La visita di Papa Francesco in Irlanda, che si è appena conclusa, ha contemplato il bagno di folla del Forum delle Famiglie, le risposte alle domande di sposi e futuri sposi sulla natura del matrimonio, la celebrazione della famiglia come vocazione e Chiesa domestica, ma anche l’incontro con otto vittime di abusi pedofili ad opera di membri del clero, fra cui Mary Collins, vittima all’età di 13 anni. Questo ultimo evento non è certamente stato il centro della visita del Santo Padre, ma è inevitabile che la risonanza maggiore sia data al tema dello scandalo, drammaticamente pesante per l’omertà che lo ha caratterizzato. Il Papa stesso ne ha parlato nel primo discorso in terra irlandese; al Dublin Castle ha denunciato “il fallimento delle autorità ecclesiastiche, vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri, nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti”; questo fallimento, e non solo gli abusi, “ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica”. 



Mary Collins, la più famosa fra le vittime di abusi degli anni 70, ha partecipato anche al contro-evento di Stand4truth, movimento a difesa delle vittime di abusi, tenutosi simultaneamente alla messa del Papa, e l’organizzatore dell’evento, Colm O’Gorman, ha di nuovo messo sul banco di accusa Papa Francesco, che condanna gli abusi ma non denuncia pubblicamente — secondo O’Gorman — come capo del Vaticano chi ha coperto gli abusi. La stessa Collins ha twittato sul suo profilo che il Papa, in occasione dell’incontro con gli otto sopravvissuti, ha usato il termine spagnolo “caca”, facilmente comprensibile, a commento delle omertà, omissioni e silenzi, nonché vere e proprie coperture, da parte delle autorità ecclesiastiche, e che, quando gli è stato chiesto da un sopravvissuto cosa Gesù avrebbe detto degli abusi, il Papa ha risposto che avrebbe bussato non per entrare nella Chiesa, ma per uscire.



Se quanto riferito da Mary Collins è veritiero, il Papa capisce benissimo che lo scandalo del dolore innocente ha allontanato e allontana dalla Chiesa i suoi stessi figli. Il Papa avrebbe anche potuto parlare dell’opera intrapresa dalla Chiesa irlandese in questi anni per affrontare la crisi; l’Irish Times riferisce delle politiche attuate negli ultimi dieci anni per assicurare la protezione dei minori nella Chiesa e del loro positivo esito, arrivando a concludere che attualmente le parrocchie più sicure per i minori sono proprio quelle irlandesi.

Papa Francesco avrebbe potuto parlare di quest’opera di monitoraggio e controllo interna alla Chiesa irlandese, ma di fronte al muro del pianto è meglio dire che ci si sta adoperando perché il muro non ci sia più, oppure infilare un biglietto nel muro stesso, come fece Giovanni Paolo nel 2000? Che cosa attraverserà la carne degli uomini, la narrazione di una buona politica ecclesiastica o l’abbraccio semplice e autentico del dolore innocente che caratterizza Bergoglio?



Quale potrà essere l’esito di questo abbraccio, che è una sola cosa con la denuncia del male, nella non più cristiana Irlanda è questione a cui dovranno mettere mano per l’Irlanda gli irlandesi, e per la Chiesa tutta tutti i suoi figli, primogeniti o prodighi che siano. 

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