Fu ucciso con un fucile a pallettoni, il 9 agosto di 27 anni fa il magistrato Antonino Scopelliti, considerato un giudice “incorruttibile”. Proprio nel giorno dedicato alla commemorazione, arriva la notizia importante relativa al ritrovamento dell’arma usata nel delitto di Scopelliti e che aprì di fatto la stagione delle stragi. “È senza dubbio un passo in avanti per raggiungere la verità. Il ritrovamento apre scenari importanti per appurare i responsabili di questo odioso crimine, confermando importanti recenti intuizioni investigative”, ha dichiarato in merito il procuratore Bombardieri nel riferire l’importante svolta nel caso, 27 anni dopo. Quella verità fa riferimento esattamente al delitto del magistrato che proprio in quei concitati giorni stava lavorando al maxiprocesso a Cosa Nostra di cui avrebbe dovuto rappresentare l’accusa. Dalle ricostruzioni emerse che i killer sarebbero stati almeno due quando, probabilmente su una moto, aprirono il fuoco contro il magistrato che in quel momento si trovava nella sua auto. Il ritrovamento dell’arma apre ora la strada a nuove indagini per far luce proprio sull’identità degli assassini di Scopelliti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)



27 ANNI DOPO TROVATA L’ARMA DEL DELITTO SCOPELLITI

Sono trascorsi esattamente 27 anni dal delitto di Antonino Scopelliti, giudice della Corte di Cassazione ucciso nei pressi di Campo Calabro, in provincia di Reggio Calabria. Scopelliti si trovava a bordo della sua auto alla periferia del paese, quando fu coinvolto in un agguato di stampo mafioso. Proprio lui, all’epoca sostituto procuratore generale presso da Corte di Cassazione avrebbe dovuto rappresentare l’accusa contro gli imputati protagonisti del maxiprocesso di mafia a Palermo. Ventisette anni dopo, però, arriva una svolta importante in seguito al ritrovamento dell’arma usata proprio quel 9 agosto del 1991 per freddare il magistrato. Come spiega Repubblica.it, l’arma del delitto è stato rinvenuto nel Catanese e si tratterebbe di un fucile a pallettoni calibro 12. L’annuncio è stato dato solo nella giornata odierna a margine della cerimonia commemorativa che si tiene ogni anno per ricordare il giudice ucciso. A darne notizia è stato il procuratore capo della Dda di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri.



INDAGINI IN CORSO PER FARE LUCE SUI KILLER

E’ stato proprio il procuratore Bombardieri a spiegare l’importanza della cerimonia con la quale oggi è stato ricordato il 27esimo della scomparsa tragica del giudice Antonino Scopelliti: “Sono passati tanti anni da quando un servitore dello Stato, un collega impegnato seriamente nel suo lavoro, e’ stato assassinato barbaramente, ed e’ un giorno ancora più importante perché possiamo dire che nelle indagini che la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria sta portando avanti sempre in relazione a quel fatto atroce, abbiamo raggiunto e aggiunto un tassello importante alle indagini”, ha spiegato. Nonostante il rinvenimento dell’arma usata per uccidere il giudice della Suprema Corte, a distanza di 27 anni non si è ancora arrivati a definire i nomi dei killer. In merito all’arma rinvenuta, Bombardieri ha specificato che il sequestro sarebbe avvenuto nei giorni scorsi ma “ci sembrava doveroso dirlo oggi, per rispetto alla memoria del collega e della sua famiglia”, ha chiosato.

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