La lettera di Autostrade per l’Italia al Ministero dell’Infrastrutture, circa la necessità di interventi sul ponte Morandi per aumentarne la sicurezza, è stato solo l’ultimo degli allarmi ignorati dalle istituzioni, in merito al famoso viadotto crollato. E pensare che il primo ad accorgersi che qualcosa non andasse, fu proprio lo stesso progettista, Morandi, che nel 1981 denunciava lesioni in particolare al pilone 9 (quello poi crollato), rischiose per la tenuta della stessa struttura. Quindi gli interventi di manutenzione degli anni ’90 sugli stralli del pilone 11, e le parole di Di Pietro che nel 2007 disse: “Il ponte non è eterno”. Da brividi anche le dichiarazioni del presidente di Confindustria Genova, Giovanni Calvini, che nel 2012 diceva «Quando tra 10 anni il ponte Morandi crollerà ci ricorderemo il nome di chi ha detto no alla Gronda». Nel 2016, invece, l’interrogazione al ministro Delrio da parte dell’ex senatore di Scelta civica, Maurizio Rossi, quindi il rapporto del Politecnico di Milano a ottobre del 2017 che parlava di anomalie e criticità, per arrivare fino alla lettera di febbraio di Aspi, non si sa bene da chi. Quasi 40 anni di allarmi non recepiti, che hanno provocato la morte di 43 persone. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
CHI HA RICEVUTO LA LETTERA?
Aumentano notevolmente i dubbi circa la sicurezza del viadotto Morandi, dopo la lettera pubblicata dal settimana L’Espresso, in cui Autostrade per l’Italia invitava il Ministero per le Infrastrutture a intervenire per mettere in sicurezza il viadotto genovese. Aspi ha già replicato dicendo che la missiva è stata interpretata male, fatto sta che il documento risulta essere fra quelli sequestrati negli scorsi giorni dalla Guardia di Finanza al Mit e in altri uffici competenti sparsi per mezza Italia. Resta da capire chi abbia ricevuto personalmente questa lettera, visto che come destinatario, ricorda L’Espresso, è indicato solamente l’ufficio. La direzione generale del mit per la vigilanza sulle concessionarie autostradali è in mano a Vincenzo Cinelli dall’agosto del 2017, mentre l’architetto Roberto Ferrazza è a capo del Provveditorato di Genova. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
LA REPLICA DI ASPI
Il Ponte Morandi non è sicuro, bisogna intervenire. Così scriveva in una lettera destinata al ministero delle infrastrutture, Michele Donferri Mitelli, direttore della manutenzione di Autostrade per l’Italia, missiva pubblicata nelle scorse ore dal settimanale L’Espresso. Una pubblicazione che ha fatto andare su tutte le furie la stessa azienda, che ha definito fuorviante l’interpretazione data dal giornale, aggiungendo altresì: «Si tratta di una ordinaria comunicazione con cui la competente direzione del ministero delle Infrastrutture viene sollecitata per l’approvazione del progetto di miglioramento delle caratteristiche strutturali del viadotto Polcevera, tenuto conto che il tempo di approvazione da parte del ministero si stava protraendo oltre il termine dei 90 giorni. Il progetto aveva l’obiettivo di migliorare la vita utile dell’infrastruttura». Nessuno pericolo di crollo quindi, sostiene Autostrade per l’Italia, e nessuna mancanza di sicurezza: «Risulta assolutamente fuorviante e non veritiera – conclude l’azienda del gruppo Benetton – l’interpretazione del settimanale secondo cui si sarebbe trattato di una ‘lettera d’allarme’ che metteva in guardia sulla ‘non sicurezza’ del viadotto». (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
“NESSUN ALLARME”
Dopo che L’Espresso ha pubblicato la lettera nella quale si illustra come già nel mese di febbraio la società Autostrade avesse messo in guardia riguardo la pericolosità e i rischi che affliggevano il Ponte Morandi a Genova, la società dei Benetton ha diramato un comunicato in cui si sottolinea di ritenere fuorviante rispetto alla realtà dei fatti la ricostruzione del settimanale. Secondo la società Autostrade la lettera messa in evidenza dall’Espresso “non lanciava un allarme”, era una semplice sollecitazione, considerando l’usura alla quale il Ponte Morandi era sottoposto, per la realizzazione in tempi più brevi possibili del viadotto Polcevera, che avrebbe rappresentato una variante importante in grado di stressare meno il ponte. Secondo Autostrade dunque non c’era nella maniera più assoluta la consapevolezza pregressa che il ponte potsse crollare. (agg. di Fabio Belli)
“MIT ERA STATO AVVERTITO”
Il settimanale Espresso ha pubblicato in esclusiva un documento che potrebbe cambiare e non poco lo sviluppo delle indagini della procura di Genova sul caso Morandi: è una lettera del 28 febbraio 2018 in cui il direttore delle manutenzioni di Autostrade, Michele Donferri Mitelli, avvertiva il Ministero dei Trasporti (all’epoca ministro era Delrio, ndr) e il provveditorato dei rischi per la sicurezza in merito al ritardo nell’approvazione del rinforzo del ponte Morandi, a Genova. Secondo quanto pubblicato dall’Espresso – che andrà ovviamente confermato o smentito in sede ufficiale dagli organi competenti – «si chiedeva di velocizzare l’iter per garantire “l’incremento di sicurezza necessario sul viadotto Polcevera”, si legge nei documenti esclusivi. Non si sa, scrive L’Espresso, chi abbia ricevuto personalmente la lettera, poiché come destinatario è indicato soltanto l’ufficio: si sa però che la lettera di allarme del direttore di Autostrade è la seconda di cinque scritte al ministero tra il 6 febbraio e il 13 aprile 2018.
SINDACO GENOVA, “FARE IN FRETTA”
Il sindaco di Genova Marco Bucci ha partecipato questa mattina alla messa solenne in onore della Madonna della Guardia, celebrata dall’Arcivescovo Cardinale Bagnasco come da tradizione della profonda religiosità genovese: è ovvio che in questo particolare periodo, le vittime della tragedia del Morandi assorbono gran parte dei pensieri e delle preghiere rivolte dall’intera comunità. «In altre circostanze dolorose, Genova ha saputo non solo rialzarsi con coraggio – ha detto Bagnasco nell’omelia – ma, ogni volta, ha fatto un passo oltre. Così dev’essere, e così sarà se tutti noi cittadini, associazioni e gruppi, categorie e istituzioni locali e nazionali e chiesa sapremo far prevalere non interessi particolari, ma l’amore alla gente e alla città». Il sindaco Bucci ha invece parlato poi con Rtl 102.5 e ha spiegato, in merito alle polemiche sui tempi di demolizione e costruzione del ponte, «La ricostruzione la deve fare Autostrade perché sono loro i concessionari fino a quando non c’è una nuova legge che dice che deve farla qualcun altro, noi aspettiamo quello che ci dirà il Governo». In particolare, sul progetto di Renzo Piano, il sindaco genovese commenta «i mettiamo tutti insieme intorno un tavolo e li facciamo lavorare, questo è quello che vuole la città. La città non vuole battaglie politiche ma un ponte fatto di altissima qualità il più in fretta possibile, io rappresento la città e starò in piedi di fronte a tutti a dire queste cose».
ASSOPORTI: “SCONTI FISCALI A PORTO GENOVA”
«Azzerare le tasse di ancoraggio’ al porto di Genova e ‘ridurre le accise sul carburante per i mezzi operativi dei terminal»: queste sono le prime richieste di Assoporti formulate oggi per provare a prevenire gli effetti negativi del crollo del ponte Morandi in merito alle tantissime attività del porto più importante d’Italia. «Il Governo e il Parlamento possono intervenire con delle previsioni specifiche legate allo stato di emergenza dichiarato per Genova, come accaduto per i porti di trans shipment di Gioia Tauro, Cagliari e Taranto», scrive in una nota il presidente di Assoporti, Zeno D’Agostino, dopo aver ricordato che l’evento drammatico del 14 agosto scorso ha sconvolto anche l’economia del porto di Genova che si trova in una forte situazione di criticità «legata all’interruzione di linee ferroviarie e alle ripercussioni sulla viabilità ordinaria e autostradale». Secondo l’azienda che gestisce il porto, in costante contatto con il sindaco Bucci, si può intervenire con iniziale azzeramento delle tasse di ancoraggio per le navi, sia commerciali che passeggeri, oltre che «riduzione delle accise sui prodotti energetici per i mezzi operativi dei terminal. Le misure andrebbero a lenire il disagio legato alle difficoltà di inoltro e ricevimento della merce per il Porto di Genova. La previsione a sostegno delle attività portuali genovesi dovrebbe restare in vigore fino al termine dell’emergenza creata dal crollo del ponte Morandi».
TONINELLI: “FARE CHIAREZZA COL PASSATO”
È intervenuto sui social il Ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli dopo la notizia che questa mattina la Guardia di Finanza e la Procura di Genova hanno dato seguito a nuovi sequestri degli atti sul ponte Morandi, compreso nelle sedi Mit. «Sono ben felice che si faccia chiarezza su quanto successo in passato: il Mit è a totale disposizione delle autorità che stanno indagando sul crollo del Ponte Morandi. Buon lavoro a GdF e Magistrati», ha scritto il principale accusatore del ruolo di Autostrade sulla gestione del viadotto genovese. Intervistato da Rtl 102.5, ha parlato il segretario del Pd Maurizio Martina rilanciando la forte critica contro il Governo, specie lato M5s per aver contrastato in passato il progetto della Gronda: «L’importante, anche su questo punto, è essere chiari. Sapere chi fa cosa, entro quanto tempo e chi paga. Non c’è alcun dubbio che il concessionario deve pagare di tutto e di più, si sia chiari anche nella definizione delle competenze sulla costruzione del nuovo ponte. Io dico che il Governo deve essere anche chiaro sulla costruzione della gronda per Genovaperché, come abbiamo purtroppo tutti capito, la città ha bisogno che i cantieri si aprano e siccome si è lavorato per tanto tempo a fare in modo che queste infrastrutture possano essere fatte, chiedo al Governo di non annullare queste scelte, anzi di confermarle e lavorarci».
GENOVA, SEQUESTRO ATTI DI MIT E AUTOSTRADE
La mattinata di indagini serrate sul crollo del Ponte Morandi ha visto la Procura di Genova molto attiva, ancora una volta in sede di “raccolta” documentazione decisiva per provate a capire come responsabilità, concessioni e compiti erano distribuiti all’interno di tutti i protagonisti che hanno operato sul viadotto genovese tragicamente crollato il 14 agosto scorso. Nello specifico, la Guardia di Finanza sta eseguendo una serie di sequestri emessi dalla procuratore Francesco Cozzi: nelle sedi del Mit, dell’ufficio ispettivo territoriale di Genova, nella sede del Provveditorato di opere pubbliche sempre a Genova, oltre alla Spea Engineering spa, una delle tante controllate del Gruppo Atlantia (la holding dei Benetton che controlla Autostrade per l’Italia). Le città dove stanno avvenendo i sequestri sono Roma, Firenze, Milano e ovviamente Genova: «l’analisi della documentazione che abbiamo acquisito ci ha portato a raccogliere elementi utili che risalgono fino dagli anni ’80, quindi il lavoro di investigatori e inquirenti sarà ancora lungo e al momento non c’è alcun indagato», aveva spiegato ieri il procuratore Cozzi in conferenza stampa.
TOTI, IL POST “CONCILIANTE” SUL PONTE MORANDI
Sul fronte ricostruzione invece, in mattinata un post su Facebook del Governatore ligure (nonché Commissario straordinario all’emergenza di Genova) Giovanni Toti ha rimesso al centro il vero punto chiave dell’intera vicenda: prima ancora degli indagati, la ricostruzione di un ponte che per Genova non rappresenta solo uno “snodo” del traffico, bensì un simbolo di rinascita. Nella foto in cui compare Renzo Piano accanto a Toti, campeggia il plastico dell’idea di ponte che l’archistar ha presentato ieri a Genova: il Governatore allora scrive «Per un volta possiamo farla semplice: Autostrade apre il cantiere e paga il conto. Fincantieri costruisce il ponte (se serve con altre primarie imprese necessarie per il loro know-how). Renzo Piano regala a Genova il disegno di un ponte bellissimo. Così, senza polemiche, la città può riavere in fretta un’opera indispensabile, sicura e meravigliosa. Così si onora davvero chi ha perso la vita».