E’ shock nel mondo del vino per la notizia dell’inchiesta a carico di Jacopo Biondi Santi, ultimo erede dei creatori di uno dei vini più venduti e amati d’Italia e non solo, il brunetto di Montalcino. All’imprenditore sono stati sequestrati beni immobili e mobili per il valore di 4,8 milioni di euro nell’ambito di una inchiesta a cura del procuratore Salvatore Vitello. L’inchiesta riguarda reati tributari per mezzo di un giro di fatture tra società, tenuta segreta fino a oggi, in attesa che si tenesse a Siena il noto Palio dell’Assunta per non agitare l’opinione pubblica prima di tale importante evento. In realtà, come si viene a sapere oggi, l’inchiesta procede da alcuni anni. Non ci sarebbero collegamenti, almeno per il momento, con il clamoroso affare di circa un anno e mezzo fa quando Santi concluse la vendita per circa 100 milioni di euro di parte delle sue attività al marchio francese noto per lo champagne di Epi Group, in quanto l’inchiesta si occupa di un giro di tasse non pagate che risalgono a diverso tempo fa. Per il legale dell’imprenditore si tratta solamente di “una diversa interpretazione delle norme che regolano le fatture e le transazioni commerciali” e, aggiunge, “l’accordo con i francesi non ha nulla a che vedere con questa inchiesta”. Ma secondo fonti non ufficiali, al centro dell’inchiesta ci sarebbe anche questa operazione finanziaria (Agg. Paolo Vites)
SEQUESTRO PER 4,8 MILIONI DI EURO
Guai in vista per Jacopo Biondi Santi, noto imprenditore – sesta generazione dei creatori del Brunello di Montalcino – indagato dalla procura di Siena per reati tributari. Secondo quanto reso noto da Il Tirreno nella sue edizione online, nei suoi confronti sarebbero stati eseguiti sequestri per circa 4,8 milioni di euro tra terreni, immobili e beni immobili. Biondi Santi sarebbe finito coinvolto nell’inchiesta condotta dal procuratore capo Salvatore Vitello con Niccolò Ludovici e con la collaborazione della Guardia di Finanza, relativa a un presunto giro di fatture tra società finalizzato al pagamento di minori tasse. A finire nel mirino degli inquirenti sarebbe stata proprio l’operazione siglata dall’imprenditore con i francesi di Epi Group, proprietari dei più celebri marchi di champagne. In contemporanea all’operazione gli uomini delle Fiamme Gialle portavano avanti le loro indagini sul giro di fatture e sulle attività commerciali della società mettendo in luce, secondo gli inquirenti, gravi violazioni delle norme tributarie.
L’INDAGINE A CARICO DI BONDI SANTI
Ad intervenire al quotidiano La Nazione è stato il difensore dell’imprenditore Biondi Santi, l’avvocato Enrico De Martino, che ha precisato: “L’inchiesta dura da tempo. La controversia verte su una diversa interpretazione delle norme che regolano le fatture e le transazioni commerciali. L’accordo con i francesi non ha nulla a che vedere con questa inchiesta. Siamo fiduciosi, per noi non si prefigura nessun tipo di reato”. Certamente l’inchiesta in questione ha assunto un grande interesse mediatico proprio per il nome dell’imprenditore coinvolto ma anche da un punto di vista politico. La figlia di Jacopo Biondi Santi, Clio, è assessore nella giunta di Siena ed avrebbe già ampiamente messo al corrente il sindaco De Mossi dell’inchiesta che coinvolgeva il padre rivelandogli in una circostanza privata (una cena nella contrada del Nicchio) anche alcuni particolari dell’indagine che vedrebbe al momento un solo indagati, appunto, l’imprenditore. Clio non ricoprirebbe alcun ruolo operativo nel Gruppo.