Sulle aggressioni razziste subite da Agitu, l’allevatrice di capre etiope in Val dei Mocheni, si è espresso anche il Sindaco di Frassilongo, Bruno Groff, che ha definito in una nota: “Inverosimile e paradossale quello che è successo. Non riesco a capacitarmi che nel mio comune, sul territorio che abito e vivo possano succedere simili azioni e, francamente, me ne vergogno.“ Ha espresso solidarietà ad Agitu anche la consigliera comunale del Partito Democratico di Trento Roberta Zalla: “Agitu è una donna straordinaria e imprenditrice della nostra terra. Produce ottimi formaggi e ricotte da capre allevate con cura e amore, tutelando il paesaggio e vivendo in una piccola valle del Trentino. Una sfida imprenditoriale culturale e femminil.” Fatti che hanno comunque scosso un territorio non abituato a confrontarsi con la piaga del razzismo con tanta ferocia. (agg. di Fabio Belli)



AGGRESSIONI DA UN ANNO

Agitu Ideo Gudeta, conosciuta in Trentino Alto Adige come la “regina delle capre felici” per la sua storia di integrazione, da un anno è vittima di aggressioni nella sua azienda agricola, in Val dei Mocheni. La 40enne di origini etiopi, alla luce di una serie di episodi, ha deciso di denunciare ai carabinieri un uomo che abita dalle sue parti ma che non sarebbe di origine mochena. La Procura di Trento ha aperto un’inchiesta e sulla vicenda indagano anche i militari dell’Arma di Borgo Valsugana. «Brutta negra, ti uccido. Torna al tuo Paese». Queste sono solo alcune delle offese che Agitu ha ricevuto. Da circa un anno la sua vita è diventata impossibile per le minacce di morte, gli insulti razzisti, i danneggiamenti e persino le aggressioni fisiche ricevute da un uomo residente nella zona. «Dispetti a non finire, gomme della macchina bucate nella notte, danni ai macchinari e insulti. Negli ultimi mesi le cose sono degenerate. Da giugno la situazione si è fatta insostenibile», ha raccontato a Il Dolomiti. 



MINACCE RAZZISTE CONTRO ALLEVATRICE DI CAPRE ETIOPE

Un giorno, mentre lavorava alla mungitrice, è stata afferrata da dietro da un uomo: «Mi ha preso per il collo e gridato io ti uccido, devi morire». Agitu è riuscita a liberarsi dandogli un calcio ed è scappata in casa. «Ho chiamato i carabinieri e ho denunciato l’accaduto riuscendo anche a fotografarlo mentre mi bucava le ruote della macchina». Ma lei non è l’unica vittima. «Ho trovato una delle mie capre morta, con una mammella asportata da un’arma da taglio», ha raccontato a Il Dolomiti. La speranza è che le forze dell’ordine riescano a fermare il colpevole. Nel frattempo sono tante le manifestazioni di solidarietà nei confronti della donna che sono arrivate anche sui social. Il Pd del Trentino ha espresso «piena solidarietà» all’allevatrice etiope. «Questi episodi di violenza non possono attecchire in una terra democratica e accogliente come il Trentino, che sa bene quali siano le fatiche del lavoro in montagna e le sofferenze di chi emigra per trovare nuove opportunità di lavoro». Arrivata in Italia all’età di 18 anni per studiare Sociologia all’università di Trento, Agitu Ideo Gudeta è poi tornata nel suo Paese, ad Addis Abeba, da dove però nel 2010 è stata costretta a scappare per le minacce del governo guidato dal Fronte di liberazione del Tigrè (Tplf). 

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