Tentato omicidio e atti persecutori: sono queste le motivazioni che hanno portato all’arresto della 52enne dipendente all’Eni di San Donato nel milanese. La donna infatti avrebbe cercato di uccidere un collega inserendo dell’acido clorico nella sua bottiglietta d’acqua e perseguitato una collega via telefono e sporcandole la macchina e la porta di casa con della vernice. Ignoti i motivi dietro i due gesti, mentre è stato facilissimo incriminarla: nella sua borsetta la sostanza caustica e la siringa usate per cercare di uccidere il collega. I carabinieri hanno risolto il caso risalendo alla utenza telefonica da cui giungevano le telefonate minatorie ai due dipendenti dell’Eni. In casa della donna appunti su sostanze velenose, e ricerche su internet su come acquistare acidO solforico o sostanze simili. I motivi dell’odio mortale per i due colleghi sono al momento sconosciuti (Agg. Paolo Vites)



IN CASA LE PROVE

Le accuse per la 52enne arrestata per aver versato dell’acido cloridico nella bottiglietta d’acqua di un collega sono molto pesanti, e soprattutto schiaccianti sono le prove a suo carico, individuate dagli investigatori chiamati a far luce sulla vicenda. L’accusata aveva un flacone di sostanza caustica e una siringa per iniettarla pronti all’interno della sua borsa, inoltre nella sua abitazione sono state rinvenute bombolette di vernice spray e dall’analisi del suo computer è risultato che aveva controllato sui motori di ricerca quali fossero gli effetti dell’acido ingerito, premeditando dunque il gesto che non si è rivelato fatale per il collega solamente per la sua prontezza di spirito, quando si è accorto dal forte bruciore che la sostanza che stava ingerendo non era acqua. (agg. di Fabio Belli)



LE MOLESTIE A UN’ALTRA COLLEGA

Ancor prima di tentare di uccidere il collega dell’Eni versando dell’acido nella sua bottiglietta dell’acqua, B.E. (queste le iniziali della 52enne arrestata) aveva pesantemente molestato anche un’altra dipendente. Lo aveva fatto telefonicamente, con chiamate anonime, ma anche imbrattandole per dispetto l’auto e la porta di casa con vernice spray. Prima di rivolgere le sue ossessioni verso il 41enne rimasto fortunatamente solo lievemente ferito, la 52enne avrebbe rivolto i suoi rancori ancora sconosciuti contro la giovane collega 35enne. L’arresto è stato motivato non solo dal tentato omicidio a scapito dell’uomo ma anche dagli atti persecutori ai danni della collega. I militari della compagnia dei carabinieri di San Donato, sono ora al lavoro per tentare di comprendere quali siano stati i moventi che avrebbero spinto l’insospettabile dipendente a compiere questi gesti nei confronti dei due colleghi di lavoro. Stando a quanto riferito da Blitz Quotidiano, inoltre, la 52enne oltre a negare le accuse avrebbe anche ostacolato in ogni modo il lavoro degli investigatori mentre tentavano di fare luce sulla vicenda. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



CASO SIMILE A CASERTA

Quanto accaduto a San Donato, in provincia di Milano, dove una donna di 52 anni dipendente dell’Eni, ha tentato di avvelenare con l’acido cloridrico un proprio collega di 41 anni, non è purtroppo un fatto isolato. La cronaca è infatti piena di precedenti, e fra i più noti vi è senza dubbio quello risalente al giugno del 2017, con protagonista un’infermiera 45enne di Cirolano, in provincia di Caserta. La donna, tale Anna Minchella, aveva chiesto il trasferimento appellandosi alla legge 104, ma l’Asl non aveva accolto la sua richiesta. La vendetta della dipendente è stata quella di ammazzare il padre di una collega, con appunto dell’acido cloridrico. L’infermiera aveva iniettato la micidiale sostanza nella flebo del 77enne paziente, ricoverato per ischemia, che dopo 8 giorni di agonia ha esalato l’ultimo respiro. Per quell’orribile omicidio la donna è sotto processo e rischia una lunga detenzione (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

COME E’ FATTO L’ACIDO CLORIDRICO?

Tentativo di avvelenamento da parte di una dipendente dell’Eni di San Donato di 52 anni, nei confronti di un suo collega di anni 41: approfittando di un momento di distrazione di quest’ultimo, ha messo nella sua bottiglietta d’acqua dell’acido cloridrico. Quando il malcapitato stava per bere, ha sentito un fortissimo bruciore alla gola, ed ha sputato prontamente l’acqua. Fortunatamente per lui, se l’è cavata con tre giorni di prognosi a seguito di una leggera ustione, ma le conseguenze sarebbero potuto essere ben peggiori. Ma come ha fatto la donna a non farsi scoprire? L’acido cloridrico non ha colore ne consistenza, e appare quindi come della semplice acqua. Se messo dentro una bottiglietta, chiunque potrebbe appunto scambiarlo per una normalissima bevanda. La sua caratteristica è che emana un fortissimo odore, quindi la vittima si sarà accorta che qualcosa non quadrava subito dopo aver avvicinato la bottiglietta alla bocca. Inoltre, può causare anche un forte bruciore agli occhi, un po’ come quando si utilizza troppa candeggina. E’ considerato l’acido più corrosivo esistente al mondo. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)

ACIDO NELLA BOTTIGLIETTA

Ha approfittato della presenza della bottiglietta dell’acqua, lasciata dal collega sulla scrivania, per iniettarci dell’acido cloridrico con l’intento di avvelenarlo. E’ accaduto nella giornata di ieri negli uffici dell’Eni di San Donato, in provincia di Milano, dove una dipendente di 52 anni, è stata arrestata per tentato omicidio. Tra le altre accuse a suo carico, spiega oggi il quotidiano Il Messaggero, anche atti persecutori nei confronti di un’altra collega che era stata da lei molestata telefonicamente e alla quale aveva imbrattato auto e porta della sua abitazione. Le forze dell’ordine sono intervenuti nell’abitazione della 52nne trovando una bomboletta spray, mentre nella sua borsa anche una bottiglietta con la sostanza caustica e la siringa usata per iniettare il liquido nella bottiglietta del malcapitato collega 41enne. L’uomo preso di mira avrebbe avvertito un fortissimo bruciore dopo aver portato l’acqua alla bocca, ignaro del piano diabolico della sua collega e fortunatamente ha avuto la prontezza di sputare il liquido prima che potesse ingerirlo ed è stato portato d’urgenza in ospedale.

LE PRECEDENTI MOLESTIE TELEFONICHE

Se la caverà con tre giorni di riposo il collega 41enne dell’Eni, preso di mira dalla dipendente 52enne intenzionata ad avvelenarlo mettendo l’acido nella bottiglietta dell’acqua. L’uomo, parlando con i carabinieri di San Giuliano, ha rivelato di essere stato vittima nelle ultime settimane di molestie telefoniche da parte di un numero privato. Lo stesso metodo delle telefonate anonime frequenti era stato denunciato anche da un’altra collega di 35 anni, la stessa che poi si era vista imbrattata auto e porta di casa con una bomboletta spray. Grazie alla collaborazione dell’Eni, gli investigatori sono arrivati ad identificare l’utenza da cui partivano le telefonate anonime. Il ritrovamento della bottiglietta di acido e di una siringa hanno incastrato ulteriormente la 52enne, mossa da evidenti rancori (reali o meno) nati sul posto di lavoro. Ad avvalorare le accuse anche le ricerche che la stessa avrebbe eseguito su internet con il suo cellulare, alla scoperta delle modalità di acquisto di sostanze come acido solforico. La donna ha finora negato tutte le accuse a suo carico.