L’annuncio, in pompa magna, lo ha dato nientepopodimeno che lo stesso presidente Jean-Claude Juncker, in un’intervista alla tv tedesca Zdf. Oh, finalmente! – lo state pensando, vero? -, in Europa si sono accorti che l’Italia non può più essere lasciata sola ad accogliere i migranti che scappano da guerre e miseria? Acqua… acqua… E’ vero, l’immigrazione non c’entra, in Germania i profughi già li accolgono, che notizia sarebbe? Allora stiamo parlando di conti pubblici? Sì, è proprio così, Juncker e la Commissione si sono arresi ai “gemelli del gol” Salvini e Di Maio e ci concedono ancora un margine di flessibilità, tale da poter realizzare flat tax, reddito di cittadinanza, riforma della legge Fornero? Ancora acqua…
Vi arrendete? Ecco lo scoop: “La Commissione europea presenterà una proposta legislativa per porre fine all’ora legale. O meglio, per interrompere il doppio cambio dell’ora ed estendere l’orario estivo a tutto l’anno”.
L’ora legale, dunque, ha le ore contate, visto che – parole di Juncker – “milioni di cittadini ci hanno detto che non vogliono più il cambiamento dell’ora e la Commissione farà ciò che le è stato chiesto”? Non esattamente, perché ogni Paese potrà scegliere se tenere per tutto l’anno l’ora legale oppure l’ora solare.
Ma facciamo un passo indietro. In pratica, che cosa è successo, mentre noi italiani eravamo, nel frattempo, alle prese con i casi delle navi Acquarius e Diciotti, abbiamo visto crollare un ponte autostradale nel bel mezzo dell’esodo ferragostano e abbiamo assistito a balzo dello spread e dei rendimenti dei nostri titoli pubblici? Cosa ci è sfuggito di così essenziale? Semplice: tra il 4 luglio e il 16 agosto è stata avviata, in tutta Europa, una consultazione pubblica sulla spinosa questione “ora solare vs ora legale”. E la partecipazione ha segnato un record storico (sic!): si sono espressi ben 4,6 milioni di cittadini, la più alta “affluenza” mai registrata. Noi italiani, in tutt’altre faccende affaccendati, ci siamo persi l’occasione di dire la nostra (ha partecipato solo lo 0,34%…). Negli altri Paesi, invece, hanno sgomitato pur di far sentire la propria voce di protesta. Non ci credete? Beh, sappiate che l’80% di chi ha votato ha chiesto di mettere fine a questo supplizio. Quale? Essere costretti due volte l’anno a spostare, prima avanti e poi indietro, le lancette dell’orologio. Una fatica che angustia soprattutto i cittadini scandinavi e baltici: a causa di questo cambiamento d’orario, infatti, soffrono di evidenti disturbi psicofisici, sui quali Checco Zalone ci ha mirabilmente (e ironicamente) edotti nel film “Quo vado?”.
Che dire su questa iniziativa sollecitata, a suo tempo, dallo stesso Parlamento europeo? Tralasciamo il dibattito sugli effetti – in termini di umore, metabolismo e comportamenti delle singole persone – di un’ora di luce in più (solo la sera, però, perché di mattina il sole sorgerebbe 60 minuti dopo il suo corso naturale) o sul risparmio di energia che l’avanzamento delle lancette porta con sé (secondo l’Europarlamento, però, farebbe guadagnare solo lo 0,34% dell’energia consumata a livello Ue, anche se le variazioni cambiano da Paese a Paese). Questioni su cui è giusto che discettino psicologi ed esperti di temi energetici.
Ci limitiamo a un paio di piccole riflessioni, a margine. Punto primo: non vi lascia almeno un po’ basiti sapere che gli euroburocrati abbiano trovato il tempo (è il caso di dirlo: avranno tirato avanti o indietro le lancette degli orologi a Bruxelles e a Strasburgo?) di occuparsi – in maniera del tutto legale, s’intende – dei destini dell’ora legale, chiedendo ai propri cittadini un parere, seppur non vincolante? Non sarebbe stato altrettanto interessante conoscere l’opinione degli europei anche su un’altra faccenduola di poco conto, come la politica di austerità imposta in questi ultimi sette anni? Ma qui, forse, le ambasce di italiani, portoghesi, spagnoli e greci interessano meno dei “sacrifici” che tolgono (un’ora?) di sonno a danesi, finlandesi, svedesi, estoni, lettoni e lituani? Ed eccoci al secondo punto: ma secondo voi, Juncker (e con lui la Commissione e l’Europarlamento) sarebbe stato così solerte ad affermare, magari in una bella intervista alla Rai o a Mediaset, che “milioni di cittadini ci hanno detto che non vogliono più l’austerità e la Commissione farà ciò che le è stato chiesto”, avviando un serio dibattito su nuova agenda e nuova governance dell’Europa? Non sarebbe… l’ora di parlarne?