Grande evento sul circuito di Misano, in Emilia Romagna, in vista del gran premio della MotoGp previsto per il weekend del prossimo 8 e 9 settembre. Nella nota cittadina romagnola verrà infatti inaugurata una stele in memoria del compianto Nicky Heyden, pilota americano campione del mondo 2006, morto investito mentre era in bicicletta. La stele verrà svelata proprio nel luogo dove lo statunitense perse la vita, fra via Tovoleto e Cà Raffaeli. Accadde il 17 maggio del 2017, mentre Heyden era in giro in bici mentre si allenava con alcuni amici. Non rispettò lo stop e un’automobile guidata da un ragazzo 31enne lo investì. Heyden sbatté violentemente sul parabrezza, e venne portato in ospedale a Rimini in gravissime condizioni, essendosi ferito alla testa durante l’impatto. Venne quindi trasferito a Cesena, dove morì cinque giorni dopo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)



IL PROCESSO IL PROSSIMO 10 OTTOBRE

Inizierà il prossimo 10 ottobre il processo contro il giovane di Morciano, che investì il 17 maggio del 2017 l’ex campione della MotoGp, Nicky Hayden, a Misano. Come riferito dai colleghi de Il Resto del Carlino, i famigliari della vittima hanno chiesto il massimo risarcimento, sei milioni di euro, tramite apposita lettera inviata agli avvocati del ragazzo di 31 anni. La richiesta danni era già stata formulata dalla famiglia del pilota statunitense, ma senza alcuna cifra; la svolta è arrivata lo scorso 13 giugno, quando gli inquirenti hanno deciso di mandare a processo il ragazzo con l’accusa di omicidio stradale.



L’INVESTITORE NON SI E’ PIU’ RIPRESO

Stando all’accusa, il 31enne sarebbe in parte responsabile della morte di Hayden: il pilota americano non aveva rispettato lo stop di via Ca’ Raffelli, immettendosi in via Tavoleto, ma l’automobilista viaggiava a 72.8 km/h, anziché a 50. Nicky, stando ai legali della sua famiglia, avrebbe quindi potuto salvarsi se la velocità fosse stata più moderata in prossimità dell’incrocio. Una tesi che invece non sostengono i legali del ragazzo di Misano, secondo cui l’impatto sarebbe stato comunque inevitabile, a qualsiasi velocità. Saranno i giudici a stabilire chi ha ragione; nel frattempo l’autore della morte di Hayden non si è più ripreso, e continua ad essere in cura da uno psicologo.

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