragona rilancia: anche lui ha taciuto sulla vicenda per cinque anni, aspettando che il caso esplodesse negli Stati Uniti. Da qui la tesi che non sia «una testimonianza del tutto disinteressata». (agg. di Silvana Palazzo)

IL CASO MCCARRICK E IL ‘DOSSIER’ RATZINGER

Secondo Andrea Tornielli, giornalista di Vatican Insider – nonché giornalista tra i più vicini al Papa tra i “decani” della stampa italiana – qualcosa non torna nella parte del dossier di Viganò che parla dell’incontro con Papa Francesco. È opera del Papa argentino «la prima vera e radicale sanzione contro l’ex arcivescovo Mc Carrick, che non ha precedenti nella storia più recente della Chiesa. Fino al 2018, cioè fino all’apertura formale dell’inchiesta canonica contro McCarrick, le accuse riguardavano relazioni omosessuali con persone adulte». Secondo il giornalista italiano non ha, al momento, spiegazione il fatto che Monsignor Viganò abbia aspettato tutto questo tempo a rendere note le informazioni a lui in possesso, «se era così convinto che si trattasse di qualcosa di massima importanza per la Chiesa», si interroga ancora Tornielli che poi affonda con una domanda che denota la sostanziale distanza tra quanto detto da Viganò e quanto invece affermato dal Papa anche in merito al suo predecessore Benedetto XVI che pare, secondo l’ex nunzio, consigliò il vescovo americano a dimettersi e allontanarsi dal ruolo pastorale. «Perché da nunzio apostolico negli Stati Uniti non le abbia messe per iscritto, invitando il nuovo Papa a prendere provvedimenti contro McCarrick, per far sì che le sanzioni segrete di Benedetto fossero finalmente applicate, cosa che evidentemente non era avvenuta prima..».

MONS. VIGANÒ ATTACCA IL PAPA “COPRÌ PEDOFILO, SI DIMETTA”

Con un documento di 11 pagine l’ex nunzio apostolico negli Stati Uniti, Monsignor Carlo Maria Viganò (riportato oggi sul quotidiano “La Verità”) attacca pesantemente la gerarchia vaticana sul caso McCarrick – ex arcivescovo di Washington, riconosciuto di abusi sui seminaristi, a cui il Pontefice ha tolto il cardinalato – accusando infine Papa Francesco di aver coperto i crimini di quest’ultimo per diverso tempo. Il caso spacca l’opinione pubblica in un momento in cui lo stesso Papa Bergoglio è in Irlanda e ha duramente parlato del caso pedofilia, attaccando «la Chiesa ha fallito. Dobbiamo ripartire da questa ferita ancora aperta in tante vittime degli abusi nella Chiesa irlandese»: le accuse dell’ex nunzio sono gravissime, visto che secondo lui è da tempo che il Pontefice conosceva lo stato di cose sull’ex arcivescovo americano. «Santo Padre, non so se lei conosce il card. McCarrick, ma se chiede alla Congregazione per i Vescovi c’è un dossier grande così su di lui. Ha corrotto generazioni di seminaristi e di sacerdoti e papa Benedetto gli ha imposto di ritirarsi ad una vita di preghiera e di penitenza», racconta Viganò di un incontro con Bergoglio del 23 giugno 2013, precisando poi «Il Papa non fece il minimo commento a quelle mie parole tanto gravi e non mostrò sul suo volto alcuna espressione di sorpresa, come se la cosa gli fosse già nota da tempo, e cambiò subito di argomento». Da questo comportamento del Papa, Viganò ritiene che sia stato il segnale di come fin lì aveva tentato di “nascondere” lo scandalo, salvo poi ricredersi e cacciare il porporato tempo dopo, il 27 luglio 2018.

I DUBBI SUL CASO MCCARRICK

Secondo Viganò in Vaticano è attiva e vivissima la “lobby gay” che condiziona e non poco la vita della Chiesa da diversi decenni: nel lungo documento il monsignore fa diversi nomi, riportando elementi e prove (anche se non sempre “schiaccianti” bensì spesso indicazioni, impressioni e ipotesi personali). In particolare gi ex segretari di Stato Angelo Sodano e Tarcisio Bertone, e gli ex sostituti Leonardo Sandri e Fernando Filoni, che a dire di Viganò non hanno preso gli opportuni provvedimenti a carico di McCarrick e avrebbero consigliato male Papa Francesco. Già in passato Viganò denunciò a Papa Benedetto XVI la presenza di malcostume nella Curia Romana, e si sospettò poi che potesse esserci lui dietro alla “fuga di notizie” che portò fino al ben noto scandalo Vatileaks: in questo caso però gli attacchi sono fortissimi, anche se nei riguardi del Papa argentino non vi sarebbero elementi “indiscutibili” bensì diverse prese di posizione di un monsignore che da tempo non nasconde la sua disapprovazione per il modo di condurre il Magistero in diversi temi per Papa Francesco. L’attacco finale nel documento è durissimo e farà certamente discutere nei prossimi mesi: «Francesco sta abdicando al mandato che Cristo diede a Pietro di confermare i fratelli. Anzi con la sua azione li ha divisi, li induce in errore, incoraggia i lupi nel continuare a dilaniare le pecore del gregge di Cristo. In questo momento estremamente drammatico per la Chiesa universale riconosca i suoi errori e in coerenza con il conclamato principio di tolleranza zero, papa Francesco sia il primo a dare il buon esempio a cardinali e vescovi che hanno coperto gli abusi di McCarrick e si dimetta insieme a tutti loro». Alcune fonti vaticane riportano che Viganò ambisse a ruoli di rilievo nello Stato Vaticano ma che davanti all’ennesimo diniego abbia intrapreso una personale “battaglia” sul fronte pedofilia: se queste presunte “incoerenze” saranno verificate o meno, al momento, non elimina il caso e lo scandalo provocato dalle sue accuse nel documento “extralarge”.