Niente da fare per l’Italia: la missione Sophia, almeno per ora, non cambia. Resta dunque al nostro Paese la “patata bollente” rappresentata dalla gestione dei migranti salvati in mare. Questo è quel che si evince dal documento sulla revisione del mandato strategico dell’operazione Sophia, inviato nelle capitali da Bruxelles, il 27 luglio, che non contiene una proposta sui porti di sbarco. La riunione di ieri del Comitato politico e di sicurezza Ue ha sancito che le persone soccorse in mare dalle navi di Eunavfor Med dovranno continuare ad essere smistate soltanto in Italia, almeno fino a quando – spiegano fonti Ue – non verrà trovata un’intesa con gli altri Stati sulla quale elaborare una proposta condivisa: ipotesi, questa, che appare al momento lontanissima. Il trionfalismo con cui il premier Conte aveva salutato l’esito del consiglio europeo di fine giugno, dunque, pare oggi eccessivo. Il principio di responsabilità condivisa su base volontaria dei Paesi Ue pare già sfumato. Siamo di fronte al primo vero “buco nell’acqua” del governo Conte? (agg. di Dario D’Angelo)



ITALIA RESTA PORTO DI SBARCO

Il nodo migranti continua a far discutere sul fronte politico e sul piano sicurezza. Soprattutto dopo la bozza di revisione della missione Sophia che in merito ai porti di sbarchi non contiene novità. Nelle scorse ore a Bruxelles si è riunito il Comitato politico e di sicurezza (Cops) e ciò che è trapelato è la mancanza di un aspetto decisivo per l’Italia, ovvero la revisione dei porti di sbarco delle navi dell’operazione Sophia. “Sophia – spiegava in Commissione Il ministro degli Esteri  Moavero – ha adottato il piano operativo di Triton, che prevedeva, anche a fronte dell’intervento di mezzi di altri Stati Ue, l’accoglienza nei nostri porti di tutte le persone salvate. Noi abbiamo segnalato che Triton si è conclusa e abbiamo chiesto se avesse senso riferirsi al piano operativo di un’operazione chiusa per una ancora in corso”. Sintetizzando, l’Italia vorrebbe che le regole di Sophia venissero riviste, realizzandone di nuove anzichè basarsi sull’accordo Triton, quello stipulato dal Governo Renzi. (Aggiornamento Jacopo D’Antuono)



TEMA CARDINE A BRUXELLESE

Ma cosa è successo a Bruxelles sul tema forse cardine dell’intera Missione Sophia? L’Italia rimasta “gelata” dalla decisione di non inserire una proposta sulla vicenda sbarchi (dove formalmente resta in carico a Roma, al netto dei porti chiusi in questi mesi proprio in “protesta” di una mancata decisione comunitaria) al momento non ha rilasciato commenti ufficiali, dunque si resta a quanto sosteneva il Ministro per gli Affari Esteri Enzo Moavero Milanesi alla vigilia della revisione di “Sophia”, «Non abbiamo mai scritto che ci saremmo sottratti alla missione Sophia ma chiediamo un cambiamento delle regole operative. I porti sono rimasti aperti, non è che si sono chiusi e poi riaperti». Il nodo comunque resta fino a che non si trova una soluzione condivisa: è questo che ha inteso il Seae – Servizio Europeo per l’Azione Esterna – che ha espressamente deciso di non inserire nel documento inviato alle 27 Capitali europee il riferimento ai porti di sbarco. Il motivo? «Perché il Seae intende costruire un percorso condiviso sul punto sollevato dall’Italia, nel quadro delle conclusioni del summit di giugno, e quindi di una responsabilità condivisa», spiegano le fonti Ue riportate dall’Ansa. 



MANCA LA PROPOSTA SUGLI SBARCHI

Doveva essere un giorno importante per la revisione della Missione Sophia, e a suo modo lo diventerà ma non per quanto sperato dal Governo italiano: il documento stilato da Bruxelles sulla revisione del mandato strategico dell’operazione Sophia non contiene, a sorpresa, una proposta scritta sui porti di sbarco per i migranti salvati in mare. Un’assenza che ha lasciato stupiti (per non dire basiti) i commissari italiani che alla riunione del Cops ha dunque chiesto immediata proposta da sottoporre poi alla riunione del gruppo di lavoro per la prossima settimana (secondo fonti diplomatiche riportate dall’Ansa). Pare dunque che in quel documento tanto atteso, dove l’Italia attendeva un cambio di passo sull’accoglienza e gli sbarchi dei migranti nei porti europei, sia stato lasciato uno “spazio vuoto” «accompagnato da alcune righe, in cui si dichiara la necessità di trovare un accordo tra gli Stati, che sia in linea con i risultati del vertice europeo dei leader di fine giugno, e vada cioè nella direzione di una responsabilità condivisa», spiega Tg Com24. (agg. di Niccolò Magnani)

OGGI REVISIONE MISSIONE SOPHIA SUI MIGRANTI IN ITALIA

E’ prevista per oggi 3 agosto 2018 la revisione dell’operazione Sophia al Comitato politico e di sicurezza (Cops) in sede europea: è uno dei nodi centrali che il premier Conte ha posto all’attenzione delle istituzioni UE per aiutare l’Italia ad uscire dal clima di isolamento dovuto agli sbarchi ed alla loro gestione. Come ricorda l’Ansa, la missione è stata realizzata nel 2015 per mettere un freno alle tratte degli esseri umani ad opera dei trafficanti, che prevedono lo sbarco in Italia dei migranti. Il mondo della politica del nostro Paese si è spesso spaccato di fronte a questo nodo cruciale e secondo il governo la situazione attuale è diventata ormai insostenibile. In particolare è il vicepremier Matteo Salvini che è tornato a parlare della questione, annunciando la chiusura dei porti italiani anche per le navi militari preposte alle missioni internazionali. Il tutto collegato al soccorso prestato dalla nave Vos Thalassa a 67 migranti considerati in pericolo di vita. (agg. di Morgan Barraco)

QUANDO E DOVE NACQUE LA MISSIONE SOPHIA

Durante le due proroghe dell’operazione Sophia, sono stati inseriti alcuni compiti specifici per le operazioni di soccorso. Nella prima proroga, avvenuta nel giugno di due anni fa, è stata sottolineata infatti la formazione della guardia costiera della Libia e della Marina, così come un giro di vite al traffico di armi. Nel luglio dell’anno scorso è stato invece creata un’istituzione con funzioni di controllo del personale inserito nel programma di formazione, in previsione di una maggiore efficienza della guardia costiera della Libia. In questa sede sono state inoltre introdotte nuove attività per la sorveglianza sul traffico illegale delle esportazioni di petrolio, oltre ad una raccolta di informazioni su questo particolare tipo di problema. Secondo i dati ottenuti dal Consiglio europeo, ricorda Il Sole 24 Ore, l’operazione Sophia ha permesso l’arresto di 143 sospettati di traffico e di tratta, oltre ad aver contribuito a salvare oltre 44 mila vite umane e neutralizzato circa 540 imbarcazioni. Il budget si aggira invece attorno ai 6 milioni di euro per l’anno in corso, con costi operativi suddivisi fra i 27 Stati europei, Danimarca esclusa. (agg. di Morgan Barraco)